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Condanna per l’amministratore delegato della ditta dopo il incidente mortale in scooter contro un cartellone abusivo

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Condanna per l’amministratore delegato della ditta dopo il incidente mortale in scooter contro un cartellone abusivo

Un amministratore delegato della Pes è stato condannato a due anni e sei mesi di reclusione per omicidio colposo, a seguito della tragica morte di due giovani in uno schianto avvenuto a Roma. L’incidente ha avuto luogo la notte del 2 novembre 2011, quando Enis Kraja, trent’anni, e Iana Dogot, ventinove anni, si sono schiantati in scooter contro un cartellone abusivo in via Tuscolana.

La condanna è stata emessa in primo grado, riconoscendo la responsabilità dell’amministratore delegato della Pes, Salvatore Accetta, per la gestione del cartellone che ha provocato l’incidente mortale. Accetta, all’epoca dei fatti, era alla guida della società di pubblicità. Il giudice ha invece assolto gli altri due imputati, accogliendo la richiesta del pubblico ministero, che ha chiesto l’assoluzione per Francesco Paciello, all’epoca dirigente in carica, “per non aver commesso il fatto”.

Secondo quanto riportato, la polizia locale di Roma Capitale aveva già multato la società proprietaria del cartellone per affissione abusiva nove mesi prima dell’incidente. I funzionari del Comune, però, non avevano proceduto alla rimozione del cartellone. La Procura della Repubblica ha sottolineato che, al momento della tragedia, il dirigente Paciello aveva a disposizione solo 800 euro a bilancio, somma insufficiente per rimuovere le pubblicità abusive presenti in tutta la città.

Le indagini sull’incidente, avviate nel 2014, avevano inizialmente portato a una richiesta di archiviazione da parte della Procura, ma il giudice delle indagini preliminari ha respinto tale richiesta, ordinando indagini più approfondite. La notte fatale, Kraja e Dogot stavano percorrendo via Tuscolana quando sono andati a collidere con il cartellone pubblicitario, non lasciando scampo ai due giovani.

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Coppa Italia, caos allo stadio: Tifosi del Milan devastano Curva Sud e insultano i romanisti come “figli del Vesuvio”

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Coppa Italia, caos allo stadio: Tifosi del Milan devastano Curva Sud e insultano i romanisti come “figli del Vesuvio”

Hai visto cosa succede quando la passione per il calcio sfocia in caos puro? #CoppaItalia #TifosiInFuria #VandalismoStadio

In una serata che avrebbe dovuto celebrare il calcio italiano, la Curva Sud dello stadio è stata protagonista di un episodio sconcertante: tifosi del Milan accusati di averla vandalizzata, scatenando reazioni accese tra i sostenitori della Roma. Immagina la scena, con cori e slogan che riecheggiano nell’aria, e al centro di tutto, la frase “figli del Vesuvio” urlata come una sfida aperta. Questo incidente ha acceso i riflettori su tensioni che vanno oltre il semplice match, lasciando tutti a chiedersi fino a che punto arriverà l’odio tra curve rivali.

La Notte del Caos

L’episodio si è verificato durante gli scontri della Coppa Italia, dove il clima è rapidamente degenerato in atti di vandalismo. Testimoni oculari hanno descritto scene di oggetti lanciati e danni alle strutture, con i tifosi del Milan al centro delle accuse. È un capitolo che ricorda come il calcio possa trasformarsi in un’arena di emozioni incontrollate.

Reazioni dai Social e Slogan Iconici

“Figli del Vesuvio” è diventato l’hashtag del momento sui social, con romanisti che lo hanno usato per rispondere alle provocazioni. Questi scambi hanno amplificato lo scandalo online, attirando l’attenzione di fan e esperti, mentre tutti si interrogano su come prevenire simili episodi in futuro.

Le indagini sono in corso per chiarire i dettagli, ma una cosa è certa: questo evento potrebbe cambiare per sempre il modo in cui viviamo le partite dal vivo. Quali saranno le prossime mosse? La tensione resta alta, e il mondo del calcio italiano è più acceso che mai.

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Omicidio nel bosco: Abdelkrim Cheheb abbattuto da due spari a collo e petto

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Omicidio nel bosco: Abdelkrim Cheheb abbattuto da due spari a collo e petto

SconvolgenteMisteroNelBosco Hai mai immaginato cosa potrebbe nascondere un bosco apparentemente tranquillo, dove un uomo è stato trovato senza vita in circostanze che hanno lasciato tutti senza parole?

Nel cuore di una foresta italiana, il corpo di Abdelkrim Cheheb è stato scoperto in un contesto che ha immediatamente catturato l’attenzione delle autorità e dell’opinione pubblica, scatenando curiosità su un possibile crimine che potrebbe nascondere colpi di scena inaspettati. L’autopsia ha rivelato dettagli che fanno sorgere più domande che risposte, alimentando teorie e speculazioni sui motivi dietro a questo tragico evento.

Le scoperte iniziali

Le prime indagini hanno portato alla luce elementi che fanno drizzare i capelli: “ucciso da due spari a collo e petto”, come emerso dai rapporti ufficiali, suggerendo un atto premeditato e misterioso che potrebbe coinvolgere reti nascoste o vendette inaspettate. Le forze dell’ordine sono al lavoro per ricostruire gli ultimi movimenti della vittima, lasciando spazio a ipotesi intriganti su legami oscuri.

Le domande che tormentano gli inquirenti

Mentre le autorità setacciano la zona alla ricerca di indizi, la comunità locale è in fermento, chiedendosi chi potrebbe aver orchestrato un fatto del genere e quali segreti emergeranno dalle indagini. Con ogni nuovo dettaglio, il caso si infittisce, promettendo rivelazioni che potrebbero cambiare tutto – non perderti gli aggiornamenti su questa storia che sta catturando l’immaginazione di tutti.

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