Attualità
Tredicenne perde la vita in un incidente con idromassaggio: difficoltà nel trovare il pulsante di spegnimento.

Un tragico incidente presso l’hotel di Sperlonga ha visto la morte di una tredicenne risucchiata dall’idromassaggio della piscina, una situazione che poteva potenzialmente essere evitata. Un dipendente dell’hotel ha rivelato durante una testimonianza che il pulsante di spegnimento dell’idromassaggio era introvabile, contribuendo così alla perdita di secondi preziosi che avrebbero potuto salvare la giovane vita. L’impossibilità di localizzare il pulsante di arresto si è rivelata fatale, soprattutto considerando l’assenza della grata di sicurezza nell’impianto.
Le accuse nel processo
Per la morte della tredicenne, tre uomini sono stati accusati di omicidio colposo e ora sono al centro di un processo giudiziario. Mauro Di Martino, il rappresentante legale della società che gestisce l’hotel, Francesco Saverio Emini, l’ex proprietario dell’albergo, ed Ermanno Corpolongo, il responsabile della realizzazione dell’impianto di aspirazione, sono al centro delle indagini. Sono chiamati a rispondere del tragico incidente e delle mancanze nella sicurezza dell’impianto che hanno portato alla morte della giovane.
La dinamica dei fatti
La tragica vicenda risale all’estate di sei anni fa, quando la tredicenne era in vacanza con la famiglia a Sperlonga. Mentre era in piscina, la ragazza è stata risucchiata dal bocchettone della vasca idromassaggio a causa di un malfunzionamento dell’impianto. Nonostante i primi soccorsi forniti da due turisti presenti sulla scena, seguiti dall’intervento delle unità sanitarie, la giovane è stata trasportata d’urgenza al Policlinico Agostino Gemelli di Roma tramite eliambulanza, ma purtroppo non è sopravvissuta. Questo evento sottolinea l’importanza cruciale delle misure di sicurezza e della manutenzione adeguata degli impianti ricettivi per prevenire incidenti simili in futuro.
Attualità
Ladri derubano rider di telefono, soldi e moto mentre lavora: seconda volta in 24 ore

RiderSottoAttacco Un rider di Roma derubato per la seconda volta in sole 24 ore – scopri i dettagli di questa inquietante escalation di crimini urbani!
Immaginate di essere in sella alla vostra moto, consegnando cibo per le strade affollate, quando improvvisamente vi ritrovate senza telefono, soldi e mezzo di trasporto: è esattamente ciò che è accaduto a un rider nella capitale, in un doppio episodio che sta facendo discutere e che solleva interrogativi sulla sicurezza dei lavoratori in prima linea. Secondo quanto emerso, il primo furto ha colpito il rider mentre era impegnato in una consegna, con i ladri che hanno agito rapidamente per sottrargli beni essenziali, lasciando lui e i suoi colleghi in allerta.
La sequenza degli eventi
Gli incidenti si sono verificati in rapida successione, con il secondo furto che ha ripreso lo stesso modus operandi: ladri che approfittano della vulnerabilità dei rider durante il lavoro. Fonti locali riportano che il rider, già scosso dal primo episodio, è stato preso di mira di nuovo, alimentando paure diffuse tra chi opera nelle consegne a domicilio.Le implicazioni per la sicurezza
Questa serie di furti non è solo un caso isolato, ma un segnale preoccupante per la comunità dei rider, che ogni giorno affronta rischi per le strade. Esperti del settore stanno monitorando la situazione, chiedendosi se misure più stringenti possano prevenire simili episodi in futuro – e tu, cosa ne pensi di questa onda di crimini?
Attualità
Dall’assalto ai fiori, ai selfie davanti il Papa morto. Il trionfo dell’apparire

Come è triste questa vita fatta di immagine, apparenza e superficialità.
I tempi cambiano, ma forse in peggio. La morte di Papa Francesco è l’emblema più lampante di come nemmeno la fede cristiana sia riuscita ad arginare lo strapotere dei social.
Rubare i fiori da piazza San Pietro come souvenir il giorno della annuncio della morte del sommo pontefice, prendersi la copia dell’osservatore Romano e rivenderla online a 500 euro e infine farsi i selfie davanti la salma di Papa Francesco, sono un segno inequivocabile che adesso tutto va condiviso e annunciato sui social network.
Alla fine anche lucrare sulle disgrazie altrui, per prendere qualche like in più, non è poi così male, soprattutto se questo serve per far salire il cima all’algoritmo il proprio profilo social.
Nella società dell’iperdemocrazia mascherata, dove il politicamente corretto è l’undicesimo comandamento e nessuno può mettere più dei paletti alla moralità altrui, la cultura, la moralità e la dignità umana si trovano in forte difficoltà.
Alla ricerca di una guida politica e spirituale che non sia quella dei social e del profitto a tutti i costi, non ci resta che lottare affinché la. vita umana non diventi una passarella dove vince chi prende più like.
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