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Roma, Stazione Termini: fermata con 29mila euro di droga

Una donna di nazionalità cinese è stata fermata alla Stazione Termini in possesso di un ingente quantitativo di droga nascosto nella borsa
Roma – Una donna di nazionalità cinese, già nota alle Forze dell’Ordine per dei precedenti legate allo spacci odi stupefacenti, è stata fermata ieri sera alla Stazione Termini. I Carabinieri del Nucleo scalo Termini l’hanno bloccata mentre attendeva un connazionale all’interno della stazione per effettuare uno scambio di shaboo. I militari sono stati allertati dall’atteggiamento nervoso della donna, e hanno proceduto così ad un controllo. Nella borsa della donna hanno trovato, nascosti all’interno di una custodia per occhiali da sole e a una uno scatola di un medicinale, alcune bustine contenenti circa 120 grammi di shaboo, pronte per essere cedute. Dopo la scoperta i militari hanno perquisito anche la camera di un bed and breakfast di via Rattazzi dove la donna alloggiava. Lì hanno trovato altro materiale utile al confezionamento di dosi di droga. L’arrestata è stata quindi accompagnata in caserma dove resterà in attesa del rito direttissimo. Dovrà rispondere del reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente. Le analisi effettuate successivamente dal Ris di Roma hanno consentito di appurare che la droga, una volta tagliata, avrebbe portato al confezionamento di 1.176 dosi che, immesse sul mercato, avrebbero fruttato circa 29.000€.
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Il turismo che non vogliamo. “Stop ai viaggi organizzati lungo il confine di Gaza”

Denunciamo con sdegno la promozione, da parte di alcune note agenzie turistiche internazionali, di “tour della realtà” al confine con Gaza, trasformando la tragedia umana della popolazione palestinese in un’attrazione turistica. Siamo di fronte a un’operazione cinica e inaccettabile, che sfrutta la sofferenza e la distruzione provocate da mesi di guerra per offrire “esperienze forti” a pagamento, con pacchetti che promettono scorci di città bombardate e la possibilità di “vedere con i propri occhi il confine con Gaza”.
Il tutto mentre la popolazione palestinese è sottoposta a bombardamenti, assedi, fame e deportazioni. Questa mercificazione del dolore umano è un oltraggio alla memoria delle vittime, una forma moderna di pornografia bellica, che contribuisce a normalizzare l’occupazione, la violenza e la disumanizzazione di un intero popolo.
Mentre la comunità internazionale dovrebbe mobilitarsi per il cessate il fuoco immediato e il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese, c’è chi specula sulla guerra come se fosse un set cinematografico. È il riflesso più degradato di un sistema che fa profitto anche sulle macerie. Chiediamo l’immediata rimozione di questi “tour” dai portali di viaggio internazionali e l’apertura di un dibattito pubblico sull’etica del turismo nei contesti di conflitto.
Alcuni siti che promuovono questi viaggi sono tra i più visitati al mondo e contribuiscono a una narrazione tossica, che presenta solo un lato della guerra, legittimando l’occupazione e criminalizzando le vittime. Esprimiamo piena solidarietà al popolo palestinese e continueremo a battersi, in Italia e in Europa, contro il genocidio in corso a Gaza e contro ogni tentativo di strumentalizzarne il dramma. La guerra non è uno spettacolo. La morte non è un souvenir. Il turismo dell’orrore è complicità con il genocidio!”. Lo dichiara Giovanni Barbera della Direzione nazionale di Rifondazione Comunista.
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Art of play Roma e il lavoratore preso a pugni senza contratto. La risposta ufficiale della mostra

L’organizzazione della mostra Art of Play desidera esprimere innanzitutto il proprio rammarico per l’episodio recentemente avvenuto presso l’esposizione in corso a Roma.
Dopo il pugno ricevuto che ha fatto il giro del web, arriva la nota ufficiale dell’azienda.
“Art of Play si avvale di agenzie esterne specializzate per l’ingaggio di performer e figuranti, tra cui la persona coinvolta nell’episodio. L’organizzazione di Art of Play ha un rapporto regolare con queste agenzie, pertanto non è direttamente coinvolta nei rapporti tra le agenzie e i lavoratori. Art of Play esprime ancora una volta vicinanza alla performer e si impegna a verificare eventuali irregolarità in sede appropriata”.
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