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FIUMICINO Nuovo progetto per le mamme in partenza

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FIUMICINO Nuovo progetto per le mamme in partenza

È stato inaugurato all’aeroporto di Fiumicino nuovo progetto Baby Pit Stop in area di imbarco E. I Baby Pit Stop sono spazi dedicati a tutte le famiglie, in cui potersi prendere cura dei propri bambini. Ciò rientra tra le iniziative del programma dell’Unicef Italia “Insieme per l’Allattamento – Ospedali e Comunità amici dei bambini”.

FIUMICINO nuovo progetto per le mamme al via – Si tratta del primo “pit stop” allestito da Unicef, con la collaborazione di Adr. Il nuovo spazio si aggiunge alle 5 aree nursery già presenti a Fiumicino nei diversi Terminal.
L’Amministratore delegato di ADR, Ugo de Carolis ha dichiarato:

“Con Unicef ci siamo scelti a vicenda e collaboriamo da tempo su tante iniziative. Elevare costantemente la qualità dei servizi del nostro aeroporto è l’obiettivo con il quale operiamo con impegno e che ci ha fatto raggiungere risultati importanti, riconosciuti a livello internazionale. Soltanto due settimane fa ci è stato assegnato il Best Airport 2018, assegnato da Aci Europe. Sono obiettivi che abbiamo conseguito grazie all’attenzione e all’ascolto delle esigenze dei nostri passeggeri. Questo nuovo “Pit Stop” allestito insieme ad Unicef è stato pensato in questa direzione, per far sentire le famiglie, con i bambini, a casa propria, dando attenzione, accoglienza e conforto”.

IL PENSIERO DI UNICEF

Stessa linea di pensiero del Presidente dell’Unicef Italia, Giacomo Guerrera:

“Siamo orgogliosi che oggi presso l’aeroporto di Fiumicino sia nato un nuovo Baby Pit Stop, un traguardo di eccellenza per un’accoglienza adeguata per le mamme ed ai bambini per l’allattamento, anche se già esisteva uno spazio a disposizione delle mamme e dei loro bambini, che si aggiunge agli oltre 650 Baby Pit Stop allestiti da Unicef in tutta Italia. Non poteva mancare in un aeroporto così importante e qui, oggi, realizziamo i diritti dei minori. Credo sia un momento che rafforza e sottolinea la collaborazione tra Unicef e Aeroporti di Roma e naturalmente l’impegno per creare delle società e dei contesti sempre più a misura di bambini”.

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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas

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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas

Resta alta l’attenzione a Roma dopo la violenta esplosione avvenuta ieri mattina intorno alle 8 in via dei Gordiani, zona Prenestino. Un distributore di GPL è saltato in aria causando oltre 40 feriti, tra cui due in condizioni gravi, ora ricoverati all’ospedale Sant’Eugenio. Sul posto sono intervenuti immediatamente i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e i soccorritori, alcuni dei quali sono rimasti coinvolti nella deflagrazione.

L’Arpa e il Noe hanno installato dispositivi per monitorare la qualità dell’aria, temendo la presenza di gas residui. La Protezione Civile ha consigliato ai residenti di non uscire, tenere chiuse le finestre e spegnere i condizionatori. La Procura ha aperto un’indagine per disastro colposo: le prime ipotesi parlano di un guasto ad un impianto GPL.

Il tempestivo intervento dei gestori di un centro estivo vicino ha evitato una possibile tragedia: i bambini presenti sono stati evacuati poco prima dell’esplosione. La zona resta isolata, con ingenti danni anche a strutture vicine, come la polisportiva Villa De Sanctis. Le autorità stanno proseguendo le indagini e i controlli ambientali.

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.

L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.

Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?

A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.

I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.

Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.

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