Cronaca
CASO REGENI Le rivelazioni del nuovo testimone

CASO REGENI Le rivelazioni del nuovo testimone. Giulio Regeni ucciso dai servizi di sicurezza perché gli egiziani credevano fosse una spia inglese.
A dichiararlo non sono gli inquirenti italiani che indagano sul rapimento e la morte del giovane ricercatore. A dirlo è un supertestimone che ascoltò una conversazione tra uno degli agenti responsabili del rapimento e un poliziotto africano. Il funzionario indicato dal testimone è uno dei cinque che la Procura di Roma ha iscritto sul registro degli indagati. Secondo gli inquirenti gli indizi raccolti bastano a ipotizzare il coinvolgimento del generale Sabir Tareq, del colonnello Uhsam Helmy, del maggiore Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, dell’assistente Mahmoud Najem e del colonnello Ather Kamal, all’epoca capo della polizia investigativa del Cairo.
Quest’ultimo coinvolto anche nel depistaggio con cui si voleva chiudere il caso addossando la responsabilità a una banda di criminali comuni uccisi in un conflitto a fuoco. Le ammissioni vennero fatte nel corso di un pranzo. Il funzionario discuteva di questioni legate alla lotta interna all’opposizione politica dell’Egitto senza accorgersi di essere ascoltato dal testimone seduto al tavolo accanto. A un certo punto l’egiziano comincia a parlare del “ragazzo italiano”.
Racconta dei pedinamenti e delle intercettazioni telefoniche fino al 24 gennaio del 2016, vigilia della scomparsa. Inoltre aggiunge di essere stato protagonista dell’operazione che lo avrebbe fatto scomparire. “Ci convincemmo che era una spia e scoprimmo che il 25 gennaio doveva incontrare una persona che ritenevamo sospetta. Per questo entrammo in azione quel giorno”, avrebbe detto l’ufficiale. Stando al testimone quel che accade a Giulio è proprio l’ufficiale egiziano a raccontarlo al suo interlocutore: “Caricammo il ragazzo italiano in macchina. Io stesso lo colpii più volte duramente al volto”.
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ROMA – VENTINOVE PUSHER ARRESTATI
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Cronaca
Inseguimento e minacce: 44enne arrestato per tentato rapimento di una bambina
Roma, 27 luglio – Un episodio drammatico ha scosso le vie nei pressi di Piazzale della Radio, dove un uomo di 44 anni, di origine rumena, senza fissa dimora e con precedenti penali, è stato arrestato per tentato sequestro di persona. L’uomo, in stato di ebbrezza, ha tentato di sottrarre una bambina di 7 anni dalle mani della madre durante una passeggiata serale.
Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri del Nucleo Radiomobile, intervenuti dopo diverse chiamate al 112, il 44enne è riuscito a strappare per qualche istante la bambina alla madre, che però è riuscita a rifugiarsi con la figlia in un negozio vicino. L’uomo, non soddisfatto, ha inseguito madre e figlia minacciandole con una bottiglia rotta.
Grazie al tempestivo intervento di alcuni passanti e del padre della bambina, l’uomo è stato bloccato e trattenuto fino all’arrivo delle forze dell’ordine. Dopo aver raccolto le testimonianze e la denuncia dei genitori, i Carabinieri hanno arrestato il 44enne, che è stato condotto in caserma in attesa del rito direttissimo.
Il tribunale di Roma ha convalidato l’arresto, disponendo la custodia cautelare in carcere in attesa del processo. Le autorità hanno sottolineato la gravità dell’episodio e la necessità di tutela per i minori.
Cronaca
Blitz della Guardia di Finanza. Sequestrati 50 kg di Cocaina

Finanzieri del Comando Provinciale di Roma hanno sequestrato, presso il porto di Civitavecchia, un carico di
cocaina occultato all’interno di un container refrigerato in arrivo dall’Ecuador.
Nel corso dei normali controlli svolti nell’area portuale, le “fiamme gialle” del Gruppo di Civitavecchia hanno notato un gruppo di persone a piedi che si aggiravano nei pressi della banchina. Dopo l’intimazione dell’alt, il gruppo si è dato alla fuga e, poco distante, i militari hanno rinvenuto tre borsoni contenenti 45 panetti di cocaina, per un peso complessivo di circa 50 chilogrammi. Secondo le stime, il carico avrebbe potuto fruttare sulle piazze di spaccio ricavi per circa 5 milioni di euro.
Il procedimento penale è attualmente in fase di indagini preliminari e, in attesa di giudizio definitivo, si applica la presunzione di non colpevolezza. L’operazione si inserisce nel più ampio quadro delle attività di contrasto alla criminalità organizzata e al narcotraffico internazionale condotte dalla Guardia di Finanza all’interno degli spazi portuali, quale presidio permanente a tutela della sicurezza economica e della salute pubblica.
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