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Cronaca

Velocità a 30 km/h: presto il bando per le zone interessate

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Velocità a 30 km/h: presto il bando per le zone interessate

ROMA Obiettivo limitare la velocità a favore di una mobilità più ‘dolce’ portando avanti i progetti sulle isole ambientali. Ma soprattutto ridurre le cause tra amministrazione e cittadini per gli incidenti dovuti a buche e voragini. Il progetto, curato da Agenzia della Mobilità, per instaurare 27 strade con i limiti lumaca a 30 km/h procede. Entro dicembre verrà pubblicato il bando che prevede l’attivazione delle prime quattro zone.

Le zone interessate dal bando sono Aventino, Centocelle, Monteverde e Ostia. I cartelli che impongono la velocità-lumaca si sono iniziati a vedere tre anni fa. Quando, anziché mettere le strade in sicurezza, il Campidoglio scelse di scaricare sui romani ogni responsabilità. Su via della Moschea si doveva andare addirittura a 10 km/h. Ora, sono Municipi e comitati di quartiere a chiedere le ‘zone a 30’. L’assessore ai Lavori del II Municipio Gian Paolo Giovannelli spiega: «Da mesi abbiamo inviato al Comune la richiesta di abbassare il limite a 30km/h nel quartiere Coppedè, nelle strade interne di San Lorenzo e in quelle tra Porta Pia e piazza Alessandria». Nel VII dopo l’attivazione dei 30 km/h in via Appia Nuova è scattato il limite-lumaca in via Scintu: «Abbiamo chiesto fondi straordinari per sistemare la strada», dice la minisindaca Monica Lozzi.

IL RECORD DI RICHIESTE

Il VII è il municipio con il record di richieste di interventi di messa in sicurezza. Domande quasi tutte non evase. «Ci siamo sostituiti al Comune e abbiamo aperto un cantiere in viale e in largo Leonardo da Vinci. Abbiamo chiesto dossi e il limite a 30 km/h su un lungo elenco di vie» dice il minisindaco Pd Amedeo Ciaccheri. Anche i residenti chiedono i limiti a fronte dell’assenza di manutenzione e dei continui incidenti. A febbraio il comitato di quartiere di Casal Bertone ha incontrato tecnici dell’Agenzia della Mobilità «per chiedere i 30 km/h su via di Casal Bertone, pericolosissima soprattutto per i pedoni. Il manto stradale è un colabrodo e le strisce pedonali sono ormai invisibili», le parole di Dario Antonini del comitato di quartiere. Casal Bertone figura nella lista delle 27 aree «ma da febbraio non abbiamo più avuto notizie dal Campidoglio».

LE ALTRE RICHIESTE

A Roma Sud il progetto di un’isola ambientale a Vigna Murata è stato proposto nel Bilancio Partecipativo del 2019. «Ha raggiunto il 5% dei like complessivamente ricevuti dai progetti dello stesso ambito territoriale» spiega Carla Canale, presidente del Coordinamento dei comitati del IX Municipio. A Villa Gordiani, V Municipio, l’ex consigliere Alessandro Moricone spiega: «Il quartiere fin dagli anni ‘90 è una zona a 30. Abbiamo richiesto che sui pochi attraversamenti pedonali ci siano sempre strisce visibili e che la segnaletica verticale sia dotata di luce a intermittenza». «Da anni ci stiamo battendo per la realizzazione nelle quattro strade del comprensorio della zona a 30 Km/h con divieto al transito dei veicoli industriali», denuncia il presidente del Comitato Quartiere degli Aviatori, Imbrò Gerlando.

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AS ROMA – IL COMMENTO DI MISTER FONSECA SULLA SUA ESPULSIONE

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Contro l’invasione dei bus turistici, i residenti si uniscono a Confcommercio

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Contro l’invasione dei bus turistici, i residenti si uniscono a Confcommercio

#Hai mai immaginato Roma senza caos nel traffico? Scopri il colpo di scena al Campidoglio che potrebbe cambiare tutto! #RomaTraffico #MobilitàSvelata

La Richiesta di Confronto al Campidoglio

A Roma, le strade centrali sono da sempre un labirinto di auto e turisti, ma ora c’è una mossa che sta accendendo la curiosità. I rappresentanti locali hanno presentato una richiesta ufficiale al Campidoglio per un tavolo di confronto, lasciando tutti a chiedersi: quali cambiamenti sono in arrivo?

Cosa Si Nasconde Dietro le Strade Centrali

Le modalità di accesso alle vie più iconiche della città potrebbero essere riviste in modo radicale. Immagina poter esplorare i tesori di Roma senza il solito ingorgo: un’idea che sta generando un’ondata di interesse e dibattiti. Quali proposte emergeranno da questo tavolo? Potrebbe essere l’inizio di una vera rivoluzione urbana.

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La denuncia di Federica: l’iniezione che ha cambiato tutto

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La denuncia di Federica: l’iniezione che ha cambiato tutto

#FillerLabbra #MedicinaEsteticaScoperta L’incubo di una donna sfigurata da un trattamento illegale e low cost – ecco i rischi nascosti del mondo della bellezza!

La tentazione dei social e l’incontro con l’ignoto

Federica Funi, 34 anni di Roma, pensava di aver trovato l’offerta perfetta per rendere le sue labbra più affascinanti, ma il tentativo di risparmiare si è trasformato in un vero disastro. Ogni giorno, scorrendo i feed dei social, si imbatteva in post di dottoresse dell’Est Europa che promettevano risultati sorprendenti. Curiosa e attirata da prezzi apparentemente irresistibili, ha contattato una dottoressa bulgara via Instagram, usando il traduttore per superare la barriera linguistica. Ma quello che sembrava un appuntamento rapido si è rivelato un incubo: iniezioni eseguite in un appartamento affittato, senza verifiche o sterilizzazione adeguata.

I pericoli di procedure non regolamentate

Federica aveva già filler alle labbra, ma la dottoressa non ha esitato a iniettarne altro, ignorando ogni cautela. “Se fosse stata competente, mi avrebbe consigliato di sciogliere prima il vecchio filler”, racconta con rammarico. L’appuntamento, fissato con appuntamenti ogni 30 minuti, si è svolto in una casa di fronte al Colosseo, convertita temporaneamente in uno studio improvvisato. Strumenti non sterilizzati, comunicazioni a gesti e zero visite preliminarie: non c’era traccia di trasparenza o professionalità, alimentando subito i sospetti di Federica.

Le conseguenze devastanti e i segni permanenti

Il filler utilizzato, chiamato Sardenya e non autorizzato, non si è riassorbito come promesso, lasciando labbra deformate con bozzi, grinze e un buco al centro. “Sembravo un mostro”, confida Federica, che ha dovuto sottoporsi a interventi dolorosi come l’ialuronidasi e persino piccoli fori per rimuovere il prodotto. Il risultato? Labbra che ora appaiono come un palloncino sgonfio, con effetti psicologici che l’hanno costretta a isolarsi. Tutto per un costo leggermente più basso, che alla fine non è valso nemmeno la promessa di una tecnica “Russian Lips” esclusiva.

Il business sommerso e il silenzio delle vittime

In un mondo di filler low cost e dottoresse itineranti, Federica non è l’unica a cadere in questa trappola. Operazioni a domicilio, senza regolamentazioni, attirano chi cerca shortcut per la bellezza, ma i rischi sono altissimi. Nonostante il trauma, Federica non ha denunciato la dottoressa, complice l’anonimato e il lavoro “a nero”. “Prima ci vai senza pensarci, poi ti chiedi come hai potuto”, ammette, evidenziando un fenomeno che continua a crescere nell’ombra.

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