Roma e dintorni
Alvaro Vitali, il ricordo del titolare del bar Cristal a Casal Palocco

“La prima volta che ho incontrato Alvaro Vitali abbiamo litigato. È venuto qui al bar e c’è stata un’incomprensione in cassa, lui si era un po’ alterato, io mi sono alterato, ma poi ci siamo messi a ridere. Alla fine, con lui non potevi rimanere serio troppo a lungo”. Così all’Adnkronos Maurizio Pontillo, titolare del Bar Cristal, ricorda Alvaro Vitali. Il ‘Pierino’ della commedia all’italiana, morto martedì scorso, era un fedele cliente del suo locale di Casal Palocco, zona di Roma dove si era trasferito da molti anni.
“Ci conoscevamo da più di 10 anni ormai, sin da quando è venuto ad abitare a via Pelopida, molto vicino al nostro locale. Il bar è stato la location di parecchi suoi servizi fotografici per le riviste, e utilizzava spesso l’esterno per le interviste con Stefania, l’ex moglie. Era veramente una persona a modo, ci divertivamo tanto insieme”, ricorda Maurizio. “Molto spesso gli raccontavo dei suoi film che avevo visto da bambino e lui mi recitava le vecchie battute”. Maurizio racconta che erano “diventati amici, ma sempre con rispetto. Io gli davo del lei, anche se scherzavamo tranquillamente. Mi è rimasto impresso la prima volta in cui mi chiese se potessi prestargli il bar perché doveva fare un servizio fotografico. È stato molto carino, ha scattato insieme ai ragazzi che lavorano qui vestito da banchista, poi dal suo personaggio classico, il ‘Pierino’ della situazione”.
L’ultima volta in cui l’ha visto, “è stato parecchie settimane fa, – spiega il titolare del Bar Cristal – forse un paio di mesi. Alvaro ultimamente usciva di casa molto poco, si vedeva che era debilitato. L’ultima intervista che ha fatto al bar è stata un annetto fa, e già lì si capiva che era stanco. Magari si faceva accompagnare a prendere qualcosa, ad esempio a fare una ricarica telefonica, ma non scendeva neanche più dalla macchina, non ce la faceva”. La notizia della scomparsa, tuttavia, “non me l’aspettavo assolutamente. Stavo cenando quando l’ho sentito al Tg2. Il suo autista Antonio poi mi ha confermato che era stato male ed era stato ricoverato per una polmonite. Mi avrebbe fatto piacere salutarlo un’ultima volta”.
Roma e dintorni
Bomba carta davanti alla palestra Di Napoli a Ostia, cosa è successo

Una bomba carta è esplosa nella notte a Ostia davanti alla palestra di boxe Di Napoli. Tanta paura ma nessun ferito. Oltre al locale in via delle Azzorre, danni anche alle auto parcheggiate e alla facciata del palazzo. Intorno alle 3 sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco del distaccamento di Ostia, gli artificieri della Polizia di Stato, 118 e il X Gruppo mare della Polizia di Roma Capitale per la gestione della viabilità. Indagini in corso.
“Noi a Ostia ci svegliamo con le ‘bombe‘”. Così l’attore e comico romano Enzo Salvi, noto anche come ‘Er Cipolla’, dopo il boato. C’era anche lui tra le persone scese in strada questa notte. Nel post del comico, che incorpora diversi video dopo l’esplosione, si legge: “Macchine sventrate. Tutti i vetri del palazzo esplosi. La gente terrorizzata…una scena da guerra…nel cuore della nostra città… chi semina terrore tra la gente va fermato. Questo non è più un fatto di cronaca. È una vergogna. È una minaccia alla nostra sicurezza. È un attacco alla nostra libertà”.
Roma e dintorni
‘Roma nell’anno del Giubileo’, al Vittoriano gli scatti di tre grandi fotografi

Un racconto per immagini coinvolgente ed evocativo di Roma nel tempo del Giubileo, in cui convivono spiritualità e traffico, solennità e confusione quotidiana. Un invito a vedere la realtà che ci circonda, a prenderne coscienza e a cogliere, attraverso gli occhi dei tre fotografi, il visibile e l’invisibile della città di Roma, ciò che appare e ciò che sfugge. E’ ‘Città aperta 2025 – Roma nell’anno del Giubileo’, la mostra del VIVE-Vittoriano e Palazzo Venezia, al via dal 26 giugno al 28 settembre, a Roma, nella Sala Zanardelli del Vittoriano. Al centro del progetto espositivo l’anno giubilare 2025 caratterizzato da eventi inaspettati e di epocale rilievo, raccontato da tre diversi autori, Diana Bagnoli, Alex Majoli e Paolo Pellegrin che affidano al proprio sguardo sensibile la possibilità di ascoltare Roma e il suo battito cogliendone lo spirito di accoglienza, la necessità di innovazione ed apertura in un momento solenne della storia mondiale.
Ideata dalla direttrice del VIVE Edith Gabrielli e curata da Roberto Koch ed Alessandra Mauro, ‘Città aperta 2025’ rappresenta un invito a vedere la realtà che ci circonda, a prenderne coscienza e a cogliere, attraverso gli occhi dei tre fotografi, il visibile e l’invisibile della città di Roma, ciò che appare e ciò che sfugge. Un’iniziativa che rafforza la sensibilità e l’impegno del VIVE nei confronti del contemporaneo, proiettando l’Istituto, in misura ancora maggiore, nei tempi in cui viviamo interpretandone i cambiamenti culturali e sociali. Mai come in questi mesi Roma è stata il centro del mondo, con la ricorrenza unica del Giubileo, la morte di Papa Francesco durante le celebrazioni pasquali e l’annuncio del nuovo pontefice, Leone XIV, dopo un breve conclave. Ogni fase di questo delicato momento storico ha mostrato la forza di una ritualità antica e affascinante e, insieme, la sua straordinaria, coinvolgente attualità.
In linea con la propria sensibilità, Diana Bagnoli, Alex Majoli e Paolo Pellegrin hanno documentato l’atmosfera di questo periodo e la sua eccezionalità storica con sguardo concentrato e profondo. Le immagini in mostra – oltre 200 e di diverso formato tra bianco e nero e colore – costituiscono, dunque, documenti collettivi legati ad un momento straordinario e, allo stesso tempo, testimonianze del vissuto quotidiano, della vita che scorre, dei silenzi e del fascino indiscusso della Città Eterna. “‘Città aperta 2025’ è un progetto espositivo inedito e dal forte valore contemporaneo. L’idea alla sua base – afferma Edith Gabrielli – è semplice: chiedere a tre fotografi di straordinaria sensibilità di osservare Roma nel tempo del Giubileo, non da cronisti bensì da artisti. L’arte ha infatti un ruolo potente: illumina l’ovvio e restituisce spessore a ciò che ci circonda. Il lavoro dei tre autori risponde con forza a questo impulso. A testimonianza del valore di questo progetto – spiega – il VIVE ha acquisito due opere di ciascun fotografo nella propria collezione permanente. Un’iniziativa che riconosce a questi sguardi un posto duraturo nella memoria visiva della città di Roma”.
L’anno giubilare 2025 rappresenta per i tre fotografi una sfida e una verifica: la possibilità di registrare come, in occasione di un evento che la contraddistingue e la rende unica al mondo, Roma abbia mostrato una ritualità antica e affascinante e, insieme, la sua straordinaria, coinvolgente attualità. Così introducono la mostra i curatori Roberto Koch e Alessandra Mauro: “La città è un corpo che si muove e muta nel tempo e nello spazio. E Roma, Urbs per eccellenza, ne è un esempio perfetto: osservarla vuol dire verificare, in una città da sempre ritratta, fotografata, rappresentata ed evocata, quali possano essere i confini reali e immaginari del suo spazio urbano in continuo cambiamento”.
Diana Bagnoli propone le sue visioni a colori di un misticismo diffuso, mobile, itinerante, in sintonia con lo spirito del Giubileo. Protagonisti del suo lavoro sono i pellegrini, provenienti da ogni parte del mondo ma accomunati dal senso del viaggio e dalla loro fede. Bagnoli si concentra sulle numerose comunità cattoliche multietniche di Roma, animate da uno sostegno reciproco e di assistenza sociale. Come dichiara l’autrice: ‘Mi ha colpito vedere come ci siano tante comunità diverse che convivono in una sola città. A Roma si passa dalla magnificenza del Vaticano a un contesto di migranti vivace, ricco ma a volte anche molto povero. Questo contrasto mi ha riempito occhi e cuore”.
Le immagini di Alex Majoli sono invece dedicate in modo specifico alla ‘scena drammaturgica’ del Giubileo, osservata e composta come se fosse il teatro di una rappresentazione antica ma ancora palpitante e vera: quella della storia che si sta compiendo. “Ho fotografato Roma realizzando un ritratto della società contemporanea – afferma Majoli. Del resto, per me il senso della fotografia è portare nuove immagini, e nuovi stimoli visivi, nella nostra società”.
Paolo Pellegrin cattura i volti dei fedeli cercando di instaurare con loro un dialogo. Un viaggio personalissimo, un percorso in apparenza senza meta ma costruito lungo un periplo preciso che non esclude nulla: dalla monumentalità classica all’abbandono, dalle grandi arterie viarie agli edifici umbertini, dall’Eur metafisico alle incongruenze di Cinecittà, per fermarsi su quelle che un tempo si chiamavano periferie, e ora sono a tutti gli effetti parti vitali di un grande agglomerato urbano, fino alle statue, ai loro silenzi, e agli incredibili pini di Roma. “Roma – afferma Pellegrin – è piena di porte spaziotemporali. Tu varchi una soglia ed entri in un altro mondo. La città è come un grande palcoscenico; un grande teatro”.
Ad introdurre la mostra tre video, ciascuno su ogni autore, realizzati dal videomaker e regista Paolo Freschi – da anni attivo nel documentario d’autore – che ha seguito il lavoro dei fotografi come presenza discreta e “in ascolto” raccontando il processo creativo in diretta. Accanto alle immagini scorre in mostra, su un grande ledwall, un testo inedito di Valerio Magrelli, poeta, saggista e intellettuale tra i più lucidi della scena contemporanea. Anche il giardino di Palazzo Venezia diviene, per l’occasione, spazio espositivo; qui una serie di totem con le foto dei tre autori richiamano la mostra al Vittoriano legando le due sedi in un unico fil rouge narrativo.
A corredo dell’esposizione un ricco catalogo edito da Contrasto con un’introduzione a cura della Direttrice del VIVE Edith Gabrielli, un contributo testuale di Valerio Magrelli e un testo a firma di Alessandra Mauro e Roberto Koch, rispettivamente Direttrice editoriale e Direttore di Contrasto.
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