Mondo
Tik Tok messo al bando in America. La svolta che cambia tutto
La Camera dei Rappresentanti del Congresso americano ha votato a favore del divieto di TikTok negli Stati Uniti per motivi di sicurezza nazionale. Il disegno di legge, approvato con un’ampia maggioranza (352 voti a favore contro 65 contrari), concede sei mesi di tempo all’azienda cinese ByteDance per vendere la piattaforma, altrimenti verrà vietata. Circa 170 milioni di americani, inclusi il presidente Joe Biden, utilizzano TikTok. Ora la legge passa al Senato, dove potrebbe incontrare ostacoli nell’approvazione.
TikTok ha costantemente negato qualsiasi legame con il governo cinese e ha annunciato piani per ristrutturare la società in modo che i dati degli utenti americani rimangano negli Stati Uniti.
Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, ha dichiarato che il divieto di TikTok negli Stati Uniti si ritorcerebbe contro gli Stati Uniti stessi. Secondo Wang, nonostante non siano state presentate prove che TikTok minacci la sicurezza nazionale americana, gli Stati Uniti hanno continuato a reprimere TikTok. Ha descritto le azioni contro l’app popolare come parte di un comportamento intimidatorio.
L’esponente della sinistra democratica Alexandria Ocasio-Cortez ha criticato il disegno di legge, dicendo che voterà contro la vendita forzata di TikTok. Ha evidenziato che la legge è stata approvata in modo affrettato, senza spiegazioni adeguate, e ha sollevato questioni di antitrust, privacy e sicurezza nazionale che devono essere chiarite al pubblico prima del voto. Questo posizionamento sembra metterla in linea con l’ex presidente Donald Trump, che si è opposto alla legge.
Joe Biden ha indicato che firmerà la legge se approvata dal Congresso, mentre Trump, che in passato ha definito TikTok una minaccia per la sicurezza nazionale, ha mostrato scetticismo verso la legge e il divieto.
Attualità
L’ 8 e il 9 Giugno si vota: una scelta che riguarda tutti

L’8 e il 9 giugno milioni di cittadini italiani sono chiamati alle urne per esprimersi su due referendum abrogativi, che toccano temi centrali come il lavoro e l’immigrazione, e come troppo spesso accade, milioni di persone non ci andranno: rimarranno a casa per disillusione, per indifferenza, perché “tanto non cambia nulla”.
È una rinuncia, non solo a un diritto, ma a una possibilità concreta di contare, di orientare scelte che riguardano il lavoro e le politiche migratorie. Si vota per dire sì o no a norme che regolano direttamente i diritti dei lavoratori e le politiche migratorie.
Non partecipare a questo processo è un errore e, in parte, una colpa. Perché chi non vota, lascia agli altri la responsabilità di decidere. Ogni voto perso è un pezzo di democrazia lasciato indietro, un’occasione che si spegne.
In Italia siamo spesso bravi a lamentarci, a denunciare l’incoerenza dei partiti, l’inutilità delle istituzioni, la distanza della politica. Ma poi, quando c’è l’occasione per fare la propria parte, si resta indietro, si sceglie il silenzio.
Votare non è un atto eroico, non risolve tutto, non cambia il mondo da un giorno all’altro, ma è un segnale di partecipazione. C’è chi ha lottato, chi ha marciato, chi ha sfidato regimi, censure e repressioni per ottenerlo. In Italia, fino al 1946 le donne non potevano votare, è passato meno di un secolo, e prima ancora milioni di italiani – poveri, analfabeti, lavoratori – erano esclusi dalle urne per legge.
Il suffragio universale è una conquista recente ed è costato sacrifici e battaglie civili. E oggi, non partecipare al voto con indifferenza significa anche mancare di rispetto a quella memoria, a chi ha aperto la strada per farci contare e per farci scegliere.
Chi ha perso il diritto al voto, nella storia, sa quanto vale.
Noi lo diamo per scontato, e invece oggi, più che mai, va difeso.
L’8 e il 9 giugno si vota. Non è uno slogan, è un invito, ma anche qualcosa di più: una responsabilità personale e collettiva. Chi se ne tira fuori, poi, non potrà dire che la politica non lo rappresenta, perché ha scelto di non esserci.
Attualità
Statua Venere a Berlino rimossa per sessismo: arte sotto attacco o censura culturale?

Una decisione che fa discutere in tempi in cui la sensibilità collettiva verso le questioni di genere è (giustamente) in aumento, la rimozione di una statua raffigurante una Venere nuda a Berlino ha acceso un dibattito infuocato: l’opera, che riprendeva la tradizione classica della nudità femminile, è stata tolta dallo spazio pubblico con l’accusa di essere sessista.
La nudità nell’arte non è pornografia, né oggettificazione del corpo, ridurre ogni rappresentazione del nudo a una questione di “sessismo” è non solo limitato, ma pericolosamente superficiale.
Quando un’opera viene censurata non perché offende, ma perché potrebbe essere interpretata in modo offensivo, entriamo in un terreno dove il contesto, la storia e l’intenzione artistica vengono messi da parte in favore di una morale istantanea e poco riflessiva.
L’arte, per sua natura, non è sempre comoda né rassicurante: provoca, interroga, a volte disturba. Chiedere all’arte di conformarsi a uno standard etico e morale “sicuro” rischia di svuotarla di senso.
Infine, paradossalmente, è proprio questo tipo di censura che rischia di oggettificare la donna: non l’immagine in sé, ma l’idea che una figura femminile nuda non possa esistere nello spazio pubblico senza essere letta come offesa o strumento di dominio. Una donna nuda, in arte, non è automaticamente una vittima: può essere una dea, una madre, o semplicemente un simbolo estetico. Trattarla come un tabù è togliere complessità, non aggiungerla.
La battaglia per l’uguaglianza di genere è sacrosanta, ma confondere le immagini con le intenzioni è una forma di semplificazione che impoverisce tutti.
Rimuovere la statua della Venere a Berlino non è un passo avanti per le donne, ma un passo indietro per la cultura.
-
Cronaca2 giorni fa
Saluti fascisti al liceo Malpighi di Roma: la preside abbassa il voto in condotta
-
Cronaca2 giorni fa
Uomo scopre la sua fidanzata con un altro e lo aggredisce, poi prosegue con la routine quotidiana.
-
Attualità3 giorni fa
Toystellers Forever Young: i giocattoli crescono con noi e diventano opere d’arte
-
Cronaca7 giorni fa
A Caracalla rissa fra parcheggiatori. Gualtieri dove sei?