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Cronaca

Dopo una lunga agonia Thomas muore. Odontoiatra a processo

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Dopo una lunga agonia Thomas muore. Odontoiatra a processo

È stato rinviato a giudizio ieri dal giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Roma, Francesco Patrone, perché aveva diagnosticato al suo paziente una banale gengivite, dovuta a una scorretta igiene orale, invece di un melanoma.

Il dentista romano Marco I. ora dovrà affrontare un processo con l’accusa di omicidio colposo, mentre Thomas Nuovo, dopo una lunga agonia, il 15 dicembre 2020 è morto all’età di 44 anni lasciando senza un padre due bambini di un anno e mezzo e 4 anni.

I FATTI

La via crucis di Thomas ha inizio il 4 aprile 2018, il giorno in cui si reca nello studio odontoiatrico a Sud di Roma, lamentando di aver un fastidio dovuto a un piccolo rigonfiamento tra i denti. Il dottore fa subito la diagnosi: sostiene che la lesione gengivale sia riconducibile a un’infiammazione dovuta a una non adeguata igiene orale. Per sconfiggere questa presunta infiammazione, il dentista consiglia al suo paziente un programma di pulizia dentale che viene calendarizzato.

Così torna il 26 aprile per un secondo trattamento, poi il 18 giugno per una terza igiene orale. In quella data, visto il persistere della lesione, gli viene fatta anche una radiografia con esito negativo. Il 30 luglio, dopo un peggioramento del rigonfiamento, viene sottoposto alla quarta seduta di pulizia dentale. A quel punto la stessa igienista sospetta che si tratti di un tumore, tanto da riportarlo nella cartella del paziente; anche se poi, al momento del sequestro del diario clinico da parte dei carabinieri del Nas nel settembre del 2021, questa nota non è stata ritrovata.

GLI ESAMI

Nonostante il parere della sua collega, l’imputato non ravvisa la necessità di effettuare altri accertamenti diagnostici e invita il paziente a monitorare “fotograficamente” la situazione, per poi tornare a fare una visita dopo le vacanze estive. Il primo ottobre viene sottoposto a una nuova radiografia, al termine della quale il dentista esclude la presenza di una lesione neoplastica. Così, nei mesi a seguire, nonostante la progressiva estensione della tumefazione, continua a calendarizzare semplici sedute di igiene orale.

Questo fino al 19 dicembre, quando decide di effettuare un’escissione della lesione tramite il laser, senza poi procedere però all’analisi istologica del campione e senza far firmare il consenso informato a Nuovo. Solo il 18 gennaio del 2019, in occasione della visita di controllo post intervento, avendo constatato che l’edema si era esteso anche ai denti limitrofi, il dentista lo invita a recarsi alla clinica odontoiatrica del Policlinico Umberto I. Tre giorni dopo gli viene fatta una biopsia e dall’esame istologico risulta che ha un melanoma. A quel punto, inizia un lungo calvario fatto di quattro interventi chirurgici, radioterapia e immunoterapia. Tutto inutile, Thomas dopo grandi sofferenze e nonostante la totale dedizione della sua famiglia nell’assisterlo nelle cure, morirà il 15 dicembre 2020.

LE INDAGINI

Secondo il pm Vincenzo Barba, che ha coordinato le indagini, il dottore Marco I. avrebbe cagionato la morte del 44enne romano «per colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia», «in particolare – si legge nel capo di imputazione – diagnosticando una gengivite dovuta a un’errata igiene orale (valutazione questa inizialmente plausibile), in assenza di una regressione della patologia nei tempi indicati in letteratura medica odontoiatrica (circa 15-21 giorni), a fronte del quadro sintomatico perdurante», non avrebbe disposto accertamenti cito-istologici, «che, qualora eseguiti tempestivamente, avrebbero rilevato con sensibile anticipo la natura maligna della patologia da cui Thomas Nuovo era affetto, così impedendo che sopravvivesse, rispetto alla data del decesso, per un lasso di tempo apprezzabile e significativo».

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Auto finisce in fontana a Casalpalocco: conducente illesa, forse per distrazione

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Auto finisce in fontana a Casalpalocco: conducente illesa, forse per distrazione

HaiMaiVistoUnAutoInFontana 😲? Una donna di 56 anni finisce con la sua Toyota Yaris in una fontana di Roma, in una scena da film che lascia tutti a bocca aperta! #IncidenteBizzarro #RomaCuriosità

La Scena Incredibile dell’Incidente

Immaginate di svegliarvi all’alba e scoprire una macchina immersa nell’acqua di una fontana: è esattamente ciò che hanno trovato gli agenti della polizia locale di Roma. La Toyota Yaris era bloccata nella vasca della fontana di Casalpalocco, all’incrocio tra via Eschilo e piazza Fonte degli Acilii, con lo sportello spalancato. La conducente, una donna di 56 anni, era già fuori, dolorante ma fortunatamente senza ferite serie, e è stata subito portata in ospedale in codice giallo.

Come È Successo Questo Sconvolgente Episodio?

L’incidente è avvenuto intorno alle 6 del mattino del 22 aprile in via Eschilo, una strada chiave nei quartieri residenziali di Casalpalocco e Axa, che collega al centro di Roma. Gli agenti stanno ricostruendo i dettagli: l’auto avrebbe urtato il parapetto della rotonda, slittato sull’erba, colpito il bordo della vasca e infine precipitato dentro, senza rovesciarsi. Le telecamere della zona potrebbero rivelare tutto, e secondo le prime ipotesi, un guasto meccanico potrebbe essere il colpevole.

Non È la Prima Volta: Una Serie di Misteri Stradali

Ma ecco il colpo di scena: non si tratta di un evento isolato! La donna, nonostante il caos, ha persino provato a manovrare l’auto all’interno della fontana per uscire senza bagnarsi, prima dell’arrivo dei soccorsi. Eppure, incidenti del genere sono già successi in queste rotonde, nonostante i parapetti e le protezioni, lasciando tutti a chiedersi: cosa sta succedendo sulle strade di Roma? 😱

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Arresti nella Curva Sud della Roma. Operazione della Polizia

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Arresti nella Curva Sud della Roma. Operazione della Polizia

La polizia ha arrestato 3 esponenti della Curva Sud della Roma.

Nella mattinata odierna, all’esito di una articolata e complessa attività di indagine condotta dalla Polizia di Stato e coordinata dalla locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, la DIGOS e la SQUADRA MOBILE della Questura di Roma hanno eseguito l’Ordine di esecuzione di Ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere, emessa dal Tribunale Ordinario di Roma – Sezione GIP, a carico di tre esponenti del sodalizio ultras romanista “Gruppo Quadraro”, che occupa la parte centrale del secondo anello della Curva Sud dello Stadio Olimpico.

Due degli indagati sono stati rintracciati presso le proprie abitazioni e sottoposti a perquisizione personale e domiciliare ex art. 352 co. 2 c.p.p., mentre un terzo soggetto era già detenuto per altra causa ed il provvedimento è stato notificato presso la Casa Circondariale presso cui è ristretto.

Tutti gli indagati – già sottoposti ad interrogatorio preventivo ex art. 291 co. 1 quater c.p.p. il 7 aprile u.s., quando si sono avvalsi della facoltà di non rispondere – sono ritenuti responsabili del reato di cui agli articoli 61 nr. 11-sespties c.p. e 73, co. 1 d.P.R. 309/1990, due di loro anche con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, poiché, in concorso tra loro e con altri soggetti, illecitamente effettuavano numerose cessioni di sostanza stupefacente del tipo cocaina in occasione degli incontri di calcio casalinghi disputati dalla società A.S. Roma presso i bagni della Curva Sud dello Stadio Olimpico fino a maggio 2024.

Le indagini, condotte dalla DIGOS, hanno interessato numerosi incontri di calcio disputati dalla squadra giallorossa allo Stadio Olimpico nel corso del Campionato di Serie A 2024/2025, a partire da gennaio 2024.

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