Attualità
Confisca di beni e zanne d’elefante per un valore di 3 milioni di euro.

Immobili e zanne di elefante per oltre 3 milioni di euro: è quanto confiscato nel blitz della polizia ai Castelli Romani oggi. Coinvolti il consuocero di Rocco Molè e un usuraio della Banda della Magliana.
Soldi, tre immobili in Calabria da oltre 3 milioni di euro e due zanne in avorio d’elefante. Questo è quanto confiscato ad un uomo della Ndrangheta residente da tempo sui Castelli Romani dagli agenti della polizia di Stato della Divisione Anticrimine della Sezione Misure di Prevenzione Patrimoniali di Roma intervenuti oggi, giovedì 10 ottobre 2024. Le operazioni sono avvenute nell’ambito dell’operazione Ragnatela, che da tre anni cercava di ricostruire la carriera criminale e il patrimonio dell’uomo, collegato al clan di Gioia Tauro, di un altro soggetto, romano e dei loro familiari.
Chi sono i due uomini coinvolti
Le persone coinvolte nell’operazione Ragnatela sono un uomo calabrese da tempo residente ai Castelli Romani, collegato a cosche ndranghetiste di Gioia Tauro e un usuraio romano a partire dagli anni Settanta, che lavorava per conto di Ndrangheta, Camorra, Cosa Nostra e della Banda della Magliana. Quest’ultimo si occupava prettamente di reati legati all’usura e al riciclaggio dei capitali illeciti.
Il primo, invece, ha investito in complessi immobiliari i proventi dei reati di bancarotta fraudolenta e delle seriali intestazioni fittizie di beni con finalità elusive o agevolative. A mettere gli inquirenti sulle sue tracce, i rapporti che lo collegavano alle famiglie calabresi ndranghetiste. Esponente di una nota cosca di Castellace di Oppido Mamertina, era consuocero del boss Rocco Molè, ucciso nel 2008 e cognato di un altro boss legato alla famiglia di Gioia Tauro, come emerso in altre indagini, come “Provvidenza” e “Provvidenza Bis”. Il suo nome, però, figura anche nell’operazione “Propaggine”, dove emerge il suo rapporto con un’altra famiglia calabrese di Sinopoli.
La confisca dei beni
Il blitz di oggi è arrivato a seguito della proposta di sequestro avanzata dal questore di Roma nel marzo del 2021 e dell’ordine di confisca nel maggio del 2023. I beni sequestrati ai due, compresi di immobili, superano i 3 milioni di euro. A questi si aggiungono denaro e due zanne in avorio, per un valore di più di 160mila euro.
Attualità
Ladri derubano rider di telefono, soldi e moto mentre lavora: seconda volta in 24 ore

RiderSottoAttacco Un rider di Roma derubato per la seconda volta in sole 24 ore – scopri i dettagli di questa inquietante escalation di crimini urbani!
Immaginate di essere in sella alla vostra moto, consegnando cibo per le strade affollate, quando improvvisamente vi ritrovate senza telefono, soldi e mezzo di trasporto: è esattamente ciò che è accaduto a un rider nella capitale, in un doppio episodio che sta facendo discutere e che solleva interrogativi sulla sicurezza dei lavoratori in prima linea. Secondo quanto emerso, il primo furto ha colpito il rider mentre era impegnato in una consegna, con i ladri che hanno agito rapidamente per sottrargli beni essenziali, lasciando lui e i suoi colleghi in allerta.
La sequenza degli eventi
Gli incidenti si sono verificati in rapida successione, con il secondo furto che ha ripreso lo stesso modus operandi: ladri che approfittano della vulnerabilità dei rider durante il lavoro. Fonti locali riportano che il rider, già scosso dal primo episodio, è stato preso di mira di nuovo, alimentando paure diffuse tra chi opera nelle consegne a domicilio.Le implicazioni per la sicurezza
Questa serie di furti non è solo un caso isolato, ma un segnale preoccupante per la comunità dei rider, che ogni giorno affronta rischi per le strade. Esperti del settore stanno monitorando la situazione, chiedendosi se misure più stringenti possano prevenire simili episodi in futuro – e tu, cosa ne pensi di questa onda di crimini?
Attualità
Dall’assalto ai fiori, ai selfie davanti il Papa morto. Il trionfo dell’apparire

Come è triste questa vita fatta di immagine, apparenza e superficialità.
I tempi cambiano, ma forse in peggio. La morte di Papa Francesco è l’emblema più lampante di come nemmeno la fede cristiana sia riuscita ad arginare lo strapotere dei social.
Rubare i fiori da piazza San Pietro come souvenir il giorno della annuncio della morte del sommo pontefice, prendersi la copia dell’osservatore Romano e rivenderla online a 500 euro e infine farsi i selfie davanti la salma di Papa Francesco, sono un segno inequivocabile che adesso tutto va condiviso e annunciato sui social network.
Alla fine anche lucrare sulle disgrazie altrui, per prendere qualche like in più, non è poi così male, soprattutto se questo serve per far salire il cima all’algoritmo il proprio profilo social.
Nella società dell’iperdemocrazia mascherata, dove il politicamente corretto è l’undicesimo comandamento e nessuno può mettere più dei paletti alla moralità altrui, la cultura, la moralità e la dignità umana si trovano in forte difficoltà.
Alla ricerca di una guida politica e spirituale che non sia quella dei social e del profitto a tutti i costi, non ci resta che lottare affinché la. vita umana non diventi una passarella dove vince chi prende più like.
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