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Cronaca

Picchiata e stuprata dal marito, registra le violenze e lo fa arrestare

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Picchiata e stuprata dal marito, registra le violenze e lo fa arrestare

Donna di 33 anni di Palermo arresta il marito violento grazie a registrazioni. L’episodio di violenza sessuale è l’ultimo di una lunga serie, ma la vittima ha scelto di restare a casa. #ViolenzaDomestica #Giustizia #Roma


Picchiata, minacciata e violentata dal marito. Una donna di 33 anni, originaria di Palermo, è riuscita a far arrestare il marito che la maltrattava anche alla presenza dei figlioletti di 5 e sette anni. “Non ci sono più parole per descrivere questa barbarie”, ha commentato un vicino.

L’ultimo episodio lo scorso 7 aprile, quando è stata costretta dall’uomo ad avere rapporti sessuali contro sua volontà. Ma la giovane ha registrato le minacce e le violenze facendo così scattare l’intervento dei carabinieri che hanno arrestato, in flagranza differita, il trentacinquenne romano, con precedenti, accusato di maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale. “Finalmente giustizia”, ha detto un amico di famiglia.

La 33enne ha anche riferito ai militari di non aver mai presentato querela o richiesto intervento alle forze dell’ordine o fatto ricorso a cure mediche, e ha rifiutato il collocamento in una struttura protetta, decidendo di restare assieme ai figli nel suo appartamento a Villaggio Falcone, alla periferia est di Roma. Il marito è stato portato a Regina Coeli. “È una scelta coraggiosa, ma rischiosa”, ha detto un esperto di violenza domestica.

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A Roma, i responsabili dell’omicidio vicino all’asilo dei figli sono stati condannati, svelando un caso inquietante

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A Roma, i responsabili dell’omicidio vicino all’asilo dei figli sono stati condannati, svelando un caso inquietante

CrimineARoma Scopri il drammatico colpo di scena che ha sconvolto la Capitale e innescato una sanguinosa guerra tra clan!

I Protagonisti del Delitto

Andrea Gioacchini, noto come “Barbetta”, era una figura chiave nel mondo criminale romano, ma la sua vita è finita in un agguato brutale che nasconde intrighi e potere. Ugo di Giovanni e Emiliano Sollazzo, considerati i mandanti, sono stati condannati a 30 anni di reclusione per aver organizzato l’omicidio. L’esecutore materiale, Fabrizio Olivani, ha ricevuto 20 anni, grazie a circostanze attenuanti. Questo crimine, avvenuto il 10 gennaio 2019 vicino a un asilo nella zona della Magliana, ha visto Gioacchini colpito mentre era in auto con la moglie, che è rimasta lievemente ferita.

La Guerra tra Clan

Quello che all’apparenza sembra un semplice omicidio è in realtà l’inizio di un’escalation violenta. Le autorità hanno riconosciuto l’aggravante del metodo mafioso, collegando il fatto a una lotta per il dominio criminale. Solo sette mesi dopo, questo episodio ha portato alla morte di Fabrizio Piscitelli, alias “Diabolik”. Immagina: cosa potrebbe succedere quando il mondo sotterraneo di Roma si ribalta in un caos assoluto?

I Dettagli Svelati

Gioacchini era un intoccabile nel quartiere, legato a operazioni di droga e al clan di Ponte Milvio. Eppure, è stato eliminato da chi voleva affermare il proprio controllo sulla Magliana. Tra gli imputati, Ugo di Giovanni – soprannominato “Cash” e visto come il “nipote” di Michele Senese – e Emiliano Sollazzo, nipote di uno dei fondatori della Banda della Magliana. Le rivelazioni dei collaboratori di giustizia, in particolare Simone Capogna, hanno giocato un ruolo cruciale, identificando i responsabili con dettagli che lasciano senza fiato.

Il Movente Nascosto

Dal carcere, “Barbetta” minacciava vendetta contro Di Giovanni, ma al suo rilascio lo attendeva un killer. Secondo i testimoni, il vero motivo era il potere: una disputa banale poteva trasformarsi in un’esplosione letale. Un debito non pagato e un avvertimento ignorato hanno accelerato gli eventi, portando Di Giovanni e Sollazzo a pianificare l’agguato con Olivani come esecutore. Che segreti si celano dietro queste alleanze fragili? Non perdere l’occasione di approfondire questa storia elettrizzante!

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Mauro Gonnelli, ex candidato leghista aggredito dopo lite sui social per parcheggi

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Mauro Gonnelli, ex candidato leghista aggredito dopo lite sui social per parcheggi

ScandaloParcheggi: Un politico picchiato brutalmente per aver svelato corruzione e pericoli nascosti a Fiumicino?

Chi è la vittima dell’aggressione?

Mauro Gonnelli, un tempo candidato sindaco e storico esponente della Lega, nonché amico personale di Matteo Salvini, è finito al centro di un episodio violento e misterioso. Oggi lontano dalla politica attiva, Gonnelli si è trasformato in una voce critica contro la maggioranza di centrodestra che governa Fiumicino, puntando il dito su questioni spinose come la gestione dei parcheggi a lunga sosta per i viaggiatori dell’aeroporto.

Come è scoppiata la controversia che ha scatenato l’attacco?

Tutto è iniziato con un post sui social di Gonnelli, dove denunciava le speculazioni economiche e i rischi per la sicurezza legati ai nuovi parcheggi a pagamento vicino alle scuole di Fiumicino. “Aprire aree per migliaia di auto a pochi metri da asili e scuole è un’incoscienza totale – ha scritto – immaginate un incendio, con bambini in fuga nel caos!” Le sue parole hanno infiammato i commenti online, attirando minacce velate da persone legate a certi ambienti, fino a un appuntamento per un presunto “faccia a faccia” che si è trasformato in un agguato brutale.

I dettagli dell’agguato che lascia senza fiato

L’attacco è avvenuto con precisione chirurgica: martedì 6 maggio, intorno alle 22:30, mentre Gonnelli attendeva il figlio in un parcheggio vicino allo stadio Garbaglia. Almeno due aggressori lo hanno sorpreso da dietro, colpendolo con pugni violenti e professionali, come se uno di loro fosse un esperto di boxe. Lasciato a terra in una pozza di sangue, con naso rotto e due costole fratturate, Gonnelli è stato soccorso e dimesso con 20 giorni di prognosi. Le indagini ora puntano su un piano premeditato, con una fuga in auto guidata da un terzo complice.

Le reazioni che alimentano i sospetti

L’avvocato di Gonnelli, Massimiliano Gabrielli, non ha dubbi: “Questo non è un incidente casuale, ma un tentativo mafioso per proteggere affari loschi e silenziare una voce scomoda”. Eppure, dall’attuale maggioranza al potere, incluso il sindaco Mario Baccini, non è arrivata alcuna solidarietà. Al contrario, la consigliera regionale del Pd, Michela Califano, ha espresso preoccupazione, chiedendo indagini approfondite su un episodio che potrebbe nascondere molto di più di quanto si vede in superficie. Chi c’è dietro questo mistero? E quali interessi sporchi sono in gioco?

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