Cronaca
Ragazzi difficili e la lettura di Dante a Tor Bella Monaca

«Questa strada è un mondo a parte – scrive Emiliano Sbaraglia – La mattina, quando sali in macchina, sai cosa ti aspetta. O forse no». “Leggere Dante a Tor Bella Monaca”, in arrivo per EO nelle librerie giovedì prossimo, è un resoconto di dieci anni di insegnamento in una difficile scuola media di una delle periferie romane più complesse. Sbaraglia, insegnante di ruolo di 53 anni, sottolinea che «Dante è mejo de Totti», evidenziando il successo del poeta nel coinvolgere i ragazzi, molti dei quali provengono da famiglie in difficoltà.
L’insegnamento in periferia
Sbaraglia non vede il suo lavoro come una missione: «Io non la vedo così, anzi: può diventare controproducente considerarlo tale». Spiega di fare volontariato in Senegal dal 2009, sottolineando di essere stato arricchito dall’esperienza con i bambini lì. Dopo dodici anni di precariato, ha deciso di trasferirsi a Tor Bella Monaca: «Era una scuola in grosse difficoltà, nessuno voleva andarci. Ma io mi ero un po’ legato a loro, dopo quell’esperienza».
La didattica innovativa
Per catturare l’attenzione degli studenti, ha utilizzato Dante come strumento educativo. Sbaraglia riconosce che «non è detto che Dante funzioni sempre», ma afferma che l’idea ha avuto successo. Inoltre, ha integrato elementi di rap nelle lezioni, notando che “la metrica del rap può somigliare a quella dell’ottava dell’Ariosto”. Confessa che tale approccio richiede tentativi, dato il contesto particolare della scuola.
Interazioni significative e sfide
Molti nomi dei ragazzi nel libro sono reali e alcuni eventi sono stati mescolati. Sbaraglia mantiene ancora i contatti con diversi ex studenti. Riferisce che, sebbene ci siano stati momenti rischiosi come quando un gruppo ha tirato il freno a mano in auto, la maggior parte delle esperienze è stata positiva. «La maggior parte delle persone che io ho conosciuto a Tor Bella Monaca è tutta brava gente», afferma, pur riconoscendo la presenza di situazioni problematiche.
Affrontando il tema degli studenti difficili, Sbaraglia sostiene che sia necessario «affrontarli a viso aperto, lasciando un po’ da parte il ruolo istituzionale». Il suo approccio pratico ha incluso anche interventi fisici per mantenere la disciplina in classe.
Cronaca
Guerra dei clan: omicidio di Gioacchini davanti all’asilo dei figli, 30 anni a Di Giovanni

MafiaInedita #DelittoSconvolgente Hai mai immaginato un omicidio legato alla mafia proprio fuori da un asilo nido, dove un padre innocente aveva appena salutato i suoi figli? Scopri i dettagli di questa storia che tiene l’Italia col fiato sospeso!
Il Fatto Che Ha Scioccato Tutti
Immaginate la scena: Andrea Gioacchini, un padre come tanti, accompagna i suoi figli all’asilo nido e, in un attimo, la sua vita viene spezzata da un atto di violenza brutale. Tre persone sono state condannate per questo omicidio, un caso che ha catturato l’attenzione di tutti per la sua ferocia e per le sue implicazioni oscure.
I Legami Nascosti con la Mafia
Ma cosa c’è dietro questo delitto? Secondo la procura, si tratta di un episodio mafioso, orchestrato da individui vicini al clan Senese e alla leggendaria Banda della Magliana. Queste connessioni fanno emergere un mondo sotterraneo di potere e vendette, lasciando tutti a chiedersi: quanto ancora ci sfugge di questi clan invisibili? È un intreccio di crimine che potrebbe svelare segreti inaspettati.Cronaca
I tre killer e i loro mandanti: una sentenza che rivela tutto

SvelatoLomicidioCheHaSconvoltoRoma Chi sono i boss della Magliana che hanno orchestrato un’esecuzione brutale sotto gli occhi dei bambini? #Omicidio #Magliana #CronacaNera
Le Prime Condanne Shock
Dopo anni di indagini serrate, il tribunale di Roma ha emesso le prime sentenze per l’omicidio di Andrea Gioacchini, freddato a colpi di pistola il 10 gennaio 2019 proprio davanti all’asilo dei suoi figli. Ugo Di Giovanni ed Emiliano Sollazzo sono stati condannati a 30 anni ciascuno, etichettati come i mastermind dietro l’agguato, mentre Fabrizio Olivani, l’uomo accusato di aver premuto il grilletto, si è beccato 20 anni. Immagina lo shock: un delitto in pieno giorno in un quartiere noto per i suoi clan rivali, che ora porta alla luce oscuri legami mafiosi.
La Ricostruzione dell’Agguato
Gli inquirenti hanno rivelato dettagli agghiaccianti su come Gioacchini sia stato raggiunto da tre proiettili di calibro 7,65 mentre era al volante della sua Toyota, parcheggiata in via Castiglion Fibocchi. Secondo l’accusa, Olivani era appostato su uno scooter, in attesa che la vittima accompagnasse i suoi bambini. Ha fatto fuoco quattro volte: tre colpi hanno centrato Gioacchini alla testa, mandibola e spalla, mentre il quarto ha ferito la sua compagna all’inguine. Gioacchini, un uomo con un passato da sorvegliato speciale e una lista infinita di reati come spaccio e usura, è morto poco dopo in ospedale. Ma cosa ha spinto a un piano così calcolato? Intercettazioni e testimonianze stanno svelando i retroscena.
Il Movente Dietro il Delitto
E se ti dicessimo che questo omicidio era una mossa da vero film mafioso per conquistare il controllo della Magliana? Le motivazioni, secondo la Direzione distrettuale antimafia, ruotano intorno a una lotta per il potere in una zona storicamente contesa dai clan. Di Giovanni, figlio di un boss camorrista, e Sollazzo avrebbero pianificato tutto con mesi di anticipo, fornendo a Olivani l’arma e lo scooter per l’esecuzione. Olivani, a quanto emerso, aveva spiato le abitudini della vittima per giorni, trasformando un atto quotidiano in un’imboscata letale. Un delitto dimostrativo, dicono gli investigatori, per riaffermare la supremazia criminale in un quartiere dove ogni mossa è sotto controllo. Chi pensava che la Magliana fosse solo un quartiere tranquillo?
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