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STALKING Prende a martellate i genitori del rivale

Si finge un agente di polizia penitenziaria – STALKING Prende a martellate i genitori del rivale
Un uomo pensando che la sua ragazza stesse uscendo con un altro, ha deciso di fingersi un agente di polizia penitenziaria ed è andato a casa dei genitori del ragazzo. Ai due poveri anziani ha fatto credere che il figlio fosse stato arrestato e a quel punto conquistata la fiducia, ha estratto un martello e ha iniziato a colpirli in testa. I vicini sentite le urla disperate dall’appartamento, hanno chiamato immediatamente la polizia. L’appartamento dei due si trova in via Cellini nel centro di Cassino. La Polizia è arrivata sul posto e ha bloccato immediatamente il trentenne residente a Sant’Elia Fiumerapido, paese del Cassinate.
La brutta faccenda è successa ieri sera in tarda serata. L’uomo è stato arrestato e portato in carcere. Arrestato con l’accusa di tentato duplice omicidio. Si era invaghito della nuora dei due anziani, senza che lei corrispondesse. Il magistrato Roberto Bulgarini Nomi ha disposto il suo trasferimento in carcere. I due sono stati portati immediatamente al Santa Scolastica di Cassino e poi trasferiti in prognosi riservata al Policlinico Umberto Primo di Roma. La donna in questione, nelle scorse settimane aveva denunciato l’uomo perché veniva perseguitata da alcuni mesi. Per questo i carabinieri gli avevano tolto le armi.
Roma e dintorni
Fugge dalla polizia e muore schiantandosi, in auto trovati 25 kg di cocaina

Un 38enne albanese al volante di un’auto è morto dopo essersi schiantato contro un palo mentre fuggiva dalla polizia. E’ accaduto ieri sera in località Tre Cancelli a Nettuno, Roma. Nel veicolo ritrovato un borsone contenente circa 25 chili di cocaina.
L’inseguimento e lo schianto
Secondo una prima ricostruzione della polizia, ieri sera intorno alle 20.30, due auto sono passate a forte velocità davanti a due pattuglie di agenti in borghese. Una pattuglia si è dunque messa all’inseguimento della prima auto, fermata poco dopo con a bordo un 26enne italiano. La seconda pattuglia ha invece inseguito la seconda auto, una Cinquecento, che è scappata fino a imboccare una strada dissestata e sterrata. A quel punto, secondo la ricostruzione della polizia, si è alzato un polverone e la pattuglia ha rallentato a causa della scarsa visibilità. L’auto ha proseguito la corsa, è andata poi sbattere contro un palo del telefono e si è ribaltata.
I 25 kg di cocaina nell’auto
Dalla vettura, come emerso dagli accertamenti della polizia, è uscito un borsone nel quale sono stati trovati 23 panetti per 25 kg di cocaina. I poliziotti si sono avvicinati per prestare soccorso ma per l’uomo non c’è stato nulla da fare ed è morto. La salma è stata portata al Policlinico Tor Vergata; il 26enne è stato arrestato per detenzione a fini di spaccio di sostanza stupefacenti in concorso e la misura è in attesa della convalida.
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Il silenzio assordante: la politica di fronte alla guerra a Gaza

C’è qualcosa di profondamente ingiusto nel silenzio che circonda la guerra a Gaza. Ogni giorno arrivano notizie di bombardamenti, morti, bambini sotto le macerie e ospedali distrutti. Ogni giorno vediamo immagini che dovrebbero scuotere il mondo.
È invece? La politica resta quasi muta, come se tutto questo fosse inevitabile, lontano, oppure troppo complicato per essere affrontato davvero.
Ma cosa c’è di complicato nella morte di civili innocenti? Cosa c’è da giustificare quando interi quartieri vengono rasi al suolo e mancano di cibo, acqua, medicine? La politica internazionale fa grandi discorsi sulla pace e sui diritti umani, ma quando si tratta di Gaza spesso sceglie di guardare altrove. Si usano parole vaghe, si rimanda tutto a un “contesto”, si parla di “difesa” e di “equilibri”, ma intanto la gente continua a morire. Non prendere posizione in questi casi non è neutralità: è complicità. Non dire niente vuol dire accettare che accada ancora, ancora, e ancora.
Ci sono voci che si alzano, certo: cittadini, giornalisti, volontari epersone comuni che non riescono più a stare zitte. Ma chi ha davvero il potere di fermare tutto questo? I governi, le istituzioni internazionali. Ed è lì che il silenzio fa più male. È lì che manca il coraggio. Restare in silenzio davanti all’ingiustizia non è mai una scelta neutrale. È sempre una forma di abbandono. Oggi, più che mai, serve una politica che abbia il coraggio di guardare la verità, anche quando è scomoda. Perché il silenzio non salverà Gaza. Ma potrebbe condannare la nostra coscienza.
E noi, da che parte vogliamo stare?
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