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OPERAZIONE BOBCAT – Blitz dei Carabinieri: 7 arresti

OPERAZIONE BOBCAT – I CARABINIERI DEL NUCLEO INVESTIGATIVO E DELLA SEZIONE OPERATIVA DELLA COMPAGNIA DI RIETI ARRESTANO 7 PERSONE FACENTI PARTE DI UNA BANDA DEDITA AI FURTI DI MEZZI D’OPERA DI GROSSE DIMENSIONI CHE VENIVANO POI RIVENDUTI ALL’ESTERO.
Nella notte di lunedì 21 gennaio 2019, nei comuni di Roma, Colonna (RM), San Cesareo (RM), Mentana (RM), Pomezia (RM) e Cervia (RA), più di 50 uomini del Comando Provinciale Carabinieri di Rieti e delle Compagnie Carabinieri di Roma Casilina, Frascati, Palestrina, Monterotondo, Pomezia e Cervia hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Rieti, nei confronti di 9 persone ritenute responsabili dei reati di furto aggravato e riciclaggio. La complessa attività di indagine, convenzionalmente denominata “ OPERAZIONE BOBCAT”, è stata avviata dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Rieti e da quelli del NOR – Sezione Operativa della Compagnia di Rieti nel gennaio del 2017, a seguito del furto di un camion con rimorchio, di un bobcat e di tre escavatori di grosse dimensioni avvenuto presso la ditta “CA.LGEA COSTRUZIONI SRL” di Rieti, per un valore complessivo di circa 150 mila euro. I militari dell’Arma, al termine di più di un anno di indagine diretta dal sostituto Procuratore della Repubblica di Rieti dott. Rocco Gustavo MARUOTTI, condotta attraverso l’utilizzo strumenti di natura tecnica, ma soprattutto attraverso i cosiddetti “metodi tradizionali” quali l’esecuzione di numerosi servizi di osservazione effettuati nella zona est di Roma e in Provincia di Macerata, Ancona e Perugia, sono riusciti a sgominare una banda composta da nove soggetti, di cui sette italiani e due rumeni, tutti con precedenti specifici di polizia, dedita al furto di mezzi d’opera di grosse dimensioni che poi venivano rivenduti all’estero, riuscendo altresì a delinearne il “modus operandi” seguito dalla stessa, caratterizzato da estrema organizzazione e professionalità. Si appurava infatti che i malviventi, dopo aver individuato i possibili obiettivi, posti anche a centinaia di chilometri dalle loro abituali residenze e rappresentati da escavatori, mini pale, bobcat e trattori agricoli di grosse dimensioni presenti in ditte edili e agricole poste nelle provincie di Rieti, Roma, Latina, Macerata, Ancona, L’Aquila e Ravenna, organizzavano una serie di sopralluoghi al fine di verificare la presenza “in loco” di eventuali pericoli quali telecamere di video sorveglianza, vigilanza privata o abituali posti di controllo delle Forze dell’Ordine. Una volta stabilito che “il colpo era sicuro”, una squadra composta da sei/sette malviventi partiva alla volta dell’obiettivo, generalmente a bordo di due autovetture ed un camion “puliti” perché intestati a prestanome. Giunti sul posto, due dei malviventi si facevano lasciare in prossimità del cantiere edile o dell’azienda agricola presso il quale vi era il mezzo d’opera da asportare e, penetrati al suo interno, dapprima rendevano inefficaci i sistemi di localizzazione GPS presenti sui vari mezzi tramite l’utilizzo di un JAMMER e poi manomettevano la centralina degli stessi per metterli in moto, il tutto mentre gli altri componenti la banda, a bordo delle loro autovetture, effettuavano una vigilanza discreta sulla zona, segnalando eventuali pericoli rappresentati anche da semplici veicoli in transito. Preparato così il mezzo, veniva fatto avvicinare il camion a bordo del quale questo veniva caricato e portato via: tutta l’operazione non durava mai più di 45/50 minuti. Durante il viaggio di ritorno, i malviventi erano soliti organizzare una vera e propria “staffetta” per segnalare la presenza di pattuglie delle Forze dell’ordine lungo il tragitto: ecco quindi che il camion con a bordo la refurtiva veniva fatto precedere da una delle due autovetture, mentre l’altra lo seguiva a debita distanza per intervenire in caso di necessità. Una volta al sicuro, entrava in scena un ottavo complice il quale si occupava di contraffare tutti i segni distintivi presenti sullo mezzo asportato, alterandone le etichette presenti o applicandone di nuove, esatta riproduzione di quelle originarie, nonché elaborando nuovi documenti cartacei completamente falsi attestanti la proprietà della macchina. A questo punto, il mezzo rubato risultava ad un controllo in Banca Dati del tutto “pulito” e quindi poteva tranquillamente essere portato all’estero per essere poi rivenduto: di questo si occupava un nono complice che ne organizzava il trasporto attraverso camion che partivano appositamente dalla Romania per venire a prendere la refurtiva, certi del fatto che, anche se fermati dalle Forze dell’Ordine, non avrebbero corso alcun rischio. Grazie alle indagini esperite, è stato accertato che i malviventi tratti in arresto oggi, dal mese di gennaio a quello di ottobre 2017, hanno rubato ben 21 mezzi d’opera, per un valore complessivo vicino al milione di euro, gran parte del quale non assicurato: di questi, sette mezzi, per un valore complessivo pari a 420 mila euro, sono stati però recuperati e restituiti ai legittimi proprietari al termine di specifici servizi organizzati dai militari dell’Arma che hanno portato al fermo di PG di due autisti di camion a bordo dei quali si trovavano i mezzi asportati, all’arresto in flagranza di altri 4 componenti la banda e all’esecuzione nei loro confronti di ulteriori tre ordinanze di custodia cautelare in carcere. Durante le perquisizioni domiciliari della notte appena trascorsa venivano trovati, nella disponibilità di due degli arrestati, rispettivamente un bobcat avente marca FAI risultato oggetto di furto in Fano addirittura nel luglio 1991, nonché due radio ricetrasmittenti marca Motorola risultate asportate da un canile nel mese scorso: tale refurtiva veniva posta sotto sequestro in attesa di essere restituita ai legittimi proprietari, Al termine delle formalità di rito, sette dei nove ricercati sono stati rintracciati e arrestati: quattro sono stati condotti presso la Casa circondariale “Regina Coeli” di Roma, uno presso la Casa circondariale di Velletri e infine altri due sono stati sottoposti agli arresti domiciliari presso le rispettive abitazioni. Viceversa sono ancora in corso accertamenti per rintracciare altri due componenti la banda i quali al momento non sono presenti sul territorio nazionale.
Roma e dintorni
Roma, prova a sottrarre bimba alla madre in piazza della Radio: arrestato

(Adnkronos) – Ha tentato di sottrarre una bambina alla madre, ma è stato bloccato grazie all’intervento dei presenti che hanno chiamato i carabinieri. E’ accaduto la scorsa domenica sera nei pressi di piazzale della Radio a Roma e sul posto, dopo le chiamate al 112, sono intervenuti i carabinieri del Nucleo radiomobile di Roma che, d’intesa con la procura della Repubblica, hanno arrestato un 44enne senza fissa dimora per tentato sequestro di persona.
Alcuni testimoni hanno raccontato che l’uomo, in evidente stato di ebbrezza, era riuscito a sottrarre per un momento la bambina di 7 anni dalle mani della madre, che era poi riuscita a recuperarla e a rifugiarsi all’interno di un negozio mentre l’uomo che la inseguiva e la minacciava armato di bottiglia. Il 44enne si è fermato solo grazie all’intervento di alcune persone presenti e del padre della piccola che sono riusciti a bloccarlo in attesa dell’arrivo dei carabinieri.
Raccolte le testimonianze dei vari presenti e la denuncia dei genitori, i carabinieri del Nucleo radiomobile di Roma hanno arrestato l’uomo e lo hanno portato in caserma, in attesa del rito direttissimo. Il Tribunale di Roma ha convalidato l’arresto e ha disposto per l’uomo la custodia cautelare in carcere, in attesa del giudizio.
Roma e dintorni
Al Fatebenefratelli di Roma spunta un cartello: “I tagli al budget riducono posti in convenzione, non dateci la colpa”

(Adnkronos) – “Si informa la gentile utenza, che a causa dei continui tagli sul budget perpetrati nei confronti dell’ospedale, i posti in regime di servizio sanitario nazionale sono pochi e terminano in fretta. Pertanto vi chiediamo la cortesia di non addossare colpe agli operatori e al personale medico e non, se non trovate posto in convenzione ma solo a pagamento purtroppo non dipende dalla nostra volontà, e vi chiediamo di rispettare il lavoro degli addetti”. Questo il testo di un foglio appeso all’interno dell’ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma, sito in via Cassia 660. Il testo, contenuto in una busta di plastica, è fissato con del nastro per bende su un muro in marmo del nosocomio.
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