Cronaca
AUTODEMOLITORI ROMA – Il TAR del Lazio chiede verifiche

Campidoglio, Tar Lazio si esprime su ricorsi autodemolitori Roma. Dovranno restare chiusi in attesa di ulteriori controlli.
Il TAR Lazio si è pronunciato su diversi ricorsi presentati dagli autodemolitori Roma. Le attività di questi sono infatti chiuse perché non adeguate ai requisiti ambientali richiesti o a causa di vincoli paesaggistici e archeologici non superabili.
Per circa 15 impianti situati in via Palmiro Togliatti il TAR ha confermato che in assenza di autorizzazione non è possibile proseguire l’attività di autodemolizione. Inoltre ha chiesto all’Amministrazione di effettuare verifiche in loco, dal momento che i gestori hanno presentato una documentazione assolutamente carente. Nelle prossime settimane Roma Capitale, con il supporto della Polizia Locale, di Arpa Lazio e Città Metropolitana degli accertamenti, richiesti dal Tribunale amministrativo, effettuerà verifiche sui presidi ambientali adottati negli impianti. Il TAR ha richiesto anche il supporto tecnico dell’Ispra, in considerazione della rilevanza della tematica.
L’Amministrazione capitolina, nel corso di questi ultimi mesi, ha intensificato i controlli sulle autorizzazioni per verificare il rispetto di tutte le norme in materia di tutela dell’ambiente, salute pubblica, prevenzione incendi e sicurezza sui luoghi di lavoro. In particolare gli autodemolitori, per poter continuare le loro attività, devono indicare le tipologie e i quantitativi di rifiuti che sono autorizzati a gestire, le operazioni di trattamento, l’elenco dei macchinari presenti e la superficie dell’impianto interessata dalle attività di gestione dei rifiuti. In caso di irregolarità le attività saranno chiuse o riconvertite. È’ stato inoltre avviato un percorso di stabilizzazione delle autorizzazioni, finalizzato a garantire uno sviluppo ecosostenibile della filiera.
Ultime Notizie Roma
La vicenda che ha sconvolto Anzio: arrestato per violenza sessuale

Latina, 18 luglio 2025 – È stato convalidato il fermo del 32enne arrestato sabato scorso ad Aprilia dalla Squadra Mobile di Roma. L’uomo, di origine straniera, è stato interrogato questa mattina nel carcere di Latina dal giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Cario, alla presenza del suo avvocato difensore Leonardo Palombi.
Durante l’interrogatorio, il fermato ha ammesso le proprie responsabilità in relazione ai fatti avvenuti il 12 maggio scorso ad Anzio, ai danni di una giovane donna di 19 anni. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la vittima sarebbe stata aggredita nei pressi della via Nettunense, dopo essere scesa da un autobus.
Il 32enne, già noto alle forze dell’ordine per altri precedenti, è stato rintracciato nei giorni successivi presso la stazione ferroviaria di Aprilia, dove si trovava in attesa di un treno diretto a Roma. Gli agenti lo hanno fermato e condotto in stato di arresto.
A seguito della confessione, il giudice ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere, in attesa dei prossimi sviluppi dell’indagine.
Ultime Notizie Roma
Roma, scandalo in divisa: sospesi quattro agenti, “spariti” 74 chili di droga durante le perquisizioni

Quattro agenti della Polizia di Stato, fino al 2023 in servizio presso il commissariato di San Lorenzo, sono stati sospesi dal servizio dal gip di Roma nell’ambito dell’inchiesta “Don Rodrigo”. Lo scorso 23 giugno, la stessa inchiesta aveva già portato all’arresto di due poliziotti e alla custodia cautelare per altre 16 persone.
I quattro, indagati a piede libero per falso, sono stati interrogati in sede di preventivo come previsto dalla riforma Nordio. Il gip ha disposto sei mesi di sospensione per una poliziotta ora all’Ispettorato Viminale e un anno per gli altri tre, di cui due alla squadra mobile di Napoli e uno che frequenta il corso da vice-ispettore.
Secondo la Direzione Distrettuale Antimafia, durante due perquisizioni a San Lorenzo gli agenti avrebbero omesso di sequestrare complessivamente 74,5 chili di hashish, poi finiti a due pusher amici di colleghi già arrestati.
Nel corso degli interrogatori, le versioni discordanti e contraddittorie dei quattro sono state giudicate inattendibili dal giudice, che ha evidenziato una “volontà precisa di non ricostruire la verità” per evitare responsabilità.
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