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Processo Vannini: condannato a 14 anni Antonio Ciontoli. La madre di Marco: la giustizia esiste

Emessa oggi la sentenza sull’omicidio di Marco Vannini: 14 anni ad Antonio Ciontoli, pene minori per la moglie e i due figli. Il capofamiglia ha chiesto perdono: “Marco è stato il mio irrecuperabile errore“
E’ giunto all’epilogo anche il processo bis sul caso dell’omicidio di Marco Vannini. Queste le sentenze emesse oggi dalla Corte d’Assise: Antonio Ciontoli è stato condannato a 14 anni, la moglie Maria Pezzillo a 9 anni e 4 mesi, insieme ai figli Federico e Martina, fidanzata di Marco. I reati confermati sono stati quelli di omicidio volontario con dolo eventuale per il padre, Antonio Ciontoli. Mentre per i restanti famigliari, la moglie Maria Pezzillo e i figli Federico e Martina, è stato riconosciuto l’omicidio volontario anomalo. La madre del giovane ucciso ha espresso la sua soddisfazione: “La giustizia esiste“, ha infatti dichiarato.
L’ammissione di colpa e la richiesta di perdono di Antonio Ciontoli
L’imputato principale, Antonio Ciontoli, ha dichiarato apertamente le sue colpe e ha espresso un lungo pensiero di rammarico su quanto è accaduto. “Chiedo perdono per quello che ho commesso e anche per quello che non ho commesso. So di non essere la vittima ma il solo responsabile di questa tragedia”, ha infatti dichiarato. “Sulla mia pelle sento quanto possa essere insopportabile, perché innaturale, dover sopportare la morte di un ragazzo di vent’anni, bello come il sole e buono come il pane. Quando si spegneranno le luci su questa vicenda, rimarrà il dolore lacerante a cui ho condannato chi ha amato Marco. Marco è stato il mio irrecuperabile errore“, ha concluso Ciontoli.
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Il turismo che non vogliamo. “Stop ai viaggi organizzati lungo il confine di Gaza”

Denunciamo con sdegno la promozione, da parte di alcune note agenzie turistiche internazionali, di “tour della realtà” al confine con Gaza, trasformando la tragedia umana della popolazione palestinese in un’attrazione turistica. Siamo di fronte a un’operazione cinica e inaccettabile, che sfrutta la sofferenza e la distruzione provocate da mesi di guerra per offrire “esperienze forti” a pagamento, con pacchetti che promettono scorci di città bombardate e la possibilità di “vedere con i propri occhi il confine con Gaza”.
Il tutto mentre la popolazione palestinese è sottoposta a bombardamenti, assedi, fame e deportazioni. Questa mercificazione del dolore umano è un oltraggio alla memoria delle vittime, una forma moderna di pornografia bellica, che contribuisce a normalizzare l’occupazione, la violenza e la disumanizzazione di un intero popolo.
Mentre la comunità internazionale dovrebbe mobilitarsi per il cessate il fuoco immediato e il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese, c’è chi specula sulla guerra come se fosse un set cinematografico. È il riflesso più degradato di un sistema che fa profitto anche sulle macerie. Chiediamo l’immediata rimozione di questi “tour” dai portali di viaggio internazionali e l’apertura di un dibattito pubblico sull’etica del turismo nei contesti di conflitto.
Alcuni siti che promuovono questi viaggi sono tra i più visitati al mondo e contribuiscono a una narrazione tossica, che presenta solo un lato della guerra, legittimando l’occupazione e criminalizzando le vittime. Esprimiamo piena solidarietà al popolo palestinese e continueremo a battersi, in Italia e in Europa, contro il genocidio in corso a Gaza e contro ogni tentativo di strumentalizzarne il dramma. La guerra non è uno spettacolo. La morte non è un souvenir. Il turismo dell’orrore è complicità con il genocidio!”. Lo dichiara Giovanni Barbera della Direzione nazionale di Rifondazione Comunista.
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Art of play Roma e il lavoratore preso a pugni senza contratto. La risposta ufficiale della mostra

L’organizzazione della mostra Art of Play desidera esprimere innanzitutto il proprio rammarico per l’episodio recentemente avvenuto presso l’esposizione in corso a Roma.
Dopo il pugno ricevuto che ha fatto il giro del web, arriva la nota ufficiale dell’azienda.
“Art of Play si avvale di agenzie esterne specializzate per l’ingaggio di performer e figuranti, tra cui la persona coinvolta nell’episodio. L’organizzazione di Art of Play ha un rapporto regolare con queste agenzie, pertanto non è direttamente coinvolta nei rapporti tra le agenzie e i lavoratori. Art of Play esprime ancora una volta vicinanza alla performer e si impegna a verificare eventuali irregolarità in sede appropriata”.
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