Cronaca
ROMA Lo aggrediscono in gruppo per rubargli la bici: arrestati

ROMA Arrestati tre malviventi per aver tentato di rubare una bici ad un ragazzo e per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale
In piazza Mancini a Roma tre uomini sono stati arrestati per aver tentato di sottrarre ad un ragazzo di 26 anni una bici e per il reato di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Il fatto è accaduto ieri sera quando la vittima, un cittadino del Bangladesh di 26 anni, ha parcheggiato la bicicletta vicino al locale di un amico per scambiare con lui due chiacchiere. Qui si è accorto che un uomo insieme a due complici stavano tentando di sottrargli la bici. Il ragazzo e l’amico sono intervenuti per evitare il furto, ma i 3 hanno iniziato a minacciarli dicendogli di non chiamare la polizia altrimenti li avrebbero accoltellati. Sul posto è giunta una pattuglia del commissariato Salario che è riuscita a separare i 5 soggetti impegnati in una violenta colluttazione. I tre uomini, tutti peruviani, si sono dati alla fuga colpendo i poliziotti, ma grazie all’aiuto di un’altra pattuglia del commissariato Ponte Milvio sono stati bloccati e portati in commissariato. Qui sono stati identificati due fratelli di 35 anni e di 28 anni, entrambi con precedenti di polizia, mentre il terzo di 43 anni. Durante la perquisizione, gli agenti hanno trovato indosso al 35enne un coltellino con lama di 5cm ed un involucro con circa 2 grammi di marijuana. Per lui è scattata la segnalazione all’autorità giudiziaria. Tutti e tre i peruviani sono stati arrestati e dovranno rispondere di rapina aggravata in concorso, di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.
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La Richiesta di Confronto al Campidoglio
A Roma, le strade centrali sono da sempre un labirinto di auto e turisti, ma ora c’è una mossa che sta accendendo la curiosità. I rappresentanti locali hanno presentato una richiesta ufficiale al Campidoglio per un tavolo di confronto, lasciando tutti a chiedersi: quali cambiamenti sono in arrivo?
Cosa Si Nasconde Dietro le Strade Centrali
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La denuncia di Federica: l’iniezione che ha cambiato tutto

FillerLabbra #MedicinaEsteticaScoperta L’incubo di una donna sfigurata da un trattamento illegale e low cost – ecco i rischi nascosti del mondo della bellezza!
La tentazione dei social e l’incontro con l’ignoto
Federica Funi, 34 anni di Roma, pensava di aver trovato l’offerta perfetta per rendere le sue labbra più affascinanti, ma il tentativo di risparmiare si è trasformato in un vero disastro. Ogni giorno, scorrendo i feed dei social, si imbatteva in post di dottoresse dell’Est Europa che promettevano risultati sorprendenti. Curiosa e attirata da prezzi apparentemente irresistibili, ha contattato una dottoressa bulgara via Instagram, usando il traduttore per superare la barriera linguistica. Ma quello che sembrava un appuntamento rapido si è rivelato un incubo: iniezioni eseguite in un appartamento affittato, senza verifiche o sterilizzazione adeguata.
I pericoli di procedure non regolamentate
Federica aveva già filler alle labbra, ma la dottoressa non ha esitato a iniettarne altro, ignorando ogni cautela. “Se fosse stata competente, mi avrebbe consigliato di sciogliere prima il vecchio filler”, racconta con rammarico. L’appuntamento, fissato con appuntamenti ogni 30 minuti, si è svolto in una casa di fronte al Colosseo, convertita temporaneamente in uno studio improvvisato. Strumenti non sterilizzati, comunicazioni a gesti e zero visite preliminarie: non c’era traccia di trasparenza o professionalità, alimentando subito i sospetti di Federica.Le conseguenze devastanti e i segni permanenti
Il filler utilizzato, chiamato Sardenya e non autorizzato, non si è riassorbito come promesso, lasciando labbra deformate con bozzi, grinze e un buco al centro. “Sembravo un mostro”, confida Federica, che ha dovuto sottoporsi a interventi dolorosi come l’ialuronidasi e persino piccoli fori per rimuovere il prodotto. Il risultato? Labbra che ora appaiono come un palloncino sgonfio, con effetti psicologici che l’hanno costretta a isolarsi. Tutto per un costo leggermente più basso, che alla fine non è valso nemmeno la promessa di una tecnica “Russian Lips” esclusiva.
Il business sommerso e il silenzio delle vittime
In un mondo di filler low cost e dottoresse itineranti, Federica non è l’unica a cadere in questa trappola. Operazioni a domicilio, senza regolamentazioni, attirano chi cerca shortcut per la bellezza, ma i rischi sono altissimi. Nonostante il trauma, Federica non ha denunciato la dottoressa, complice l’anonimato e il lavoro “a nero”. “Prima ci vai senza pensarci, poi ti chiedi come hai potuto”, ammette, evidenziando un fenomeno che continua a crescere nell’ombra.
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