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Cronaca

Boss della coca di Roma detenuto, Alessio Capogna percepiva il reddito Inps. Nei guai anche la moglie: ricevuti 35mila euro

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Boss della coca di Roma detenuto, Alessio Capogna percepiva il reddito Inps. Nei guai anche la moglie: ricevuti 35mila euro

Un boss della coca e sua moglie truffano lo Stato con il reddito di cittadinanza mentre sono in carcere. Alessio Capogna, 32 anni, e la consorte beccati a percepire 36mila euro di sussidio. #RedditoDiCittadinanza #Truffe #MalaRomana

Boss della Cocaina Incassa Reddito di Cittadinanza: “Furbetti” in Gabbia!

In un colpo di scena che sembra uscito da una commedia nerissima, un giovane boss della mala romana e sua moglie sono finiti nel mirino della giustizia per aver incassato illecitamente il reddito di cittadinanza. Alessio Capogna, 32 anni, cugino di quei “pentiti” che hanno fatto cantare gli inquirenti, e la sua dolce metà di 36 anni, hanno giocato al lotto con i soldi pubblici. Ma ecco la ciliegina: lo hanno fatto mentre erano dietro le sbarre! Se non è ironia della sorte, cos’è? Questa storia, che puzza di scandalo a chilometri di distanza, sta già facendo il giro dei social, con meme e commenti che non risparmiano nessuno.

I Protagonisti del Far West Romano

Alessio Capogna, rampollo di una famiglia che nella mala romana è sinonimo di guai, è accusato di essere il capo di una rete di spaccio sgominata di recente. I carabinieri di Roma Centro lo descrivono come il reuccio della cocaina, che riforniva le zone calde della movida da San Basilio. Sua moglie, che evidentemente ha deciso di condividere più che l’anello nuziale, è coinvolta nello stesso pasticcio. Capogna è cugino dei fratelli Fabrizio e Simone, quei collaboratori di giustizia che hanno rovesciato il sacco sulla criminalità capitolina – un tradimento di famiglia che deve aver fatto male. “Presentavano domanda di reddito di cittadinanza, pur trovandosi nella condizione detentiva che gli impediva la ricerca di un lavoro”, si legge nel capo di imputazione. Beh, commentiamo: come se starsene in cella non fosse già un “lavoro” a tempo pieno! Ironia a parte, questa frase evidenzia quanto sia facile aggirare il sistema se non si ha un briciolo di etica.

La Richiesta e le Accuse: Soldi Facili Dietro le Sbarre

I due piccioncini sono accusati di aver chiesto e ottenuto il sussidio statale mentre erano detenuti – una mossa vietata dalla legge, ma evidentemente tentata con successo. Tra il 2021 e il 2022, hanno intascato la bellezza di 36.503 euro, soldi che ora l’INPS, parte offesa, vorrebbe indietro. La procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per entrambi, difesi dall’avvocato Giancarlo Di Giulio. Il gup deciderà nelle prossime settimane, a meno che non optino per un rito abbreviato, che darebbe loro uno sconto di pena. Non è la prima volta che emergono “furbetti” del reddito: l’anno scorso, toccò ai clan Casamonica e Spada. Capogna, con un curriculum penale lungo come una lista della spesa, è l’ultimo della fila. “L’Inps non controllava il casellario giudiziario, ma lo facevano gli inquirenti”, si sottolinea nel testo originale. Qui, un commento schietto: sembra che l’INPS sia più bravo a distribuire assegni che a fare controlli, no? Un sistema che invita gli imbroglioni a provarci, e questo rende la storia ancora più virale.

L’Operazione e lo Smantellamento del Clan “Lele”

L’indagine è partita nel 2023 per via di attività sospette nelle piazze del Centro, e ha portato alla luce il gruppo “Lele”, un’associazione capeggiata da Capogna. Secondo l’ordinanza del gip di Roma, era lui a gestire tutto: dall’arrivo della droga a San Basilio, alla contabilità e al reclutamento dei pusher. Risultato? 18 misure cautelari emesse contro i membri della banda, specializzati in cocaina e crack. “L’associazione promossa e organizzata da Capogna”, come riportato nell’ordinanza. Commentiamo: questa frase suona come il titolo di un brutto film di mafia, ma è la cruda realtà. Gli inquirenti hanno interrotto l’erogazione del reddito dopo aver fiutato l’inghippo, dimostrando che, alla fine, qualcuno veglia sul malloppo pubblico.

Questa notizia, con il suo mix di crimine, ipocrisia e soldi pubblici, è destinata a diventare virale: chi non ama una storia di “furbetti” che provano a fregare lo Stato? Ma attenzione, lettori: ridere è lecito, ma la giustizia, per una volta, potrebbe non essere così clemente. Stay tuned!

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Chi è Stella Ford, la misteriosa moglie di Rexal?

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Chi è Stella Ford, la misteriosa moglie di Rexal?

IlMisteroDiStellaFord Che Scioccante Scoperta in un Parco di Roma? #Omicidio #EnigmaUmano

La Strana Storia degli Incontri con la Polizia

Immaginate una donna che si presenta come moglie di un uomo misterioso, fermata due volte dalla polizia senza documenti. Ecco cosa è successo: Stella Ford, il nome che ha usato, è stata avvistata per la prima volta il 20 maggio a Campo de’ Fiori, al fianco di Rexal Ford, un uomo ubriaco e ferito che non ha chiesto aiuto. Gli agenti non si sono allarmati, pensando a un semplice incidente. Poi, dieci giorni dopo, la coppia è stata coinvolta in una lite vicino a San Pietro, dove Rexal è stato identificato grazie al suo passaporto. Stavolta, è scattato lo “Scudo”, un sistema per tracciare casi di violenza, ma Stella non era ferita e sono stati lasciati andare. Che cosa nascondevano questi incontri?

Il Decesso che Lascia Tutti Senza Parole

Otto giorni dopo l’ultimo episodio, il corpo di Stella Ford è stato trovato completamente nudo tra gli oleandri del vasto parco di Villa Doria Pamphilj a Roma – un luogo che ora è al centro di un intrigante enigma. Il suo decesso rimane avvolto nel mistero: il corpo era in uno stato di decomposizione avanzata, rendendo difficile stabilire la causa. Si sospetta un soffocamento, simile a quello che potrebbe aver coinvolto anche una bambina piccola, ma gli esami sono ancora in corso. Chi era questa donna di circa 30 anni, e quali oscuri eventi l’hanno condotta a una fine così tragica?

Le Testimonianze che Alimentano la Curiosità

Amici dello sceneggiatore californiano Rexal Ford ricordano Stella quando era incinta, in un incontro a Malta, dove i due potrebbero essersi conosciuti e sposati. Le uniche informazioni affidabili arrivano dai genitori di Rexal, un’accusata coppia benestante statunitense, che l’hanno vista solo attraverso foto inviate via chat. Dicono che potrebbe essere russa o ucraina, ma non ne sono sicuri, e i controlli stanno verificando se il matrimonio è stato regolare. Intanto, Rexal è in Grecia per un interrogatorio legato a un mandato d’arresto europeo, e le autorità italiane attendono la sua estradizione per approfondire le indagini, inclusi test del DNA. Con lui, solo uno zaino e dispositivi sequestrati – nessun indizio sulla donna o la bambina. Che segreti emergeranno da questa storia?

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Rexal Ford non è il vero nome del sospettato per l’omicidio a villa Pamphili: all’anagrafe Usa ha un nome meno esotico.

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Rexal Ford non è il vero nome del sospettato per l’omicidio a villa Pamphili: all’anagrafe Usa ha un nome meno esotico.

SvelatoUnMisteroChocLeDueIdentitàDellUomoCoinvoltoNelCasoDellaBambinaDiRoma

Il colpo di scena nei registri statunitensi

Immaginate di scoprire che l’uomo fermato in Grecia per un tragico delitto ha un’identità segreta: nei documenti ufficiali degli Stati Uniti, il suo nome non corrisponde a quello sul passaporto. È un dettaglio che fa balzare alle stelle la curiosità in questo caso internazionale, legato alla morte della piccola innocente trovata senza vita nel parco più grande di Roma. Gli inquirenti stanno scavando a fondo, e ogni nuova rivelazione promette di ribaltare le carte in tavola.

Le conferme che alimentano i sospetti

Ma c’è di più: mentre le indagini procedono, emergono prove inconfutabili sulla paternità dell’uomo, un elemento che aggiunge un velo di suspense e fa sorgere mille domande. Chi è davvero questa figura enigmatica, e come si inserisce nel quadro di un evento così drammatico? Le autorità non hanno ancora svelato tutti i dettagli, ma l’attesa per le prossime mosse è palpabile, con potenziali colpi di scena che potrebbero cambiare tutto.

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