Attualità
La parata della Macchina di Santa Rosa a Viterbo: “Siamo tutti uniti in un unico sentimento”

Viterbo ha vissuto il tradizionale trasporto della Macchina di Santa Rosa del 3 settembre. Vederlo dal vivo è emozionante. La torre ha illuminato il centro della città dei Papi svettando tra i palazzi e lasciando tutti senza fiato.
Storia e Significato del Trasporto della Macchina di Santa Rosa
“Semo tutti d’un sentimento” è il grido del capofacchino Luigi Aspromonte mentre i 163 facchini trasportano a spalla la Macchina di Santa Rosa per le strette strade del centro di Viterbo la sera del 3 settembre 2024, vigilia del giorno in cui si festeggia la patrona. Lo storico Sandro Rossi è in ospedale, ma presente spiritualmente con ognuno di loro. Da Piazza del Plebiscito sede del Comune all’improvviso compare un bagliore lontano e in pochi secondi la torre luminosa alta circa trenta metri per cinque quintali di peso compare tra i palazzi. “Uno, uno, uno” così Aspromonte, con fare deciso, scandisce i passi disciplinati dei portatori, che camminano sotto al peso della macchina. “Rosina deve tornare a casa” è la promessa e l’impegno, che portano nel cuore questi uomini coraggiosi. Il trasporto della Macchina di Santa Rosa nella sua rievocazione storica nato negli anni successivi al 1258 ricorda e ripercorre la traslazione delle spoglie santa protettrice della città dalla chiesa di Santa Maria in Poggio alla chiesa di Santa Maria delle Rose.
Dies Natalis 2024
La torre di colore ocra e viola, illuminata da luci elettriche e a fiamma viva, scende lungo via Cavour, tutt’intorno le luci si spengono. Un coro di stupore unisce le centinaia di persone che l’attendono. La macchina arriva in Piazza del Plebiscito, ruota su se stessa e si ferma per la sua seconda tappa. I facchini possono riposare. Dies Natalis dell’architetto Raffaele Ascenzi, che ha messo il volto di sua sorella tra gli angeli, è una “rinascita”. Una “resurrezione” non solo come dogma di fede cattolica, ma che sia un risorgere dai dolori e dalle perdite della vita. Un “fasi nuovi” com’è nuova quest’anno la macchina, non perdere la speranza. Le decorazioni raccontano i tre momenti del percorso di di Rosa, la santa diciottenne: nascita, morte e dialogo con Dio. In cima alla torre “campanile” quest’anno non c’è la sua statua ma una croce. Santa Rosa per i cattolici rappresenta i valori che contano, insegna l’attesa, ci prende la mano e la mette in quella di Gesù. C’è fermento, tutti vogliono avvicinarsi, salutare i facchini e parlare con loro. È la festa di sorrisi e della gioia.
Piazza del Plebiscito
I Momenti Clou del Trasporto
I facchini tornano sotto alla base, fila per fila una dopo l’altra, poi “sollevate e fermi!” grida il capofacchino Aspromonte. Brividi. Significa che i facchini sollevano la macchina e riprendono il suo peso sopra alle loro spalle: è l’attimo prima della ripartenza. Il capofacchino con le mani tese in avanti sulle travi sembra voler sostenere tutti e 163 i portatori. Sulle sue si appoggiano idealmente le nostre mani. Perché il trasporto della Macchina di Santa Rosa simboleggia anche l’impegno e lo sforzo dell’essere umano che si spinge oltre i propri limiti fisici e spirituali. È un evento che da una parte racconta quanto i Viterbesi amino Santa Rosa e allo stesso tempo come non vogliano tenere confinata all’interno delle mura la loro forte devozione, ma trasmetterla al Mondo intero. E non c’è miglior modo che farlo attraverso le emozioni. “Evviva Santa Rosa” grida il capofacchino Aspromonte e la piazza risponde “Evviva Santa Rosa”. Il cammino riprende, il percorso è di 1200 chilometri. L’ultima tappa è Piazza del Teatro, i facchini devono affrontare una rapida salita con passo sostenuto, quasi di corsa, aiutandosi con corde e travi. La macchina oscilla, è un tratto che fa stare per alcuni secondi col fiato sospeso. Rosa è a casa. La macchina resta esposta per alcuni giorni davanti al Santuario.
Dies Natalis
Santa Rosa è la festa di tutti, è un evento che nasce nella mente e di chi progetta la macchina e nelle mani di chi la costruisce, delle centinaia di giovani accampati nelle piazze e della persone di ogni età che aspettano il passaggio di Rosa strette le une contro le altre per le strade con i cuori che battono insieme; di politici, forze dell’ordine e giornalisti che si intrano e stringono mani nei palazzi. “Un popolo – commenta la sindaca di Viterbo Chiara Frontini – che celebra una santa fanciulla, che da sola, malata, con il solo potere dell’amore è riuscita a respingere Federico II, quello che all’epoca chiamavano stupor mundi, Davide contro Golia, a dimostrazione che i sentimenti profondi, la fede, possono sconfiggere anche le armate più potenti. Questa festa è la dimostrazione di dove si può arrivare con la volontà, la forza, la fede, e soprattutto l’unione. Un miracolo umano”.
Ultime Notizie Roma
Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas
Resta alta l’attenzione a Roma dopo la violenta esplosione avvenuta ieri mattina intorno alle 8 in via dei Gordiani, zona Prenestino. Un distributore di GPL è saltato in aria causando oltre 40 feriti, tra cui due in condizioni gravi, ora ricoverati all’ospedale Sant’Eugenio. Sul posto sono intervenuti immediatamente i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e i soccorritori, alcuni dei quali sono rimasti coinvolti nella deflagrazione.
L’Arpa e il Noe hanno installato dispositivi per monitorare la qualità dell’aria, temendo la presenza di gas residui. La Protezione Civile ha consigliato ai residenti di non uscire, tenere chiuse le finestre e spegnere i condizionatori. La Procura ha aperto un’indagine per disastro colposo: le prime ipotesi parlano di un guasto ad un impianto GPL.
Il tempestivo intervento dei gestori di un centro estivo vicino ha evitato una possibile tragedia: i bambini presenti sono stati evacuati poco prima dell’esplosione. La zona resta isolata, con ingenti danni anche a strutture vicine, come la polisportiva Villa De Sanctis. Le autorità stanno proseguendo le indagini e i controlli ambientali.
Attualità
Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.
L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.
Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?
A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.
I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.
Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.
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