Attualità
Heaven’s Kitchen: Mangiare senza piatti per combattere gli sprechi alimentari

Un’esperienza unica a Stoccarda
Heaven’s Kitchen, situato a Stoccarda, Germania, offre ai suoi clienti un’esperienza culinaria decisamente unica. Il ristorante, gestito dalla chef Tanja Goldstein, si distingue per il suo menù interamente vegano servito in un modo innovativo: direttamente sui tavoli, senza piatti.
Il concetto di Heaven’s 7 Senses
Il famoso menù vegano del ristorante è chiamato Heaven’s 7 Senses e ha catturato l’attenzione su diverse piattaforme social. La caratteristica che rende questo menù speciale è la sua presentazione: le pietanze vengono servite su carta da forno compostabile, eliminando completamente l’uso dei tradizionali piatti. Il personale del ristorante sposta gli alimenti dai carrelli direttamente sui tavoli, offrendo ai clienti un’esperienza sensoriale unica.
Riduzione degli sprechi
Questa scelta di non utilizzare piatti è parte integrante della filosofia del ristorante. Heaven’s Kitchen mira a ridurre gli sprechi alimentari e dimostrare che anche un menù vegano può essere delizioso e appagante. Secondo il ristorante, grazie a questa pratica, riescono a ridurre gli scarti alimentari del 40% e risparmiare circa 20mila litri d’acqua ogni anno. Inoltre, tutti i cibi sono preparati al momento, garantendo freschezza e qualità.
Motivazioni pratiche e ambientali
Oltre agli aspetti ambientali, c’è anche una motivazione pratica dietro la scelta di non utilizzare piatti. La cucina, infatti, è di dimensioni ridotte, e questo metodo permette una gestione più efficiente della preparazione e distribuzione dei pasti, riducendo ulteriormente gli sprechi.
Reazioni dei clienti
La reazione dei clienti è generalmente positiva; molti sono entusiasti dell’innovativa esperienza. Tuttavia, non mancano le sorprese e anche alcuni scetticismi da parte di chi non ha ancora provato il concetto di Heaven’s 7 Senses. Il ristorante ha visto commenti sia entusiastici che critici sui social media, ma l’idea continua a guadagnare popolarità.
Innovazioni nel settore ristorativo
In parallelo, altre iniziative gastronomiche continuano a emergere, come un ristorante itinerante senza pareti e con lunghi tavoli, che scompare ogni notte. Questa proposta crea un’aura di mistero e novità, attirando gli appassionati di esperienze culinarie non convenzionali.
Per altre informazioni, visita la [Fonte](https://www.fanpage.it/stile-e-trend/viaggi/dove-si-trova-il-ristorante-senza-piatti-in-cui-si-mangia-sul-tavolo-per-combattere-gli-sprechi/).
Attualità
Transfobia dopo il Pride: un’aggressione che svela l’altra faccia di Roma
Attualità
La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.
È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.
Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.
Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.
Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.
In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.
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