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Scandalo parcheggi a Roma: indaga la Corte dei Conti. Perdite a sei zeri

Scandalo parcheggi a Roma: la Corte dei Conti indaga sulle possibili omissioni nelle concessioni dei parcheggiatori capitolini. Scopriamo insieme i dettagli di questa vicenda che sta tenendo banco nella capitale.
Una concessione ventennale, riporta il Messaggero, appalti rinviati di continuo e cifre potenzialmente a sei zeri che non sono mai finite nelle casse comunali.
La Corte dei Conti ha deciso di indagare sulle possibili omissioni che riguardano la regolamentazione delle concessioni alle associazioni di parcheggiatori capitolini, che l’amministrazione che, per anni, avrebbe “dimenticato” di regolamentare, nonostante diversi ammonimenti del Tar. Sarebbe successo, per esempio, nel II Municipio: in tre parcheggi a piazza Mancini, piazza Ankara e viale Pilsudski, fino a poco tempo fa gli automobilisti dovevano pagare 2,50 euro ad addetti che si presentavano con la pettorina e staccavano un tagliando.
Fanno parte dell’Aga, l’Associazione guardiamacchine autorizzati. In realtà, da più di un decennio l’amministrazione dovrebbe indire un nuovo bando: l’ultima concessione risale al 2004 e, almeno in teoria, avrebbe dovuto essere temporanea. Nella pratica, si è trasformata in un’autorizzazione ventennale, senza che nessuno si preoccupasse di prendere provvedimenti. A segnalare il caso sono stati gli agenti del comando Parioli della Polizia Municipale, che hanno chiesto spiegazioni al II Municipio, visto che, dai loro controlli, emergeva che l’attività di guardiamacchine stava avvenendo senza titoli.
Dal canto loro, i responsabili dell’Aga hanno spiegato di lavorare da anni sulla base di accordi con l’amministrazione, in attesa che venga indetta una gara d’appalto. Sul punto il dipartimento mobilità del Campidoglio ha sottolineato che la competenza, in questo caso, è dei Municipi. Una situazione che si verifica in tutta la Capitale – dove solo negli ultimi anni diversi municipi stanno prendendo provvedimenti – e sulla quale ora indagheranno i magistrati contabili. Sulla questione sono pendenti molteplici ricorsi davanti al Tribunale amministrativo, con l’Aga che chiede l’indizione delle gare di appalto e una regolamentazione della situazione.
La vicenda ricorda quella del parcheggio di via Fermo Ognibene di fronte all’ospedale Ifo di Mostacciano, dove la stessa Associazione di guardamacchine autorizzati avrebbe operato, apparentemente senza titolo. In questo caso la Corte dei conti aveva chiamato in causa sei ex dirigenti comunali e municipali, contestando loro di avere generato un danno erariale da 7 milioni 247mila euro: l’associazione avrebbe beneficiato a partire dal 2000 – ma per ragioni di prescrizione vengono considerati nell’inchiesta solo gli ultimi 5 anni, fino al 2022 – di un vuoto di potere amministrativo.
Visto che nessuno in municipio avrebbe formalizzato l’acquisizione dei 13mila metri quadri di parcheggio, nessuno avrebbe mai preteso da parte dell’associazione il pagamento di un canone di affitto. La cifra era stata quindi chiesta indietro agli ex direttori amministrativi del Municipio IX e all’ex direttore del dipartimento Patrimonio e politiche abitative. Dagli atti emergeva un rimpallo di responsabilità: nell’invito a dedurre il pm sottolineava che «i direttori del Municipio hanno sostenuto di non avere mai acquisito la competenza gestionale sulle particelle abusivamente occupate, in quanto le stesse non erano mai state formalmente consegnate dal dipartimento Patrimonio».
«Come associazione riuniamo i titolari di licenze comunali, si tratta di circa 258 licenze, rientriamo tra i mestieri ambulanti – spiega Liberato Mirenna, presidente Aga – nel 1992 quando il Comune di Roma ha voluto inserire i parcometri ha fatto una delibera, senza però regolamentare l’assegnazione dei parcheggi. Mentre attivavano i parcometri abbiamo continuato l’attività per circa un anno, il dipartimento ci faceva sanzionare dai vigili, ma i giudici di pace hanno dato ragione a noi. Abbiamo trovato un accordo nel 1992, dopo una serie di sentenze vinte: il Comune ha deciso che l’attività doveva essere decentrata nei parcheggi.Roma Parcheggi e la questione delle aree: Municipi inadempienti e ricorsi al Tar
La situazione dei parcheggi a Roma è stata oggetto di discussioni e contenziosi tra i guardiamacchine e i municipi per diversi anni. Dopo che il Comune ha autorizzato l’attività dei guardiamacchine nelle aree precedentemente designate, è stato stabilito che i municipi avrebbero dovuto affidare in concessione diretta nuove aree fino al 2007. Tuttavia, molti municipi non hanno adempiuto a tali disposizioni, portando a liti sindacali e ricorsi legali al Tar.
Nonostante le decisioni dei giudici che impongono ai municipi di individuare e assegnare le aree designate, molti di essi non hanno ancora emesso bandi pubblici per l’assegnazione. Questa situazione ha causato ulteriori ritardi e disagi per i guardiamacchine, i quali dovrebbero pagare una quota per ogni parcheggio senza poterne usufruire a causa della mancata assegnazione delle aree.
Questa situazione ha provocato tensioni e difficoltà per i lavoratori dei parcheggi a Roma, i quali sono stati costretti a mobilitarsi e a ricorrere ai mezzi legali per far valere i propri diritti. Nonostante gli accordi e le delibere emanate dal Comune, l’inadempienza da parte dei municipi ha creato un vuoto normativo che ha impedito ai lavoratori di operare in condizioni adeguate.
L’assorbimento di una parte dei guardiamacchine in Atac è stato un passo positivo, ma resta il problema dell’assegnazione delle aree da parte dei municipi, che continua a rappresentare un ostacolo al regolare svolgimento dell’attività dei parcheggiatori a Roma. La mancanza di adempimento da parte dei municipi ha generato disagi e incertezze per i lavoratori e ha reso necessaria l’azione legale come unico mezzo per ottenere giustizia e rispetto dei propri diritti.
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Arrestata “santona” a Ostia: prometteva di curare il cancro con l’ai

Arrestata “santona” a Ostia: prometteva di curare il cancro con l’ai, condannata a 9 anni. #Ostia #Truffa #Notizie
Una vicenda a dir poco incredibile si è verificata a Ostia, dove una falsa guaritrice, definita una vera e propria “santona”, è stata arrestata e condannata a nove anni di prigione. La donna era riuscita ad ingannare molte persone con la promessa di cure miracolose per il cancro, utilizzando presunti poteri spirituali e facendo affidamento sull’intelligenza artificiale.
L’arresto è avvenuto dopo un’indagine approfondita portata avanti dalle forze dell’ordine che hanno raccolto sufficienti prove contro di lei. “Una manipolazione del dolore altrui” è stata la definizione fornita dagli investigatori, i quali hanno sottolineato come la santona sfruttasse la disperazione delle sue vittime per estorcergli denaro.
La condanna è stata accolta con sollievo dalle vittime e dalle loro famiglie, molte delle quali si erano affidate a lei nella speranza di trovare una cura impossibile. “Una giustizia attesa da tempo”, ha commentato uno dei parenti delle vittime, esprimendo il sentimento comune di chi ha subito questo inganno.
Sebbene la sentenza rappresenti un’importante vittoria, resta la ferita aperta per chi ha vissuto questo dramma. La vicenda solleva interrogativi importanti sull’influenza e le possibilità di frode legate all’uso dell’intelligenza artificiale in ambiti così delicati.
Le autorità continuano a fare appelli alla popolazione affinché resti vigile e diffidente nei confronti di chi promette cure miracolose. Questa storia tragica è un monito su quanto sia essenziale verificare sempre la validità delle informazioni e delle pratiche mediche proposte.
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Orban e il Tango con l’Ue: Un Ballo a Passi di Attrito e Diplomazia

Accordo storico o resa? I dazi tra USA e UE accendono il dibattito. 🌍🤔 #Trump #VonDerLeyen #Orban
C’è chi celebra l’accordo come un “enorme” traguardo, frutto di un “duro negoziato”, e chi invece, come il primo ministro ungherese Viktor Orban, lo vede come una “debolezza commerciale” dell’Unione Europea. “Donald Trump non ha raggiunto un accordo con Ursula von der Leyen, ma piuttosto si è mangiato la presidente della Commissione europea a colazione.” – Un commento pungente per sottolineare la forza di Trump rispetto alla presidente della Commissione.
Orban, notoriamente critico verso Bruxelles, non ha risparmiato le sue parole dure, affermando il suo disappunto per il nuovo impegno dell’UE di acquistare armi ed energia dagli Stati Uniti per circa 750 miliardi di dollari in tre anni. L’accordo, che fissa nuovi dazi al 15% a partire dal primo agosto, esclude materiali come acciaio e alluminio, i cui dazi rimangono al 50%.
“Trump è un negoziatore dei pesi massimi, von der Leyen dei pesi piuma”, ha aggiunto Orban, insistendo sul fatto che nonostante i tentativi di presentarlo come un successo, questo accordo non sarebbe stato positivo per l’Europa. Il leader ungherese ha chiarito che l’Ungheria si tirerà fuori dall’UE se i “vantaggi supereranno gli svantaggi”.
La metafora di Orban non passa inosservata, concludendo che l’accordo con gli Stati Uniti risulti “peggiore” di quello ottenuto dal Regno Unito. La tensione tra il mantenimento dell’alleanza atlantica e gli interessi europei continua ad alimentare il dibattito politico. Resta da vedere come l’unione gestirà queste divisioni in futuro.
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