Attualità
SANREMO Ma quale modernità: l’esempio del direttore d’orchestra…Beatrice Venezi

SANREMO Ma quale modernità: l’esempio del direttore d’orchestra…Beatrice Venezi.
SANREMO Ma quale modernità. Come il mondo che lo circonda, anche il Festival della Canzone italiana si sforza di apparire fresco e giovane. Ci prova in ogni modo: su tutti, invitando a partecipare artisti per lo più sconosciuti al grande pubblico, ma conosciutissimi da quella platea (di giovanissimi, appunto) che frequenta le piattaforme musicali digitali, da Youtube a Spotify. Non solo: ci ha provato anche portando davanti al leggio degli spartiti Beatrice Venezi. Appena 31 anni, la più giovane a calcare quell’ambito palchetto. Ma soprattutto donna: un pezzo raro, quasi unico, in un modo, quello della direzione d’orchestra, dominato dagli uomini. Insomma, il miglior spot per i ‘siamo nel 2021’ e i ‘basta con questo Medioevo’ che si potesse desiderare. E invece è stata proprio lei a spazzare via d’un fiato questa ondata di (finta) freschezza. Lo ha fatto dove e quando nessuno se lo aspettava: sul palco dell’Ariston, durante la premiazione del vincitore delle Nuove Proposte. Queste le sue parole, destinate inevitabilmente a suscitare clamore e polemiche.
“Io non sono una direttrice, ma un direttore d’orchestra. Per me conta il talento e la preparazione con cui un lavoro viene svolto. Nel mio caso, la mia professione ha un nome ed è direttore d’orchestra“.
Parole forti, tanto più perchè pronunciate da un membro del genere femminile. Viene da chiedersi, a questo punto, cosa ne pensano tutti quelli che a Roma chiamano comunemente Virginia Raggi ‘la sindaca’. Oppure le Laura Boldrini, cui sta(va) tanto a cuore essere chiamate “Presidentessa del Senato”. Vedremo.
Attualità
Vannacci sul Leoncavallo: “Antagonisti e alternativi lo facciano non alle spese della società”

Era il 21 agosto quando il Leoncavallo è stato definitivamanente sgomberato dopo ben 133 rinvii. Una cosa mai vista per un normale cittadino, ma il caso del centro sociale più famoso d’Italia è stata soprattutto una cosa politica. protetta dalla sinistra con il consenso degli amici degli amici.
Sulla questione è intervenuto l’eurodeputato della Lega Roberto Vannacci,
“Il Leoncavallo andava sgomberato. Anzi mi stupisce che ci siano voluti 31 anni perché in uno Stato libero e democratico non può sopravvivere alcuno spazio di illegalità, alcuno spazio dove la sopraffazione e la prevaricazione dominano sullo Stato e sull’ordine costituito. Quindi non so se si possa chiamare cultura quella che è stata effettuata o creata all’interno del Leoncavallo”.
Queste le parole dell’eurodeputato della Lega, Roberto Vannacci, nel corso del programma “Filorosso”, condotto da Manuela Moreno, in diretta su Rai 3, e che si è occupato del recente sgombero del centro sociale Leoncavallo di Milano.
“Certo che era uno spazio abusivamente occupato e visto che l’articolo 42 della Costituzione tutela la proprietà privata, andava sgomberato al più presto”, ha proseguito Vannacci, “Nessuno vuole togliere spazi alle persone che li cercano, ma i famosi antagonisti o alternativi lo facciano, ma non alle spese della società. Lo facciano a spese loro, si affittino un capannone, paghino le bollette, pagano i costi e facciano gli alternativi con i propri denari”.
Attualità
Achille Lauro e la polemica: “Inclusione o pietismo con la bambina disabile al concerto?”

#AchilleLauro2026 Lo storico concerto dello stadio Olimpico accende i riflettori su un problema silenzioso: l’accesso ai disabili. La denuncia scuote il mondo dello spettacolo!
Il concerto di Achille Lauro allo stadio Olimpico di Roma nel 2026, attesissimo da migliaia di fan, è diventato anche un emblema di una questione tanto importante quanto spesso trascurata. Una bambina con disabilità, inizialmente esclusa dall’evento perché i biglietti a lei accessibili erano esauriti, ha riportato l’attenzione sulle barriere che persone con disabilità devono affrontare per accedere ai grandi eventi musicali.
Graziella Saverino, presidentessa dell’associazione Entusiasmabili, ha lanciato un accorato appello. “Le criticità legate all’accesso per disabili sono inaccettabili”, afferma. La sua denuncia non è solo un grido d’aiuto per la bambina, ma una richiesta di maggiore consapevolezza e azione da parte di tutti i soggetti coinvolti nell’organizzazione di eventi di massa.
Nonostante il tutto esaurito, la vicenda ha scatenato un’ondata di solidarietà e una veloce reazione da parte degli organizzatori. La situazione è stata risolta con l’aggiunta di posti dedicati, dimostrando che la sensibilizzazione e l’intervento tempestivo possono fare la differenza.
Questa storia apre domande urgenti: quanti altri sono lasciati indietro? Cosa si può fare per garantire che eventi futuri siano realmente inclusivi? Questi quesiti risuonano mentre il sipario si chiude, lasciando spazio alla riflessione su un cambiamento necessario e inesorabile.
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