Attualità
Sindaco Gualtieri minacciato a Tor Bella Monaca: “Indossa giubbotto antiproiettili”

Il commento intimidatorio su TikTok
Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha visitato i cantieri a Tor Bella Monaca, per un progetto di riqualifica del quartiere. Su TikTok ha ricevuto un commento intimidatorio e ne ha denunciato l’autore.
La reazione di Gualtieri
“Cambia giubbotto, mettiti quello antiproiettili”. È il commento intimidatorio apparso sotto ad un video del canale del sindaco di Roma Roberto Gualtieri. “Ho denunciato questo commento – ha risposto sotto pubblicamente Gualtieri – Non accetto intimidazioni da parte di nessuno. A Tor Bella Monaca andiamo avanti per la legalità e la riqualificazione, con il supporto dei tantissimi cittadini onesti”. Tanti i messaggi di vicinanza e solidarietà nei confronti del sindaco.
Il progetto di riqualificazione
Gualtieri ha visitato Tor Bella Monaca, per presentare un progetto di riqualificazione e rilancio del quartiere. Un’iniziativa, che ha definito “una promessa di riscatto disattesa da troppo tempo”. L’obiettivo del Campidoglio è di rendere il territorio più bello e più vivibile attraverso un’opera di rilancio, con un vero e proprio nuovo modello di rigenerazione urbana.
Interventi previsti
Tra gli interventi in programma, che Gualtieri ha annunciato, ci sono riqualificazione edilizia, verde pubblico, mobilità, iniziative sociali e culturali nell’ottica di “agire concretamente, per migliorare la qualità della vita di un intero quadrante, creando socialità, nuove opportunità e riducendo le fratture tra territori”.
Bonifica delle cantine abusive
Di questi giorni l’operazione per consentire la realizzazione del progetto con il supporto del prefetto, del questore, e delle forze dell’ordine, che ha portato alla bonifica di 600 cantine abusive, che erano state realizzate, dove dovevano esserci i parcheggi per le auto.
Attualità
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Attualità
La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.
È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.
Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.
Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.
Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.
In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.
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