Attualità
Arnesi da scasso e canotto trovati nelle fogne da parte della banda del buco che intendeva fuggire dopo il colpo.

Alcuni operai di Acea, durante la manutenzione dei tunnel di accesso ai collettori fognari del centro storico di Roma, hanno scoperto arnesi da scasso e un canotto. Le autorità stanno indagando per identificare chi abbia posizionato tali oggetti.
Scoperta di attrezzi da scasso
Gli operai hanno trovato attrezzi, tra cui un palanchino, due pompe idrauliche, una mazzetta da carpentiere, una tronchese, una cazzuola, due torce, tre paia di guanti professionali, olio lubrificante e un canotto gonfiabile. Si sospetta che questi materiali fossero destinati a un’azione illecita, probabilmente per accedere a banche o negozi nel centro di Roma, con un’eventuale fuga in canotto.
Intervento dei Carabinieri
Il ritrovamento è avvenuto dopo una segnalazione al 112 da parte degli operai di Acea. I Carabinieri del Nucleo Radiomobile sono intervenuti in Lungotevere dei Vallati, sequestrando tutti gli oggetti rinvenuti.
Avvio delle indagini
I militari hanno informato la procura della Repubblica e avviato indagini per determinare l’origine e l’utilizzo degli oggetti. Non è chiaro da quanto tempo fossero stati depositati nel tunnel, ma saranno analizzate anche le registrazioni delle telecamere di sorveglianza nelle vicinanze per risalire ai responsabili, attualmente sconosciuti.
Attualità
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Attualità
La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.
È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.
Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.
Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.
Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.
In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.
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