Cronaca
Un problema inaspettato che ha condotto al pronto soccorso dopo sole 2 ore

MisteroInSalone: Come un intervento estetico a Roma si è trasformato in un incubo che ha sconvolto una famiglia?
Le ultime ore fatali
Jorge Manuel Salas Garcia è ancora sotto choc mentre, insieme agli avvocati Lina Armonia e Tatiana Currelli, ripercorre gli eventi drammatici che hanno portato alla morte di Ana Sergia Alcivar Chenche. Il compagno descrive la giornata come un vero e proprio incubo: “Non capiamo come sia potuta succedere una cosa del genere, siamo sconvolti, ci sembra di vivere in un brutto film”. Al centro della storia, un possibile ritardo nei soccorsi che potrebbe aver fatto la differenza: il conducente dell’ambulanza aveva menzionato un ospedale vicino, ma alla fine hanno optato per l’Umberto I, molto più lontano.
Sabato scorso, Jorge e Ana Sergia erano arrivati a Roma da Genova con il loro terzogenito minorenne, fiduciosi in un chirurgo raccomandato da un’amica. Avevano pagato ben 4.300 euro per l’intervento: i primi 1.000 euro tramite bonifico e il resto in contanti direttamente nello studio. Ma quello che doveva essere un semplice ritocco estetico si è trasformato in tragedia, lasciando tutti a chiedersi se fidarsi ancora di certe promesse di bellezza.
L’amica e l’intervento
Nell’ambulatorio del dottor Lizarraga Picciotti, c’era anche l’amica che aveva convinto Ana Sergia a procedere. Lei stessa si era sottoposta a una liposuzione poco prima e, sorprendentemente, il suo intervento era filato liscio. Erano circa le 16 quando l’amica era entrata per prima, ma Ana Sergia ha dovuto aspettare fino alle 17 per il suo turno. L’operazione prevedeva una liposuzione e una leggera riduzione del doppio mento.
Jorge attendeva in sala d’aspetto con il figlio, preda di dubbi: “Ero preoccupato e ho pensato: Siamo sicuri che non ci siano rischi?”. Una dottoressa lo aveva rassicurato, ma verso le 18:30 il chirurgo è uscito con notizie inquietanti: “C’è un problema con l’anestesia e il risveglio, ma sistemeremo tutto”. Purtroppo, Ana Sergia non si è più svegliata, nonostante i disperati tentativi di rianimazione che hanno lasciato tutti senza fiato.
La chiamata disperata
Con il tempo che stringeva, Jorge ha visto che i soccorsi tardavano e ha preso in mano la situazione, chiamando direttamente il 118. “Mi hanno detto che non avevano ricevuto nessuna segnalazione, poi ho scoperto che dallo studio avevano contattato un’ambulanza privata”. Una volta arrivata, Jorge e l’anestesista sono saliti a bordo, continuando le manovre di rianimazione, incluso un massaggio cardiaco.
Qui, un dettaglio che fa riflettere: il conducente aveva suggerito un ospedale vicino, ma il dottore ha insistito categoricamente per andare all’Umberto I. Non essendo di Roma, Jorge non si è reso conto che stavano percorrendo una distanza molto maggiore del necessario. Ana Sergia è arrivata al pronto soccorso intorno alle 20, già intubata e in condizioni gravissime. I tentativi di salvarla sono stati vani, lasciando dietro di sé una famiglia distrutta e mille domande senza risposta.
Vita interrotta
Ana Sergia viveva a Genova con Jorge e il più piccolo dei loro tre figli, gestendo un’attività artigianale di idraulica. La sua storia, da sogno di bellezza a dramma inarrestabile, continua a incuriosire e a far riflettere su rischi nascosti che nessuno vorrebbe immaginare.
Cronaca
La tragica storia di una liposuzione a Roma e l’albergo segreto trasformato in clinica post-operatoria

RivelazioneChoc: Un chirurgo indagato per omicidio nascondeva operazioni segrete in una casa vacanze? 🏨💉
Immagina di arrivare in una tranquilla casa vacanze, ma con il volto coperto di cerotti e lividi, in cerca di un posto per recuperare dopo un intervento chirurgico. È proprio questo il racconto sconvolgente che emerge da un’indagine su Jose Lizarraga Picciotti, un chirurgo di 65 anni finito nei guai per omicidio colposo. Secondo il concierge della struttura, gestita da laici ma di proprietà di suore, le donne arrivavano trasformate, alcune persino costrette a chiamare la banca perché il riconoscimento facciale sul telefono non funzionava più. Mentre una suora passa nel corridoio per chiedere cortesemente delle susine a pranzo, l’atmosfera di pace contrasta con storie che fanno accapponare la pelle. Fuori, un giardino curato e l’odore di pulito nascondono un segreto: questa era la “degenza” post-operatoria per clienti di interventi invasivi, lontano da ospedali ufficiali.
Il Meccanismo Dietro le Quinte
Le prenotazioni arrivavano direttamente dalle clienti, o talvolta dalla segretaria del medico, in una struttura a meno di tre chilometri dal suo studio. I soggiorni erano brevi, al massimo due notti, in camere d’hotel che sembravano normali: tende damascate, mobili in legno coordinato e bagno privato. Ma ecco il colpo di scena: c’era un accordo speciale per le sue pazienti, con prezzi scontati a 70 euro a notte. Pagavano sempre loro, accompagnate da familiari, mentre il chirurgo restava sul posto per controllare che tutto andasse bene. “Non abbiamo mai dovuto chiamare un’ambulanza”, racconta il portiere, “ma erano visibilmente sofferenti, e lui dormiva qui con loro”. Fino alla pandemia, i soggiorni erano quasi quotidiani, e ora si chiedono se tutto questo finirà per sempre. “Lo chiamavo il ‘macellaio’, per via delle loro condizioni”, aggiunge con un tocco di mistero, lasciando intendere che non era un medico qualunque, ma uno con metodi discutibili.
Le Clienti Misteriose
Le protagoniste di questa storia erano quasi tutte straniere, tra i 25 e i 50 anni, con cittadinanze peruviane, colombiane o ecuadoriane, e poche italiane. Arrivavano da altre città, pronte a sottoporsi a interventi come liposuzioni in uno studio che, a quanto pare, non aveva tutti i permessi necessari. Ma non è finita qui: il chirurgo usava la struttura anche per i suoi affari personali, comparendo con donne giovani e attraenti, diverse dalle sue clienti. “Sembrava una garçonnière privata”, rivela il portiere, mescolando interessi “professionali” e intimi in un intreccio che ha funzionato per anni. Chissà quanti segreti si nascondono tra quelle stanze, e cosa scopriranno le indagini? È una vicenda che tiene tutti con il fiato sospeso, piena di dettagli che fanno venire i brividi.
Cronaca
Falsi dottori e defibrillatori assenti nell’ambulatorio di liposuzioni

ScandaloMedicoARoma Ecco cosa sta emergendo da una struttura sanitaria a Roma, dove le cartelle cliniche erano sparite nel nulla, collegando un caso a un’altra indagine choc!
La scoperta shock in una struttura sanitaria
A Roma, un’indagine ha portato alla luce dettagli sconcertanti: nella struttura gestita da Lizàrraga, non c’erano nemmeno le cartelle cliniche dei pazienti. Immagina il caos: documenti essenziali per la cura e la sicurezza scomparsi, lasciando spazio a dubbi su cosa sia realmente accaduto dietro quelle porte. Fonti anonime rivelano che questa lacuna potrebbe aver messo a rischio vite umane, spingendo gli inquirenti a scavare più a fondo in una storia che sta attirando l’attenzione di tutti.
I collegamenti con Bravi e l’ombra di un altro decesso
Ma c’è di più: l’inchiesta si collega direttamente a Bravi, già indagato per un altro decesso sospetto. Come si intrecciano questi fili? Le prove stanno emergendo, suggerendo una rete di irregolarità che potrebbe sconvolgere le istituzioni sanitarie. Quali segreti nasconde Bravi? Questa connessione sta alimentando teorie e interrogativi, con l’indagine che promette rivelazioni inaspettate.Il ruolo misterioso dell’informatrice
Al centro di tutto c’è una informatrice, figura chiave che ha contribuito a far scoppiare lo scandalo. Chi è questa persona e cosa ha visto? La sua testimonianza sta guidando gli investigatori verso fatti nascosti, aggiungendo un tocco di intrigo a un caso già carico di tensione. Potrebbero emergere dettagli che cambieranno tutto, e la curiosità su questa storia è solo all’inizio!
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