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Il ritardo fatale della clinica: poteva Ana essere salvata?

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Il ritardo fatale della clinica: poteva Ana essere salvata?

Sai cosa è successo in uno studio medico di Roma? Una liposuzione che si trasforma in tragedia, con misteri e ritardi che fanno discutere! #RomaTragedia #LiposuzioneFatale #SaluteASorpresa

La corsa disperata verso l’ospedale sbagliato

Immagina di sentirti male dopo un intervento e finire in un ospedale lontano, invece che nel più vicino. È esattamente ciò che è accaduto a Ana Sergia Alcivar Chenche: dopo una liposuzione nello studio del dottor Jose Lizarraga Picciotti a Primavalle, è stata trasportata al policlinico Umberto I, a ben 13 chilometri di distanza, ignorando opzioni più vicine come il Gemelli o San Filippo Neri. Ma perché questa scelta? Secondo il compagno della vittima, l’anestesista in pensione, Paolo Colcerasa, avrebbe insistito per quel tragitto, anche se l’ambulanza privata aveva suggerito alternative. I familiari ora si chiedono: un semplice ritardo nei soccorsi poteva costarle la vita?

Lo studio medico avvolto nel mistero

E se lo studio fosse una trappola nascosta? Lizarraga Picciotti, l’anestesista e l’infermiera – tutti indagati per omicidio colposo – hanno tentato di rianimare la donna per ore prima di chiamare aiuto, ma gli agenti hanno trovato lo studio quasi abbandonato: nessun defibrillatore, nessuna cartella clinica e nessun archivio. Quest’appartamento a via Francesco Roncati ha ospitato interventi complessi per 13 anni, senza autorizzazione valida dal 2012. Il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, promette novità con QR code per controllare gli studi medici. Chissà quanti altri segreti si nascondono dietro porte come queste?

I sequestri e le indagini che intrigano

Cosa rivela l’autopsia? Gli inquirenti hanno sequestrato l’ambulanza, lo studio e i cellulari degli indagati per ricostruire telefonate e orari, focalizzandosi su possibili ritardi fatali. Ana Sergia è arrivata al pronto soccorso in arresto cardiaco, già intubata, e i tentativi di rianimazione sono durati un’ora senza successo. I pm vogliono chiarire se si tratta di una reazione all’anestesia, un errore durante l’intervento o altro. Con tre consulenti nominati, le indagini promettono colpi di scena: riusciranno a svelare la verità?

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Jose: dal bisturi agli ospiti inaspettati

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Jose: dal bisturi agli ospiti inaspettati

Esclusivo: L’ex moglie di un chirurgo indagato per una morte choc a Roma rompe il silenzio con rivelazioni sorprendenti! #ChirurgoPeruviano #CasoRoma #MortePaziente

L’ex moglie si allontana dal dramma

Irina Cordova, radiologa di 59 anni con una carriera impeccabile in Italia, è sotto i riflettori per un caso che sta facendo discutere tutti. Da sette anni separata dal chirurgo peruviano José Lizarraga Picciotti, indagato per la morte di una paziente durante una liposuzione, Irina insiste: “Io e le mie figlie non c’entriamo nulla”. Nonostante vivano ancora sotto lo stesso tetto per una decisione giudiziaria, lei rivendica la sua indipendenza, dichiarando che le loro vite sono ormai distinte. Ma cosa sta succedendo davvero dietro le quinte di questa storia?

Come il caso sta devastando la famiglia

Immagina di essere travolta da insulti online e accuse infondate solo per il tuo passato: è quello che sta vivendo Irina. “Siamo separate dal 2017 e divorziate da gennaio 2024, eppure paghiamo un prezzo altissimo”, confida con voce tremante. Profili falsi la bombardano sui social, e le sue figlie affrontano domande imbarazzanti. Ma Irina è ferma: “Non ero nemmeno presente quel giorno”. Sarà davvero innocente, o c’è di più in questa trama misteriosa?

I segreti sui pazienti del chirurgo

E se ti dicessimo che il chirurgo aveva un fascino irresistibile sulle sue pazienti? La maggior parte erano donne benestanti, spesso straniere, che lo idolatravano come una figura quasi familiare. Irina rivela: “Era carismatico, a volte si invaghiva di loro, e si occupava del post-operatorio in modo personale, arrivando a ospitarle o pagargli l’albergo”. Ma questo legame stretto con il lavoro ha pesato sul loro matrimonio. Quali altri dettagli nascosti emergono da questa confessione scioccante?

La verità sullo studio medico

Dietro le indagini che parlano di irregolarità, come l’assenza di un defibrillatore, Irina getta luce su uno studio apparentemente regolare. “Era autorizzato solo per piccoli interventi, come rimuovere nei o lipomi”, spiega, sottolineando che lei si limitava a trattamenti estetici come filler e botox. “Lui mi mandava le pazienti per quelle procedure”. Ma con i NAS che indagano su chiusure e anomalie, ci chiediamo: Irina sapeva tutto o c’è un inganno in gioco?

Le ombre sulle norme igieniche e la sua nuova avventura

Lo studio era “a norma con pareti igieniche e strumenti sterili”, assicura Irina, che lo descrive come un’ex struttura radiologica. Eppure, le autorità parlano di ripetute irregolarità. “Non conoscevo i dettagli degli interventi del mio ex”, ammette. Intanto, lei aveva appena affittato lo spazio per il suo nuovo studio odontoiatrico, investendo tempo e soldi, prima che tutto venisse sequestrato. Come farà a gestire questa angoscia e risarcire le pazienti in attesa? Le sorprese non finiscono qui!

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Un problema inaspettato che ha condotto al pronto soccorso dopo sole 2 ore

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Un problema inaspettato che ha condotto al pronto soccorso dopo sole 2 ore

MisteroInSalone: Come un intervento estetico a Roma si è trasformato in un incubo che ha sconvolto una famiglia?

Le ultime ore fatali

Jorge Manuel Salas Garcia è ancora sotto choc mentre, insieme agli avvocati Lina Armonia e Tatiana Currelli, ripercorre gli eventi drammatici che hanno portato alla morte di Ana Sergia Alcivar Chenche. Il compagno descrive la giornata come un vero e proprio incubo: “Non capiamo come sia potuta succedere una cosa del genere, siamo sconvolti, ci sembra di vivere in un brutto film”. Al centro della storia, un possibile ritardo nei soccorsi che potrebbe aver fatto la differenza: il conducente dell’ambulanza aveva menzionato un ospedale vicino, ma alla fine hanno optato per l’Umberto I, molto più lontano.

Sabato scorso, Jorge e Ana Sergia erano arrivati a Roma da Genova con il loro terzogenito minorenne, fiduciosi in un chirurgo raccomandato da un’amica. Avevano pagato ben 4.300 euro per l’intervento: i primi 1.000 euro tramite bonifico e il resto in contanti direttamente nello studio. Ma quello che doveva essere un semplice ritocco estetico si è trasformato in tragedia, lasciando tutti a chiedersi se fidarsi ancora di certe promesse di bellezza.

L’amica e l’intervento

Nell’ambulatorio del dottor Lizarraga Picciotti, c’era anche l’amica che aveva convinto Ana Sergia a procedere. Lei stessa si era sottoposta a una liposuzione poco prima e, sorprendentemente, il suo intervento era filato liscio. Erano circa le 16 quando l’amica era entrata per prima, ma Ana Sergia ha dovuto aspettare fino alle 17 per il suo turno. L’operazione prevedeva una liposuzione e una leggera riduzione del doppio mento.

Jorge attendeva in sala d’aspetto con il figlio, preda di dubbi: “Ero preoccupato e ho pensato: Siamo sicuri che non ci siano rischi?”. Una dottoressa lo aveva rassicurato, ma verso le 18:30 il chirurgo è uscito con notizie inquietanti: “C’è un problema con l’anestesia e il risveglio, ma sistemeremo tutto”. Purtroppo, Ana Sergia non si è più svegliata, nonostante i disperati tentativi di rianimazione che hanno lasciato tutti senza fiato.

La chiamata disperata

Con il tempo che stringeva, Jorge ha visto che i soccorsi tardavano e ha preso in mano la situazione, chiamando direttamente il 118. “Mi hanno detto che non avevano ricevuto nessuna segnalazione, poi ho scoperto che dallo studio avevano contattato un’ambulanza privata”. Una volta arrivata, Jorge e l’anestesista sono saliti a bordo, continuando le manovre di rianimazione, incluso un massaggio cardiaco.

Qui, un dettaglio che fa riflettere: il conducente aveva suggerito un ospedale vicino, ma il dottore ha insistito categoricamente per andare all’Umberto I. Non essendo di Roma, Jorge non si è reso conto che stavano percorrendo una distanza molto maggiore del necessario. Ana Sergia è arrivata al pronto soccorso intorno alle 20, già intubata e in condizioni gravissime. I tentativi di salvarla sono stati vani, lasciando dietro di sé una famiglia distrutta e mille domande senza risposta.

Vita interrotta

Ana Sergia viveva a Genova con Jorge e il più piccolo dei loro tre figli, gestendo un’attività artigianale di idraulica. La sua storia, da sogno di bellezza a dramma inarrestabile, continua a incuriosire e a far riflettere su rischi nascosti che nessuno vorrebbe immaginare.

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