Cronaca
Roma, morto Er Patata: l’attore Roberto Brunetti trovato senza vita in casa
Roma, morto Er Patata, noto attore di fiction e commedie. Ma è giallo sulle cause del decesso

E’ morto Er Patata. 55 anni, il suo nome di battesimo era Roberto Brunetti. Quando la morte lo ha colto, si trovava nel suo appartamento, in zona Nomentano, a Roma. Proprio qui è stato ritrovato il corpo senza vita, ieri sera intorno alle 22.30. Immediato è stato dato l’allarme, che ha fatto giungere sul posto i Vigili del Fuoco e la Polizia, con agenti del commissariato San Lorenzo e del Distretto Salario. A quanto si apprende, il cadavere sarebbe stato rinvenuto in camera da letto, disteso a pancia in su, con un lenzuolo a coprirlo.
MORTO ER PATATA, INQUIRENTI AL LAVORO
Su di esso, gli inquirenti non avrebbero trovato elementi che potrebbero far pensare ad una violenza subita dall’attore. Comunque la salma si trova al momento nella disponibilità dei magistrati, che potrebbero disporre per essa l’autopsia. Tempo dunque qualche ora e se ne saprà di più su come sia avvenuto il decesso e soprattutto cosa lo abbia causato.
Attualità
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Attualità
La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.
È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.
Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.
Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.
Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.
In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.
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