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Scuola, i presidi si rivoltano in piazza nella Capitale: «Basta occupazioni»

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Scuola, i presidi si rivoltano in piazza nella Capitale: «Basta occupazioni»

Un sit-in senza cori né striscioni si è tenuto di recente, segnando una manifestazione silenziosa contro le tradizionali occupazioni scolastiche che interrompono la didattica e provocano danni alle strutture. Questa volta, a prendere posizione sono state le figure istituzionali: preside, genitori, docenti e studenti del liceo classico Virgilio di Roma. L’iniziativa, appoggiata da diversi dirigenti scolastici che hanno fronteggiato occupazioni in passato, è stata promossa dal Collegio dei docenti del liceo Virgilio e dalla preside Isabella Palagi.

La solidarietà

Il movimento ha ricevuto sostegno da parte della comunità educativa. Cristina Costarelli, dirigente dell’Istituto Galileo Galilei di Roma e presidente dell’Associazione nazionale presidi del Lazio, ha espresso il suo appoggio. «Siamo con loro», ha dichiarato, sottolineando l’importanza di iniziative pacifiche per contrastare le occupazioni, sostenendo che tale forma di protesta è condivisibile.

I danni

Dall’inizio dell’anno scolastico, sette licei romani sono stati coinvolti in proteste, con incidenti che hanno causato notevoli danni. Un esempio è dato dal liceo Gullace, dove una manifestazione si è conclusa con due incendi che hanno arrecato perdite per 2 milioni di euro e obbligato 1460 studenti a seguire le lezioni a distanza. Alessandra Silvestri, preside del Gullace, ha ribadito la sua opposizione alle occupazioni, esprimendo dolore per i danni subiti dalla sua scuola.

Vari dirigenti scolastici, tra cui Paolo Pedullà e Tiziana Sallusti, hanno espresso solidarietà alla preside Palagi e alla comunità del Virgilio, elogiando l’azione intrapresa come un passo importante verso il ripristino della legalità in ambito scolastico.

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Femminicidio a Sula: Ritrovato il cellulare di Ilaria in casa di Mark Samson, che dichiara di averlo dato a sua madre.

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Femminicidio a Sula: Ritrovato il cellulare di Ilaria in casa di Mark Samson, che dichiara di averlo dato a sua madre.

SvoltaChocNelCaso: Il killer cambia versione sul telefono della vittima, e la verità è più inquietante di quanto si pensi!

La confessione inaspettata

In un colpo di scena che sta accendendo i riflettori sulle indagini, il killer ha rivelato ai pubblici ministeri di aver passato il telefono della giovane vittima a sua madre, Nors Manlapaz. Questa ammissione ha lasciato tutti a chiedersi cosa altro potrebbe emergere da questa intricata storia di inganni e misteri.

La storia che si sgretola

Prima di questa rivelazione, l’uomo aveva sostenuto di aver gettato il dispositivo in un tombino, una narrazione che ora è stata smascherata come falsa. Gli inquirenti sono in fibrillazione, e i dettagli di questo voltafaccia stanno alimentando speculazioni su possibili nuovi indizi nascosti.

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L’ex fidanzato e il segreto della valigia misteriosa

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L’ex fidanzato e il segreto della valigia misteriosa

MisteroUccisioneARoma Scopri i dettagli scioccanti sul cellulare ritrovato della studentessa uccisa, che potrebbe svelare segreti inimmaginabili! #Roma #Femminicidio #IndaginiSegrete

Il Ritrovamento Scioccante

È stato finalmente ritrovato il cellulare di Ilaria Sula, la giovane studentessa tragicamente uccisa con tre coltellate al collo dal suo ex fidanzato Mark Samson. L’apparecchio, ora sotto sequestro, è stato scoperto a casa di Samson, il reo confesso che ha abbandonato il corpo della vittima in un dirupo nella zona di Capranica Prenestina. Ma cosa potrebbe nascondere questo telefono? Gli inquirenti sono già al lavoro per analizzarlo, alimentando la curiosità su possibili messaggi o prove nascoste che potrebbero cambiare tutto.

Le Indagini in Corso

Intanto, le autorità stanno approfondendo gli esami disposti dalla Procura di Roma sul tablet e sul computer di Ilaria, oltre al cellulare di Samson. I pm, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, contestano a Samson l’omicidio volontario aggravato dalla relazione affettiva e l’occultamento di cadavere. È incredibile pensare a quante tracce digitali potrebbero emergere, rivelando lati oscuri di questa storia che tiene tutti con il fiato sospeso.

Il Racconto Drammatico della Madre

«Sembrava un demonio, ho avuto paura che mi facesse del male». Sono queste le parole agghiaccianti di Nors Man Lapaz, la madre di Mark Samson, durante un interrogatorio in Questura. La donna, ora indagata per concorso in occultamento di cadavere, ha descritto le ore successive al femminicidio avvenuto nell’appartamento di via Homs, nel quartiere Africano. Ha sentito i due discutere animatamente quella mattina, e quando ha bussato alla porta, ha trovato il figlio in uno stato terrificante. Tremava e farfugliava frasi confuse, come «se non lo facevo io, ammazzavano me», lasciando intendere un possibile scenario alternativo che gli inquirenti stanno verificando con attenzione. Ma è lei che potrebbe aver aiutato a ripulire la scena del crimine e a infilare il corpo in una valigia, un dettaglio che fa rabbrividire e solleva mille domande su cosa sia davvero accaduto.

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