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Cronaca

ROMA Inchiesta AMA Campidoglio: i primi indagati

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ROMA Inchiesta AMA Campidoglio: i primi indagati

L’Ama al setaccio della magistratura. Il Campidoglio nel mirino degli investigatori. Tre indagati per tentata concussione nei confronti della municipalizzata dei rifiuti. L’ex vertice aziendale, il presidente Lorenzo Bagnacani, ascoltato in Procura. Come l’ex assessora, Pinuccia Montanari, sentita per la seconda volta come persona informata sui fatti da magistrati e i finanzieri del nucleo di polizia Tributaria.

La nuova tempesta che si sta abbattendo sul Comune rischia di travolgere l’amministrazione. Un’accusa pesante, aver tentato pressioni sul collegio sindacale dell’Ama affinché rivedessero il proprio giudizio sul bilancio del 2017, contro tre uomini scelti dalla sindaca. Il direttore generale Franco Giampaoletti, il direttore ad interim delle Partecipate, Giuseppe Labarile, e l’ex ragioniere generale capitolino Luigi Botteghi. I loro nomi sono finiti sul registro degli indagati. È solo il via dell’inchiesta partita da un esposto di Bagnacani, coordinata dall’aggiunto Paolo Ielo e di cui si occupano i pm Claudia Terracina e Luigia Spinelli.

Inchiesta che si potrebbe allargare ai vertici politici dell’amministrazione. La battaglia che si era combattuta in casa della municipalizzata dei rifiuti fra i vertici del Bilancio capitolino e i manager dell’Ama si sposta ora negli uffici giudiziari. Gli inquirenti stanno pesando le presunte pressioni ricevute dal Collegio di revisione dei sindaci per bocciare il bilancio aziendale del 2017. In questo senso va letta la nuova convocazione di Montanari in Procura. L’ex assessora all’Ambiente non ha mai condiviso la strategia del collega al Bilancio Gianni Lemmetti, fautore di una linea intransigente sotto il profilo dei conti nei confronti dell’Ama.

La querelle sui 18 milioni di euro dei servizi cimiteriali che Ama voleva vedersi riconosciuti e che il Comune rifiuta di riconoscergli è uno fra i temi affrontati dai magistrati proprio con Montanari. In parallelo i finanzieri hanno acquisito altre carte. Si sta cercando di ricostruire l’ultimo anno, quello che va dal Consiglio di amministrazione del 27 marzo 2018 fino a oggi. Perché proprio quel Cda? In quella data Bagnacani approva un bilancio con un lieve attivo (600.000 euro) e incassa il parere favorevole del Collegio dei revisori presieduto da Mauro Lonardo (anche lui sentito dai pm). Parere che si ribalta lo scorso 29 dicembre trasformandosi in una secca bocciatura del bilancio.

LA STRATEGIA NON CONVINCE

La strategia messa a punto da Lemmetti e Giampaoletti non è stata digerita da tutti in Campidoglio. Circola il dubbio sull’intera vicenda Ama, dalla bocciatura del bilancio 2017 fino all’azzeramento dei vertici deciso lunedì scorso da Raggi, che adesso spaventa per le ripercussioni sull’amministrazione M5S, di nuovo nel ciclone. Interpellato al telefono Giampaoletti sosteneva di non aver ricevuto nessuna notifica dell’indagine e di sentirsi tranquillo. Mentre i consiglieri grillini, alcuni ancora molto legati alle posizioni dell’assessora dimissionaria Montanari, durante le pause della seduta di Consiglio comunale non potevano fare a meno di commentare i rumors che giravano sempre più insistenti nel palazzo del Comune.

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Cronaca

Bomba sotto casa del boss Demce: è guerra aperta nella Roma criminale!

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Bomba sotto casa del boss Demce: è guerra aperta nella Roma criminale!

Un ordigno artigianale è stato piazzato lo scorso 15 luglio sotto casa di Elvis Demce, boss albanese legato alla criminalità romana. L’intervento degli artificieri ha evitato l’esplosione, ma il messaggio è chiaro: un avvertimento pesante diretto a uno dei personaggi più discussi del sottobosco criminale capitolino.

Il giorno prima dell’attentato, un’inchiesta dei carabinieri aveva portato all’arresto di 14 persone, ricostruendo anche il ruolo di Demce in un sequestro organizzato tramite un gruppo di sudamericani. Gli stessi che, poco dopo, sarebbero stati coinvolti nella gambizzazione di Giancarlo Tei, ex alleato di Demce oggi latitante.

Le ipotesi investigative parlano di una possibile faida interna tra i reduci della “batteria di Ponte Milvio”, legata al defunto Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik. Tanti anche i nemici esterni: da Giuseppe Molisso del clan Senese a Ermal Arapaj.

Demce, condannato in via definitiva a 15 anni, è detenuto ad Ascoli, dove è in cura per problemi psichiatrici certificati da 17 perizie. Ora la Direzione Distrettuale Antimafia vuole capire: è un nuovo capitolo della guerra criminale o qualcuno teme che il boss voglia collaborare?

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Maxi Blitz contro il narcotraffico: 12 arresti shock tra Lazio, Abruzzo e Puglia!

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Maxi Blitz contro il narcotraffico: 12 arresti shock tra Lazio, Abruzzo e Puglia!

Nelle prime ore di venerdì 25 luglio 2025, la Polizia di Stato ha portato a termine un’importante operazione contro il traffico di droga, che ha coinvolto diverse province di Abruzzo, Lazio e Puglia. L’intervento, coordinato dal Servizio Centrale Operativo e dalla Direzione Distrettuale Antimafia dell’Aquila, ha portato all’arresto di 12 cittadini italiani, accusati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

L’indagine, denominata “End to End”, ha consentito di sgominare due distinti gruppi criminali, entrambi specializzati nell’importazione e nella vendita di ingenti quantitativi di droga. Le squadre mobili di Roma, Teramo, Latina, L’Aquila, Frosinone e Foggia, insieme ai reparti prevenzione crimine di Abruzzo, Lazio e Puglia settentrionale, hanno eseguito le misure cautelari e sono attualmente in corso perquisizioni nelle abitazioni e negli altri luoghi riconducibili agli arrestati.

Oltre al traffico di stupefacenti, alcuni degli indagati sono gravemente sospettati di reati ulteriori come estorsione, tentato omicidio e corruzione, aggravando il quadro criminale dell’organizzazione. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati beni per un valore superiore a un milione di euro, ritenuti provento delle attività illecite.

L’azione della Polizia di Stato rappresenta un duro colpo al narcotraffico che alimenta la criminalità nelle regioni coinvolte, confermando l’impegno costante delle forze dell’ordine nel contrasto ai fenomeni mafiosi e alla diffusione della droga sul territorio nazionale.

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