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Roma, bambini intossicati in piscina alla Borghesiana: come stanno

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Roma, bambini intossicati in piscina alla Borghesiana: come stanno

Migliorano le condizioni dei bambini arrivati al Pronto soccorso del Policlinico Umberto I di Roma il 2 giugno, per un’intossicazione da cloro mentre facevano il bagno in una piscina della Borghesiana, come riferisce il bollettino dell’ospedale romano. Una bambina sarà dimessa oggi e un’altra domani, mentre resta in Terapia intensiva e in prognosi riservata il piccolo paziente di 9 anni che comunque migliora rispetto alle condizioni iniziali.

bambini intossicati dopo bagno, indagato titolare piscina**

 

È stato intanto iscritto nel registro degli indagati il titolare del centro sportivo in via della Capanna Murata. Sul caso la procura capitolina ha aperto un fascicolo di indagine, coordinato dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo, per l’ipotesi di lesioni gravi. Ieri la struttura è stata posta sotto sequestro e gli ispettori della Asl hanno effettuato un sopralluogo e sono stati disposti esami su un campione d’acqua.

Come stanno i bambini

Dei 5 piccoli arrivati all’ospedale “2 bambini sono stati mandati a casa dopo poche ore di osservazione in pronto soccorso. Tre sono stati ricoverati in terapia intensiva pediatrica per insufficienza respiratoria e stato soporoso”. Due dei bambini ricoverati in intensiva, “AA di anni 7 e FE di anni 5 e 8 mesi, dopo poche ore sono stati trasferiti presso il reparto di Pediatria di urgenza dove hanno continuato per 24 ore l’ossigenoterapia. Le condizioni dei bambini sono rapidamente migliorate e FE verrà dimessa oggi con follow-up presso il Servizio di Pneumologia. AA invece verrà dimessa domani perché fino a ieri aveva ancora bisogno di 1 litro di ossigeno”.

Mentre MF, di 9 anni, “è ancora ricoverato in Terapia intensiva pediatrica, ma le condizioni generali stanno migliorando (non più intubato) con riduzione del fabbisogno di ossigeno. Continua però ad avere disturbi neurologici. La prognosi rimane riservata”, scrivono sul bollettino Paola Papoff, direttore Terapia intensiva, e pediatrica e Fabio Midulla, direttore Scuola di specializzazione in Pediatria, responsabile Pediatria d’urgenza.

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in fiamme facoltà di Agraria

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in fiamme facoltà di Agraria

Un devastante incendio è divampato oggi all’università della Tuscia di Viterbo: le fiamme si sono propagate sul tetto della facoltà di Agraria e hanno interessato anche il piano sottostante dove ci sarebbero dei laboratori. Evacuata la facoltà e tre strutture vicine. Nessuna persona risulta al momento coinvolta.

I vigili del fuoco sono al lavoro per contenere il rogo e spegnere l’incendio. A quanto si apprende l’intervento è complesso e sono arrivati rinforzi da Roma e Terni.

Il Comune di Viterbo, in un post su Facebook, invita “la popolazione a non avvicinarsi al luogo delle operazioni”. Sul posto la polizia locale per bloccare le strade di accesso. Il Comune fa sapere che “si raccomanda alla popolazione di tenere chiuse tutte le finestre delle abitazioni nel raggio di un chilometro”.

Tecnici di Arpa Lazio, coinvolta per il monitoraggio della qualità dell’aria, si stanno recando sul posto per installare un campionatore, fa sapere Arpa in un post Fb informando che “daremo i risultati delle analisi appena possibile”.

Didattica sospesa

“Si informa la comunità studentesca che l’attività didattica (corsi ed esami) sarà sospesa per le giornate di oggi (nelle sole sedi di Riello) e domani per tutte le sedi di Viterbo”, sottolinea intanto l’Ateneo in un post su Facebook e sul sito web.

“I poli Santa Maria in Gradi, Paradiso e San Carlo proseguiranno l’attività didattica odierna – conclude – Seguiranno aggiornamenti per la giornata di domani. Civitavecchia e Rieti svolgeranno regolarmente le loro attività”.

Bernini: “Da Mur massimo supporto”

Il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha contattato telefonicamente il Rettore dell’Università della Tuscia, Stefano Ubertini, per essere informata sull’incendio. Nel corso del colloquio, il Ministro ha espresso la propria vicinanza alla comunità accademica per il grave episodio e ha chiesto di essere costantemente informata sull’evoluzione della situazione. Ha inoltre assicurato il pieno supporto del Ministero all’Ateneo, con particolare attenzione alla tutela della continuità didattica.

La solidarietà all’Ateneo

“Assistiamo con apprensione a quanto accade nella facoltà di agraria dell’Università della Tuscia. Rivolgiamo la più forte solidarietà al magnifico rettore Stefano Ubertini, al corpo docente e a tutti gli studenti”, sottolineano il sindaco di Rieti, Daniele Sinibaldi, e l’assessore alla cultura, scuola e università, Letizia Rosati.

“Per quanto possibile, sosterremo ogni eventuale necessità dell’Ateneo della Tuscia che, ormai da molti anni, è un importante attore della crescita formativa e dello sviluppo del territorio reatino”, concludono.

“Stiamo seguendo con apprensione l’evolversi del grande incendio che sta interessando la facoltà di agraria dell’università della Tuscia a Viterbo. Ho sentito telefonicamente il magnifico rettore Stefano Ubertini, al quale ho rivolto solidarietà e vicinanza da estendere a tutti i docenti e gli studenti dell’ateneo viterbese”, ha dichiarato l’assessore all’Università della Regione Lazio, Luisa Regimenti.

“Fortunatamente sembra che tutte le persone siano state evacuate in tempo e che sia stata scongiurata quella che poteva essere una tragedia – ha continuato – Al rettore e a tutta la comunità accademica ho assicurato il pieno sostegno della Regione Lazio in questo momento difficile: l’Università della Tuscia è un fiore all’occhiello del sistema universitario del Lazio e non faremo mancare l’appoggio per una ripartenza delle attività che sia più rapida possibile. Ringrazio tutti gli uomini e le donne dei vigili del fuoco e delle forze dell’ordine che hanno prontamente messo in sicurezza l’area”.

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Superbatteri resistenti colpa anche delle guerre, studio Spallanzani

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Superbatteri resistenti colpa anche delle guerre, studio Spallanzani

“Le guerre causano un ampio bacino di infezioni batteriche multiresistenti che possono poi diffondersi in tutto il mondo”. Il monito arriva da uno studio curato da Guido Granata, della Uoc Infezioni sistemiche e dell’immunodepresso dell’Inmi Spallanzani di Roma, risultato vincitore di un grant da parte della Società europea di microbiologia clinica e malattie infettive. Lo studio è stato presentato in occasione dell’Escmid Global di Vienna, dove Granata ha discusso un poster scientifico dal titolo ‘L’impatto dei conflitti armati e delle guerre sullo sviluppo e sulla diffusione globale della resistenza agli antibiotici: una revisione sistematica’.

Nello specifico, lo studio ha incluso più di 1.000 pazienti evacuati dalle zone interessate dal conflitto in corso in Ucraina, documentando la diffusione di batteri Gram-negativi “con alti tassi di resistenza alla maggior parte degli antibiotici disponibili, anche nei confronti dei più recenti”. Inoltre, le analisi suggeriscono che “la trasmissione di questi patogeni avviene negli ospedali situati nelle zone di guerra, prima del trasferimento dei pazienti in altri ospedali europei”. L’elevata prevalenza di resistenza a tutti gli antibiotici attualmente disponibili osservata in Ucraina è “un importante segnale di allarme, ma lo studio allo stesso tempo ha documentato come la sorveglianza attiva delle infezioni, l’utilizzo ragionato della terapia antibiotica e le procedure di controllo delle infezioni possono ridurre significativamente la trasmissione dei batteri multiresistenti”, osserva il ricercatore.

Nell’occasione, in rappresentanza della Uoc diretta da Stefania Cicalini, sono state presentate altre 3 comunicazioni scientifiche. Il poster ‘La sfida dell’uso appropriato degli antibiotici nei pazienti ospedalizzati con Covid-19: una revisione sistematica della letteratura ha documentato “un’elevata percentuale di resistenza agli antibiotici tra i pazienti Covid-19 che sviluppano infezioni batteriche in ospedale, con un alto tasso di mortalità”, riferisce lo Spallanzani.

Inoltre, 2 studi scientifici condotti in collaborazione con la Uoc di Microbiologia dell’Inmi hanno descritto “3 casi di infezione dovuta al batterio Pseudomonas aeruginosa, di difficile trattamento perché resistente alla maggior parte degli antibiotici disponibili. I pazienti sono stati trattati con successo, impiegando combinazioni antibiotiche innovative grazie alla valutazione in laboratorio degli effetti sinergici di diverse combinazioni antibiotiche per supportare la scelta del corretto trattamento antibiotico”, conclude lo Spallanzani.

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