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Rischio Città Fantasma entro il 2100: Un Futuro di Crollo Demografico e Sfide Infrastrutturali

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Rischio Città Fantasma entro il 2100: Un Futuro di Crollo Demografico e Sfide Infrastrutturali

Previsioni di Spopolamento: Molte Città Americane a Rischio

Uno studio recente condotto dai ricercatori dell’Università dell’Illinois ha messo in luce un possibile scenario inquietante per il futuro delle città americane. Analizzando i dati del censimento della popolazione statunitense degli ultimi 20 anni in 24.000 città, e applicando queste tendenze a cinque variabili climatiche future, i ricercatori prevedono che circa metà delle 30.000 città statunitensi potrebbero vedere un significativo spopolamento entro il 2100.

Implicazioni Sociali, Economiche e Ambientali

Il calo demografico previsto dallo studio, pubblicato su Nature, suggerisce che molte città potrebbero trasformarsi in vere e proprie città fantasma. Questo scenario comporta gravi conseguenze per i servizi di base, come trasporti, fornitura di acqua pulita, elettricità e accesso a Internet. Secondo i dati, il 64% delle città statunitensi potrebbe subire una riduzione della popolazione tra il 12% e il 23%.

Sfide per le Infrastrutture e la Pianificazione Urbana

Lo spopolamento comporterebbe non solo il deterioramento delle infrastrutture esistenti, ma anche la necessità di rivedere radicalmente la pianificazione urbana. La gestione dei rifiuti solidi, la fornitura di alloggi a prezzi accessibili e l’offerta di alternative di viaggio sono solo alcune delle sfide che potrebbero emergere. Gli esperti sottolineano che l’attuale modello di pianificazione urbana, basato sulla crescita continua, dovrà essere rivisto per adattarsi alla nuova realtà demografica.

I Futuri Cambiamenti Demografici negli Stati Uniti

La ricerca suggerisce che, entro il 2100, tutti gli Stati americani, ad eccezione del Distretto della Columbia e delle Hawaii, dovranno affrontare una significativa riduzione della popolazione. Le regioni del nord-est e del Midwest potrebbero essere le più colpite, mentre Stati come il Texas e lo Utah, attualmente in fase di boom demografico, vedranno una flessione nei numeri della popolazione. Gli esperti raccomandano di iniziare immediatamente a rivedere le infrastrutture per prepararsi a questi cambiamenti demografici imminenti.

Conclusioni

In sintesi, il futuro delle città americane potrebbe essere segnato da un significativo calo demografico, con conseguenze gravi per la loro sostenibilità e funzionalità. Una pianificazione urbana proattiva e lungimirante sarà essenziale per affrontare le sfide che si prospettano all’orizzonte.

# Fonte: [Fanpage](https://www.fanpage.it/innovazione/tecnologia/entro-il-2100-il-mondo-sara-pieno-di-citta-fantasma-lo-studio-che-mostra-un-futuro-di-deserti)

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Transfobia dopo il Pride: un’aggressione che svela l’altra faccia di Roma

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Transfobia dopo il Pride: un’aggressione che svela l’altra faccia di Roma

Mentre le strade di Roma risuonavano ancora di musica, canti e slogan del Pride, un episodio vergognoso ha ricordato a tutti quanto sia ancora lunga la strada verso una reale inclusione: sabato 14 giugno, intorno alle 19:40, subito dopo la fine del Roma Pride, che ha visto la partecipazione di oltre 200.000 persone, una donna trans è stata aggredita nei pressi della stazione Laurentina della linea B della metropolitana.

Secondo quanto denunciato da Gay Help Line, la vittima è stata bersagliata da insulti transfobici e poi inseguita da un uomo. Le frasi urlate “Frocio!”, “Si vede che sei un uomo!” sono lo specchio di un odio che continua a diffondersi nella nostra società, anche quando i riflettori delle grandi manifestazioni si spengono. Fortunatamente, alcuni passanti sono intervenuti, permettendo alla donna di mettersi in salvo su un autobus.

Il servizio di supporto Gay Help Line, che ha ricevuto la segnalazione attraverso il numero verde 800 713 713, lancia ora un appello a chiunque fosse presente in quel momento alla fermata: servono testimonianze, immagini, qualunque elemento possa aiutare a identificare l’aggressore.

In una città che poche ore prima celebrava l’amore, la libertà e la diversità, è inaccettabile che un’aggressione del genere possa accadere in pieno giorno, in un luogo pubblico, tra l’indifferenza di molti.

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La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

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La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.

È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.

Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.

Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.

Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.

In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.

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