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Scoperta Allarmante: Snack Vegani Contaminati dalla Peste Suina in Italia

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Snack a rischio peste suina, inchiesta da Napoli: allerta in Italia

Truffa Alimentare a Napoli: Snack venduti come Vegani in realtà Contaminati

L’Asl Napoli 1 ha portato alla luce una truffa nel settore alimentare relativa a snack venduti come vegani, ma contenenti ingredienti di origine animale. In particolare, alcune confezioni di snack presentavano una seconda etichetta che copriva la prima, indicante ingredienti diversi da quelli effettivamente presenti. Più preoccupante ancora, alcuni di questi prodotti risultavano contaminati dal virus della peste suina.

Operazione dell’Asl e Sequestro di Snack Contaminati

L’operazione condotta dall’Asl di Napoli è avvenuta l’11 novembre, coinvolgendo diverse rivendite e relativi depositi. Sono state sequestrate 20 tonnellate di prodotti alimentari di vario tipo, inclusi gli snack vegani contaminati. Le etichette originali, scritte in cinese, indicavano ingredienti differenti rispetto a quelli riportati sulla seconda etichetta. Gli esami di laboratorio hanno confermato la presenza del virus della peste suina in alcuni di questi snack.

Rischi e Misure di Sicurezza

Il virus della peste suina rappresenta un serio rischio non solo per i suini domestici e selvatici, ma anche per l’intera economia del Paese in cui si diffonde. Le conseguenze socio-economiche di una tale diffusione sono molto gravi. Per prevenire ulteriori focolai del virus, il Ministero della Salute ha predisposto un piano di monitoraggio e controlli serrati a livello nazionale.

Allerta Nazionale e Controlli Coordinati

La scoperta della contaminazione ha innescato controlli in tutta Italia, coordinati dalla Procura di Napoli e affidati ai carabinieri del Nas. Il Ministero della Salute ha avviato un rigoroso piano di monitoraggio e controlli per prevenire la diffusione del virus della peste suina, assicurando così la sicurezza alimentare e la salute pubblica.

Questa situazione evidenzia l’importanza di una rigida regolamentazione e controllo nel settore alimentare, per garantire la qualità e la sicurezza dei prodotti destinati ai consumatori.

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Transfobia dopo il Pride: un’aggressione che svela l’altra faccia di Roma

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Transfobia dopo il Pride: un’aggressione che svela l’altra faccia di Roma

Mentre le strade di Roma risuonavano ancora di musica, canti e slogan del Pride, un episodio vergognoso ha ricordato a tutti quanto sia ancora lunga la strada verso una reale inclusione: sabato 14 giugno, intorno alle 19:40, subito dopo la fine del Roma Pride, che ha visto la partecipazione di oltre 200.000 persone, una donna trans è stata aggredita nei pressi della stazione Laurentina della linea B della metropolitana.

Secondo quanto denunciato da Gay Help Line, la vittima è stata bersagliata da insulti transfobici e poi inseguita da un uomo. Le frasi urlate “Frocio!”, “Si vede che sei un uomo!” sono lo specchio di un odio che continua a diffondersi nella nostra società, anche quando i riflettori delle grandi manifestazioni si spengono. Fortunatamente, alcuni passanti sono intervenuti, permettendo alla donna di mettersi in salvo su un autobus.

Il servizio di supporto Gay Help Line, che ha ricevuto la segnalazione attraverso il numero verde 800 713 713, lancia ora un appello a chiunque fosse presente in quel momento alla fermata: servono testimonianze, immagini, qualunque elemento possa aiutare a identificare l’aggressore.

In una città che poche ore prima celebrava l’amore, la libertà e la diversità, è inaccettabile che un’aggressione del genere possa accadere in pieno giorno, in un luogo pubblico, tra l’indifferenza di molti.

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La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

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La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.

È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.

Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.

Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.

Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.

In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.

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