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“Niente minigonne, senza banchi ai prof cade l’occhio»: la protesta delle studentesse

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“Niente minigonne, senza banchi ai prof cade l’occhio»: la protesta delle studentesse

I ritardi nelle consegne dei nuovi arredi scolastici anti-Covid sembrano aver creato un nuovo surreale problema: nel mirino l’abbigliamento delle studentesse di un liceo romano

Ha suscitato non poche polemiche il suggerimento dato dalla vicepreside del liceo romano Socrate a una studentessa dell’ultimo anno. “La vicepreside – racconta una rappresentante d’istituto – ha detto a una nostra compagna che non doveva vestirsi in quel modo, con la gonna corta, perché a qualche professore poteva cadere l’occhio”. E avrebbe poi aggiunto: “I banchi non sono ancora arrivati e sedute sulle sedie si vede troppo”. Non si è fatta attendere la risposta delle studentesse del liceo situato a Roma, in zona Garbatella, attraverso l’intervento delle ragazze del collettivo Ribalta femminista, organo fondato per parlare delle discriminazioni alle quali spesso le giovani donne sono, loro malgrado, sottoposte. Ieri infatti è stato appeso un cartello fuori dalla classe su cui era scritto “Non è colpa nostra se cade l’occhio“, citando le parole della vicepreside, e un appello destinato aisocial: “I nostri corpi non possono essere oggettificati: domani siete tutte e tutti invitati a venire a scuola con una gonna, ci vestiamo come vogliamo“. Il ministro Azzolina intanto ha chiesto una relazione urgente alla scuola per ottenere maggiori informazioni sull’accaduto.

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Il turismo che non vogliamo. “Stop ai viaggi organizzati lungo il confine di Gaza​”

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Il turismo che non vogliamo. “Stop ai viaggi organizzati lungo il confine di Gaza​”

Denunciamo con sdegno la promozione, da parte di alcune note agenzie turistiche internazionali, di “tour della realtà” al confine con Gaza, trasformando la tragedia umana della popolazione palestinese in un’attrazione turistica. Siamo di fronte a un’operazione cinica e inaccettabile, che sfrutta la sofferenza e la distruzione provocate da mesi di guerra per offrire “esperienze forti” a pagamento, con pacchetti che promettono scorci di città bombardate e la possibilità di “vedere con i propri occhi il confine con Gaza”.

Il tutto mentre la popolazione palestinese è sottoposta a bombardamenti, assedi, fame e deportazioni. Questa mercificazione del dolore umano è un oltraggio alla memoria delle vittime, una forma moderna di pornografia bellica, che contribuisce a normalizzare l’occupazione, la violenza e la disumanizzazione di un intero popolo.

Mentre la comunità internazionale dovrebbe mobilitarsi per il cessate il fuoco immediato e il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese, c’è chi specula sulla guerra come se fosse un set cinematografico. È il riflesso più degradato di un sistema che fa profitto anche sulle macerie. Chiediamo l’immediata rimozione di questi “tour” dai portali di viaggio internazionali e l’apertura di un dibattito pubblico sull’etica del turismo nei contesti di conflitto.

Alcuni siti che promuovono questi viaggi sono tra i più visitati al mondo e contribuiscono a una narrazione tossica, che presenta solo un lato della guerra, legittimando l’occupazione e criminalizzando le vittime. Esprimiamo piena solidarietà al popolo palestinese e continueremo a battersi, in Italia e in Europa, contro il genocidio in corso a Gaza e contro ogni tentativo di strumentalizzarne il dramma. La guerra non è uno spettacolo. La morte non è un souvenir. Il turismo dell’orrore è complicità con il genocidio!”. Lo dichiara Giovanni Barbera della Direzione nazionale di Rifondazione Comunista.

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Art of play Roma e il lavoratore preso a pugni senza contratto. La risposta ufficiale della mostra

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Art of play Roma e il lavoratore preso a pugni senza contratto. La risposta ufficiale della mostra

L’organizzazione della mostra Art of Play desidera esprimere innanzitutto il proprio rammarico per l’episodio recentemente avvenuto presso l’esposizione in corso a Roma.

Dopo il pugno ricevuto che ha fatto il giro del web, arriva la nota ufficiale dell’azienda.

“Art of Play si avvale di agenzie esterne specializzate per l’ingaggio di performer e figuranti, tra cui la persona coinvolta nell’episodio. L’organizzazione di Art of Play ha un rapporto regolare con queste agenzie, pertanto non è direttamente coinvolta nei rapporti tra le agenzie e i lavoratori. Art of Play esprime ancora una volta vicinanza alla performer e si impegna a verificare eventuali irregolarità in sede appropriata”.

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