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La confessione shock del trapper: “Il bengalese ha preso 30 euro per farsi picchiare”

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La confessione shock del trapper: “Il bengalese ha preso 30 euro per farsi picchiare”

La confessione shock del trapper che ha dichiarato che lui e la sua band, non hanno picchiato i rivali e il calcio al bengalese era finto

La confessione shock del trapper – Qualche settimana fa, una banda di cantanti trapper, è finita in manette per aver svolto una missione punitiva ai danni di una band rivale e per aver dato un calcio da kick boxing a un uomo del Bangladesh senza alcun motivo. A loro carico, ci sono accuse per violenza privata, sequestro di persona propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa, a emetterle è stato il pm Erminio Amelio. Su Youtube, è presente un video e nella ricostruzione si evince che il gruppo è andato nella sala di registrazione della band capitanata da Gallagher e Ski, li hanno fatti inginocchiare e gli hanno buttato addosso benzina e amuchina in segno di sfregio.

DIFESA

La band in questione, si è difesa dichiarando al gip altre cose, di “essere andati nella sala di registrazione, per farsi ridare dei vestiti che un loro conoscente aveva prestato a Gallagher e a quel punto di aver rifilato qualche schiaffo ma niente di più“. Inoltre, hanno aggiunto di “non aver registrato e pubblicato il video in questione ma che è stato girato da altri”. Ma il gip non ha creduto alle loro parole e che il video in questione in realtà, sarebbe stato pubblicato da loro per ottenere del gradimento da parte dei suoi sostenitori per aver usato violenza e umiliazione nei confronti della band. Mentre per il calcio dato all’uomo del Bangladesh, avrebbero confessati di aver inscenato tutto con l’uomo complice: “La scena ci serviva per un video musicale, abbiamo pagato 30 euro l’uomo del Bangladesh per farsi picchiare”. Il gip però, non ha creduto alle loro parole e ha confermato per tutti e 4 gli arresti domiciliari.

ROMA – Coronavirus, ipotesi chiusura Spagna e Flaminio nel weekend

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Il turismo che non vogliamo. “Stop ai viaggi organizzati lungo il confine di Gaza​”

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Il turismo che non vogliamo. “Stop ai viaggi organizzati lungo il confine di Gaza​”

Denunciamo con sdegno la promozione, da parte di alcune note agenzie turistiche internazionali, di “tour della realtà” al confine con Gaza, trasformando la tragedia umana della popolazione palestinese in un’attrazione turistica. Siamo di fronte a un’operazione cinica e inaccettabile, che sfrutta la sofferenza e la distruzione provocate da mesi di guerra per offrire “esperienze forti” a pagamento, con pacchetti che promettono scorci di città bombardate e la possibilità di “vedere con i propri occhi il confine con Gaza”.

Il tutto mentre la popolazione palestinese è sottoposta a bombardamenti, assedi, fame e deportazioni. Questa mercificazione del dolore umano è un oltraggio alla memoria delle vittime, una forma moderna di pornografia bellica, che contribuisce a normalizzare l’occupazione, la violenza e la disumanizzazione di un intero popolo.

Mentre la comunità internazionale dovrebbe mobilitarsi per il cessate il fuoco immediato e il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese, c’è chi specula sulla guerra come se fosse un set cinematografico. È il riflesso più degradato di un sistema che fa profitto anche sulle macerie. Chiediamo l’immediata rimozione di questi “tour” dai portali di viaggio internazionali e l’apertura di un dibattito pubblico sull’etica del turismo nei contesti di conflitto.

Alcuni siti che promuovono questi viaggi sono tra i più visitati al mondo e contribuiscono a una narrazione tossica, che presenta solo un lato della guerra, legittimando l’occupazione e criminalizzando le vittime. Esprimiamo piena solidarietà al popolo palestinese e continueremo a battersi, in Italia e in Europa, contro il genocidio in corso a Gaza e contro ogni tentativo di strumentalizzarne il dramma. La guerra non è uno spettacolo. La morte non è un souvenir. Il turismo dell’orrore è complicità con il genocidio!”. Lo dichiara Giovanni Barbera della Direzione nazionale di Rifondazione Comunista.

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Art of play Roma e il lavoratore preso a pugni senza contratto. La risposta ufficiale della mostra

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Art of play Roma e il lavoratore preso a pugni senza contratto. La risposta ufficiale della mostra

L’organizzazione della mostra Art of Play desidera esprimere innanzitutto il proprio rammarico per l’episodio recentemente avvenuto presso l’esposizione in corso a Roma.

Dopo il pugno ricevuto che ha fatto il giro del web, arriva la nota ufficiale dell’azienda.

“Art of Play si avvale di agenzie esterne specializzate per l’ingaggio di performer e figuranti, tra cui la persona coinvolta nell’episodio. L’organizzazione di Art of Play ha un rapporto regolare con queste agenzie, pertanto non è direttamente coinvolta nei rapporti tra le agenzie e i lavoratori. Art of Play esprime ancora una volta vicinanza alla performer e si impegna a verificare eventuali irregolarità in sede appropriata”.

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