Attualità
Senza patente al volante: l’inaspettato viaggio del dipendente!

Tragedia a Segni: Un Giovane Senza Patente Perde la Vita in un Incidente Stradale
In un triste episodio avvenuto a Segni, un ragazzo di 23 anni, identificato come Manil Itscov, ha perso la vita in un drammatico schianto contro un muro sulla via Carpinetana Ovest, nei pressi di Roma. Il ragazzo era alla guida di un’auto appartenente al suo datore di lavoro, nonostante fosse privo di patente di guida.
Le Circostanze dell’Incidente
Le indagini condotte subito dopo l’incidente hanno rivelato che Manil aveva passato la serata di venerdì a divertirsi con amici e colleghi. Intorno alle 2 del mattino, ha preso la decisione di mettersi al volante di una Toyota Corolla, un gesto imprudente considerato che non possedeva un documento di guida. Inoltre, l’auto era stata fornita dal datore di lavoro per uso dei dipendenti, ma Manil ne ha fatto uso senza ottenere il permesso.
Il tragico evento e le verifiche in corso
La dinamica dell’incidente è ancora sotto indagine, tuttavia è emerso che Manil avrebbe perso il controllo del veicolo, per poi andare a schiantarsi contro un muro all’altezza del chilometro 4 della strada. L’urto è stato talmente violento che il giovane è deceduto praticamente sul colpo, rendendo inutile l’intervento dei soccorritori, che non hanno potuto far altro che constatarne il decesso.
I carabinieri, giunti immediatamente sul luogo dell’incidente, hanno avviato un’approfondita analisi sia del veicolo che dell’area circostante. Dagli accertamenti preliminari è emerso che si tratta di un incidente autonomo, confermando l’assenza di altri veicoli coinvolti.
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La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.
È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.
Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.
Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.
Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.
In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.
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