Cronaca
Ipotesi su basista in possesso delle chiavi: le avrebbe usate per agevolare i ladri nell’ingresso.

Nella notte tra venerdì e sabato, un furto lampo di appena pochi minuti ha colpito la boutique della prestigiosa maison Valentino a Piazza di Spagna. Un colpo che ricorda il modus operandi del furto avvenuto qualche mese fa presso la gioielleria Bulgari di via Dei Condotti. Gli autori del furto, si presume almeno tre individui, hanno portato via trenta borse di piccola taglia e alcuni accessori, per un valore complessivo stimato di almeno 140 mila euro. La refurtiva, facilmente occultabile in borsoni e zaini, è già candidata ad essere venduta nel mercato illegale. Nonostante l’allarme della boutique abbia suonato, portando sul posto le volanti della polizia e il vice direttore, non sono stati riscontrati segni di effrazione né all’ingresso principale né alla porta secondaria.
LE INDAGINI
Le investigazioni, in mano al commissariato Trevi, si concentrano sulla possibilità di un complice interno, forse un basista che potrebbe aver fornito le chiavi ai ladri. Questa teoria, tuttavia, si contrappone al fatto che l’allarme si è attivato, con il segnale proveniente dalle sale della boutique e non dall’apertura delle porte. Un enigma che complica il quadro investigativo e suggerisce un piano più elaborato da parte dei malviventi. Le videocamere di sorveglianza potrebbero rivelarsi fondamentali per identificare i ladri, i quali hanno agito con il volto coperto e le impronte accuratamente protette. Le autorità sperano che l’analisi approfondita possa condurre all’identificazione di almeno uno dei coinvolti.
I POSSIBILI ACCESSI
L’edificio che ospita la boutique Valentino è sede di diversi bed & breakfast che comunicano ai clienti codici d’accesso digitali. Uno stratagemma che i ladri potrebbero aver sfruttato prendendo una stanza nei giorni precedenti al furto, ottenendo così i codici necessari. La polizia sta quindi esaminando gli elenchi dei clienti degli alloggi circostanti. Sebbene la vicinanza geografica leghi il furto alla boutique Valentino con quello accaduto alla gioielleria Bulgari, le modalità sembrano differire completamente. Il contesto dei furti di lusso rimane un fenomeno attuale nella Capitale, come dimostra il precedente colpo alla maison Fendi.
Cronaca
Il terrore di un incontro inaspettato con uno straniero e il bracciale scomparso

Hai mai immaginato un incubo notturno in una strada deserta di Roma? #FurtoNotturnoRoma
Il terrore alla fermata del bus
Immagina di aspettare l’autobus in una notte buia e solitaria, nel cuore del quartiere Esquilino: è qui che Giulia, una giovane romana di 26 anni, ha vissuto un’esperienza da brividi. Era mezzanotte e mezza quando l’uomo è apparso dal nulla, approfittando della strada vuota e del ritardo dell’autobus. Con Google Maps che indicava ancora qualche minuto d’attesa, Giulia era distratta dal suo cellulare, ma l’ansia ha presto lasciato spazio al panico.
L’incontro inaspettato e l’assalto improvviso
Lo sconosciuto, con un’aria trasandata e un cappuccio calato sul viso, si è avvicinato con modi arroganti e ha iniziato a fare commenti sgraditi. Quando Giulia ha provato a ignorarlo, la situazione è precipitata: l’uomo l’ha afferrata per un braccio, scatenando una colluttazione. In quel caos, ha notato il bracciale al suo polso e, con un gesto rapido, gliel’ha strappato prima di scappare via nella notte. Un gesto audace che lascia tutti a chiedersi: quante altre storie come questa si nascondono nelle ombre della città?
Le conseguenze e le paure della vittima
Poco dopo, l’autobus è arrivato, ma Giulia era già sotto shock per l’accaduto. “Non prenderò più il bus per un po’”, ha confessato, optando per alternative più sicure come un Uber, proprio come fanno le sue amiche. Il bracciale rubato? Non era neanche di valore, solo bigiotteria dorata, il che rende l’episodio ancora più frustrante. Ma chi è quest’uomo e quali pericoli reali si celano dietro l’angolo? Una storia che ti farà riflettere due volte prima di uscire da solo di notte.
Cronaca
Museo di Roma in Trastevere: Tina Modotti e la fotografia come militanza

Hai mai sfogliato le pagine di una vita più misteriosa e avventurosa di quella di Tina Modotti, la fotografa che ha catturato rivoluzioni e segreti? #Fotografia #StorieNascoste #ArteRibelle
La vita di una donna tra ombre e rivoluzoni
Tina Modotti, nata a Udine nel 1896, ha vissuto una esistenza che sembra uscita da un romanzo d’avventura. Figlia di operai, ha iniziato a lavorare a soli dodici anni, emigrato a San Francisco da adolescente e reinventandosi come modella e attrice nel cinema muto. Ma il suo vero destino l’ha portata a diventare una fotografa militante nel Partito Comunista Messicano, combattendo in Spagna durante la Guerra Civile. Espulsa nel 1930 per motivi politici, ha vissuto gli ultimi anni sotto falso nome a Città del Messico, morendo a soli quarantasei anni. Ora, le sue sessanta fotografie più emblematiche sono esposte nella mostra “Una vita fra due mondi” al Museo di Roma in Trastevere, fino al 21 settembre – preparati a scoprire i segreti che nascondono!
Le foto che incantano e rivelano il mondo
Al primo piano del Museo, tra le sale, emergono le immagini più celebri di Modotti, dove l’impegno politico si trasforma in eleganti capolavori. Non perderti l’iconica “Donna con bandiera” del 1928: una figura femminile che avanza con una dignità mozzafiato, avvolta dalla bandiera che ondeggia al vento – un simbolo che ha segnato la fotografia del Novecento. Prima di dedicarsi alle lotte, però, Modotti catturava la purezza della natura: pensate alle “Calle” o al “Vaso di gerani” del 1924, dove il bianco e nero cristallizza geometrie ipnotiche. O ancora, le linee rigorose di “Canna da zucchero” e “Pali del telefono” del 1925, che ti faranno interrogarti su come un semplice scatto possa raccontare così tanto.Dal nudo sensuale alle lotte operaie: un’evoluzione da brividi
Nel 1923, Tina lasciò Los Angeles per seguire il fotografo Edward Weston a Città del Messico, passando da modella per foto di nudo a sua allieva. Qui, ha sviluppato uno stile unico: ravvicinato, attento ai dettagli, che trasforma nature morte e ritratti umani in opere potenti. Immagina “Mani di lavandaia” o “Mani che riposano su una vanga”, i primi passi verso scatti che denunciano il mondo del lavoro. Presto, contadini in corteo, donne indigenti, operai e bambini diventano i protagonisti assoluti, trasformando le sue foto in veri manifesti politici. Chissà quali storie si celano dietro ogni inquadratura?
Il reportage che potrebbe cambiare la tua prospettiva
Fra il giugno e l’ottobre del 1929, Tina soggiornò a Tehuantepec, in Messico, creando un reportage mozzafiato sulle donne tehuane. Vestite con abiti e gioielli tradizionali, appaiono in un contesto matriarcale che sfida le convenzioni – il suo ultimo lavoro prima dell’espulsione. Queste immagini, provenienti dalla Collezione della Fototeca dell’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia di Pachuca Hidalgo, includono 94 scatti realizzati tra il 1923 e il 1930. Donati da Carlos Vidali, figlio dell’ultimo compagno di Tina, Vittorio Vidali, raccontano una storia di amore e battaglie condivise in Spagna. Ma attenzione: alla sua morte per infarto, accuse di omicidio hanno avvolto Vidali in un alone di mistero, con Pablo Neruda che difese la sua memoria in un epitaffio emozionante.
Dove vivere l’avventura di persona
Al Museo di Roma in Trastevere, in piazza di S. Egidio, la mostra ti aspetta da martedì a domenica, dalle 10 alle 20, con un biglietto di 12 euro. Non è solo un’esposizione: è un viaggio nei segreti di una vita che ti terrà incollato fino all’ultima foto!
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