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Cronaca

ROMA Metro Barberini: dodici indagati per la fascetta nella scala mobile

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ROMA Metro Barberini: dodici indagati per la fascetta nella scala mobile

ROMA La Procura prima di dissequestrarla vigilerà sulla buona riuscita dei lavori alla scala mobile della fermata Metro Barberini, sequestrata il 23 marzo e ancora sotto sigilli.

Il collaudo finale della scala mobile della Metro Barberini sarà avallato dagli inquirenti con dei propri consulenti tecnici e dai tecnici del ministero delle Infrastrutture dell’Ustif (l’ufficio speciali trasporti a impianti fissi). Qualche giorno fa la procura ha permesso ai tecnici dell’Otis, la nuova ditta incaricata da Atac di rimettere in sesto la scala mobile di iniziare i rilievi in modo da determinare i tempi tecnici per ripararla. La scala il 21 marzo aveva subito un guasto, un gradino si era accartocciato su sé stesso. Non certo però un episodio isolato. Già il 20 febbraio l’impianto aveva subito un altro danno. Uno dei gradini era uscito dalla sua sede bloccando il meccanismo. La ditta di manutenzione era intervenuta ma il problema era rimasto.

Per questo la procura aveva sequestrato l’impianto, ipotizzando che la manutenzione fosse stata fatta male, incidendo “in senso peggiorativo sul corretto funzionamento degli impianti” . Quando i periti della procura hanno compiuto i primi accertamenti hanno trovato delle fascette da ferramenta nell’impianto. Per ora il pm Francesco Dall’Olio, del pool dei reati contro l’incolumità pubblica coordinato dal procuratore aggiunto Nunzia D’Elia, ha iscritto nel registro degli indagati dodici persone: cinque dirigenti dell’Atac, e dipendenti della ditta delle manutenzioni. Lesioni colpose, disastro colposo e frode nelle pubbliche forniture i reati ipotizzati.

GUASTI SU GUASTI

Intanto, però, i guasti continuano, specialmente sulla linea A. Venerdì sera la stazione Manzoni è rimasta chiusa dalle 22.30 per 45 minuti. Un “guasto tecnico” ha spiegato Atac, che ha creato disagi a chi voleva trascorrere la sera fuori in virtù della chiusura fissata all’una e mezza. Secondo alcuni operatori e macchinisti il motivo della chiusura sarebbe da ricercare nei problemi legati alle scale mobili. Dopo Repubblica, Barberini, Spagna, Manzoni è la quarta fermata costretta più volte alla chiusura. Negli ultimi sette mesi i suoi cancelli sono rimasti sbarrati sei giorni, anche a causa del malfunzionamento delle scale mobili.

Sempre venerdì intorno alle 22.30 anche la stazione Termini è rimasta al buio e con le scale mobili bloccate con i passeggeri sopra. Il blackout è durato meno di dieci minuti. Nei giorni scorsi anche una scala mobile è rimasta ferma. Secondo Atac però il bilancio è positivo. Nonostante gradoni metallici, ascensori e montascale fuori uso, funziona il 90% degli impianti. Secondo gli utenti, invece, i guasti sarebbero molti di più di quelli certificati dall’azienda. Tanti non sarebbero segnalati. Basta fare un giro nelle stazioni per scoprire che è vero. Ad esempio Cornelia, penultima fermata del tracciato A in direzione Battistini, ha diverse rampe inutilizzabili ma l’Atac non lo segnala e parla solo degli ascensori fuori uso.

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ROMA – MAXI SEQUESTRO DI COCAINA

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Cronaca

Blitz della Guardia di Finanza. Sequestrati 50 kg di Cocaina

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Blitz della Guardia di Finanza. Sequestrati 50 kg di Cocaina

Finanzieri del Comando Provinciale di Roma hanno sequestrato, presso il porto di Civitavecchia, un carico di
cocaina occultato all’interno di un container refrigerato in arrivo dall’Ecuador.

Nel corso dei normali controlli svolti nell’area portuale, le “fiamme gialle” del Gruppo di Civitavecchia hanno notato un gruppo di persone a piedi che si aggiravano nei pressi della banchina. Dopo l’intimazione dell’alt, il gruppo si è dato alla fuga e, poco distante, i militari hanno rinvenuto tre borsoni contenenti 45 panetti di cocaina, per un peso complessivo di circa 50 chilogrammi. Secondo le stime, il carico avrebbe potuto fruttare sulle piazze di spaccio ricavi per circa 5 milioni di euro.

Il procedimento penale è attualmente in fase di indagini preliminari e, in attesa di giudizio definitivo, si applica la presunzione di non colpevolezza. L’operazione si inserisce nel più ampio quadro delle attività di contrasto alla criminalità organizzata e al narcotraffico internazionale condotte dalla Guardia di Finanza all’interno degli spazi portuali, quale presidio permanente a tutela della sicurezza economica e della salute pubblica.

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Cronaca

Bomba sotto casa del boss Demce: è guerra aperta nella Roma criminale!

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Bomba sotto casa del boss Demce: è guerra aperta nella Roma criminale!

Un ordigno artigianale è stato piazzato lo scorso 15 luglio sotto casa di Elvis Demce, boss albanese legato alla criminalità romana. L’intervento degli artificieri ha evitato l’esplosione, ma il messaggio è chiaro: un avvertimento pesante diretto a uno dei personaggi più discussi del sottobosco criminale capitolino.

Il giorno prima dell’attentato, un’inchiesta dei carabinieri aveva portato all’arresto di 14 persone, ricostruendo anche il ruolo di Demce in un sequestro organizzato tramite un gruppo di sudamericani. Gli stessi che, poco dopo, sarebbero stati coinvolti nella gambizzazione di Giancarlo Tei, ex alleato di Demce oggi latitante.

Le ipotesi investigative parlano di una possibile faida interna tra i reduci della “batteria di Ponte Milvio”, legata al defunto Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik. Tanti anche i nemici esterni: da Giuseppe Molisso del clan Senese a Ermal Arapaj.

Demce, condannato in via definitiva a 15 anni, è detenuto ad Ascoli, dove è in cura per problemi psichiatrici certificati da 17 perizie. Ora la Direzione Distrettuale Antimafia vuole capire: è un nuovo capitolo della guerra criminale o qualcuno teme che il boss voglia collaborare?

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