Attualità
A Roma il 24 novembre le corse garantite di Trenitalia e Italo potrebbero essere a rischio a causa dello sciopero dei treni

Nella giornata di domenica, i trasporti ferroviari in Italia sono stati colpiti da uno sciopero di 24 ore che ha interessato anche la capitale, Roma, e la regione Lazio. La mobilitazione, dichiarata dall’Usb, mira a ottenere il rinnovo del contratto collettivo nazionale del lavoro. L’agitazione è iniziata alle 21 di sabato 23 novembre e continuerà fino alle 21 di oggi, causando notevoli disagi per i passeggeri.
I treni coinvolti nello sciopero variano da quelli regionali a quelli a lunga percorrenza, inclusi Intercity, Eurocity, Frecciarossa, Frecciargento e Frecciabianca. Non ci sono fasce di garanzia per i pendolari, a eccezione di Italo che assicura un servizio essenziale tra le ore 6-9 e 18-21. Lo sciopero non coinvolge i servizi di trasporto locale gestiti da Atac e Roma Tpl. Tuttavia, un’altra giornata di sciopero è stata annunciata per il 29 novembre, coinvolgendo Atac e le linee periferiche, ma non Trenitalia.
Orari e servizi garantiti
In questa giornata di sciopero, i servizi di lunga percorrenza per Trenitalia saranno garantiti solo nelle fasce 6-9 e 18-21. Trenitalia ha reso disponibile una lista completa dei treni garantiti. Anche Ntv-Italo ha pubblicato l’elenco dei treni garantiti per oggi, assicurando un servizio minimo.
Cause dello sciopero
L’Usb ha dichiarato che la protesta è incentrata sulla “vertenza per il rinnovo contrattuale nazionale delle attività ferroviarie”, criticando le aziende per il loro ricorso alla Commissione di Garanzia nel tentativo di mitigare l’impatto dello sciopero, che ha finora trovato ampia adesione tra i lavoratori.
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La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.
È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.
Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.
Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.
Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.
In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.
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