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Cronaca

Un sospettato è stato ucciso da un vigilante, mentre il complice è stato rilasciato dopo essersi costituito.

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Un sospettato è stato ucciso da un vigilante, mentre il complice è stato rilasciato dopo essersi costituito.

MisteroInViaCassia Hai mai sentito di un rapinatore che scompare nel nulla per poi tornare con un colpo di scena da brividi? Scopri i dettagli di questa caccia all’uomo che sta facendo impazzire tutti!

La scomparsa e il ritorno del rapinatore

Un rapinatore, noto solo come I.D.R., era svanito dopo un audace colpo in via Cassia che si è concluso in tragedia con la morte del complice Antonio Ciurciumel. Dopo una settimana di silenzio assoluto, I.D.R. ha deciso di farsi vivo: si è costituito alle autorità ed è stato immediatamente arrestato per rapina in concorso. Ma cosa l’ha spinto a uscire dall’ombra? I retroscena di questa mossa inaspettata lasciano ancora spazio a mille interrogativi.

La scarcerazione lampo che ha sconvolto tutti

Non ci crederai, ma la permanenza di I.D.R. in carcere è durata pochissimo. Il tribunale del Riesame ha accolto l’istanza del suo avvocato Matteo Riccardi, ordinandone la scarcerazione per mancanza di prove sufficienti a giustificare la detenzione. Nonostante questo, il 35enne romeno resta indagato per gli eventi accaduti il 6 ottobre al civico 1004 di via Cassia. Un twist legale che fa sorgere dubbi: è davvero così innocente come sembra?

Il furto nel quartiere sotto assedio

Immagina una zona già flagellata da furti a ripetizione: proprio lì, quattro ladri hanno fatto irruzione al primo piano di una palazzina in mattoni rossi. La vittima, una donna di 61 anni di nome S.C., ha raccontato l’orrore: “Ero in camera da letto quando sono entrati dalla porta-finestra del balcone. Mi hanno bloccata con le braccia, una mano sulla bocca per non farmi urlare, e hanno iniziato a perquisire tutto”.

L’inseguimento da film che finisce in tragedia

Mentre i ladri rovistavano e tentavano di aprire una cassaforte con un piccone, attirando l’attenzione dei vicini, è entrato in scena Antonio Micarelli, un vigilante di 56 anni di ritorno dal lavoro. I ladri sono fuggiti dal balcone, e Micarelli li ha inseguiti fino al cortile adiacente. Qui, ha sparato ben 10 colpi: alcuni in aria, altri hanno colpito una Fiat 500 X in sosta, e uno fatale ha ferito alla testa Antonio Ciurciumel, 24 anni, con un passato di reati. Il giovane è morto poco dopo in ospedale, trasformando un furto in un caso di omicidio volontario che tiene tutti col fiato sospeso.

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Cronaca

Un murale a Saxa Rubra rende omaggio a Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, trasformando la memoria in arte di strada da non perdere.

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Un murale a Saxa Rubra rende omaggio a Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, trasformando la memoria in arte di strada da non perdere.

HaiMaiVistoUnMuraleCheUrlaGiustizia? #VeritaPerIlaria

Immagina un murale che non è solo un’opera d’arte, ma un grido potente contro l’oblio: i volti di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, i giornalisti Rai uccisi in circostanze misteriose, ora dominano la facciata di un edificio a Saxa Rubra, risvegliando un caso che ha tenuto l’Italia col fiato sospeso per decenni. Potrebbe questo semplice murale essere la chiave per riaprire indagini dimenticate?

Il Collettivo Laika Entra in Azione

Il collettivo artistico Laika, noto per le sue provocazioni urbane che scuotono la capitale, ha scelto di colpire dritto al cuore dell’informazione pubblica. Stavolta, non un blitz notturno in periferia, ma un intervento audace sulla sede del Tg3, dove Alpi e Hrovatin lavoravano. Chissà quali segreti potrebbe svelare questa opera, che trasforma un semplice muro in un simbolo di resistenza e memoria vivida?

L’inaugurazione Che Ha Fatto Storia

Il 30 maggio, proprio nel giorno che coincide con l’anniversario della nascita di Ilaria, l’inaugurazione ha attirato colleghi, amici e sostenitori in un evento carico di emozioni. Promosso dal sindacato USIGRai, questo “regalo collettivo” sfoggia una rosa bianca con la scritta “Non archiviamo”, un tocco che fa riflettere sulle battaglie per la verità portate avanti da Luciana Alpi, la madre di Ilaria. Ma è davvero solo un omaggio, o nasconde un messaggio più profondo che potrebbe scuotere le istituzioni?

La Vicenda Che Torna a Vivere

Torniamo al 20 marzo 1994: a Mogadiscio, i due giornalisti stavano indagando su un traffico di armi e rifiuti tossici tra Italia e Somalia, quando un commando armato li ha strappati via per sempre. A 31 anni di distanza, con depistaggi, omissioni e prove scomparse, il caso resta irrisolto, nonostante commissioni parlamentarie e appelli disperati. Ilaria, con la sua conoscenza dell’arabo e le sue storie di guerra, e Miran con la sua videocamera che catturava tutto, meritano risposte: questo murale le sta forse chiedendo per noi?

Il Messaggio Nascosto Dietro l’Opera

Secondo Laika, quel muro non è casuale: “È un atto di memoria che sfida l’oblio e ricorda a ogni giornalista perché fa questo mestiere”. In un’era in cui la libertà di stampa è sotto attacco, questo murale potrebbe essere un campanello d’allarme, un invito a non dimenticare le verità scomode. Realizzato con il sostegno di USIGRai, è più di un dipinto: è un promemoria monumentale che sollecita indagini, domande e, chissà, magari la svolta che tutti aspettano.

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Muore dopo asportazione di angioma all’orecchio, familiari contestano l’archiviazione: “I medici erano negligenti”

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Muore dopo asportazione di angioma all’orecchio, familiari contestano l’archiviazione: “I medici erano negligenti”

MorteMisteriosaInSalaOperatoria Scopri il drammatico caso che sta scuotendo l’opinione pubblica: una giovane donna perde la vita durante un intervento apparentemente routine, ma i familiari non si arrendono! 😲 #CasoAndretta #MisteroMedico

La Tragica Entrata in Clinica

A inizio maggio 2024, Michela Andretta, una giovane di Acilia, è arrivata alla clinica “Fabia Mater” sulla Prenestina per un’operazione di routine: l’asportazione di un angioma all’orecchio. Ma ciò che sembrava una procedura semplice si è trasformato in un incubo. I familiari sono stati improvvisamente contattati con la notizia shock: Michela era morta per arresto cardiaco, e persino i medici non riuscivano a spiegare il perché. Questo evento ha subito attirato l’attenzione della procura, che ha avviato un’inchiesta per omicidio colposo contro tre membri dello staff medico.

La Richiesta di Archiviazione Sotto Accusa

Qualche mese dopo, la procura ha sorpreso tutti chiedendo l’archiviazione del caso. I consulenti del pm sostengono che non ci fossero errori diagnostici, clinici o esecutivi da parte dell’équipe medica. Ma i legali della famiglia – gli avvocati Marina Colella, Vincenzo Comi e Francesco Paolo Parisi – non ci stanno e si sono opposti con forza. “La famiglia merita di sapere la verità su cosa è successo a Michela”, dichiarano, alimentando i dubbi e le speculazioni su possibili negligenze.

Il Confronto tra Esperti: Teorie Contrapposte

I pareri dei consulenti non potrebbero essere più discordanti, e questo dettaglio rende il caso ancora più intrigante. Quelli della procura ammettono qualche criticità nel lavoro del personale della clinica, ma la collegano a una “insufficienza cardiorespiratoria per crisi del tono vagale”, ovvero una riduzione del flusso sanguigno, che non sarebbe colpa diretta dei medici. Al contrario, i consulenti della famiglia descrivono le relazioni della procura come “confuse e inquietanti”, puntando il dito su una possibile “stasi del circolo polmonare” causata da un farmaco somministrato durante l’operazione. Chi ha ragione? Le discrepanze stanno alimentando un vero e proprio giallo.

Errori Sospetti Prima e Durante l’Intervento

Ma c’è di più: i familiari accusano l’équipe medica di aver ignorato rischi evidenti. Secondo loro, prima dell’intervento non sono stati effettuati gli accertamenti necessari, che avrebbero rivelato la pericolosità dell’operazione a causa di una malformazione vascolare sul collo di Michela. Non solo: anche durante le fasi successive, ci sarebbero stati errori nelle manovre di rianimazione. I legali insistono che si tratti di un “rischio superfluo” e non necessario, chiedendo indagini più approfondite sul comportamento dei medici.

Le Richieste per una Verità Nascosta

I legali della famiglia continuano a spingere per chiarezza, esigendo l’analisi del comportamento dell’équipe prima e dopo l’intervento. Lamentano che le indagini finora siano state “superficiali”, senza una ricostruzione precisa delle cause del decesso o della gestione della paziente fin dal suo arrivo in clinica. Chiedono addirittura la nomina di nuovi consulenti specializzati in anatomia patologica e radiodiagnostica. Sarà il giudice a decidere se approfondire o archiviare, lasciando tutti in suspense su cosa emergerà davvero da questa storia. 😱

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