Cronaca
ROMA SAN PIETRO False invalide per ottenere elemosine: nei guai due donne straniere

ROMA SAN PIETRO False invalide per ottenere elemosine: nei guai due donne straniere.
ROMA SAN PIETRO False invalide per ottenere elemosine. E’ solo uno degli episodi scoperti dai Carabinieri della Compagnia Roma San Pietro durante un controllo straordinario nell’area intorno alla Basilica. 4 le denunce comminate ad altrettanti soggetti al termine dell’attività.
Tra essi, un cittadino della Liberia di 26 anni, in Italia senza fissa dimora: è accusato di aver violato il divieto di ritorno nel comune di Roma cui è sottoposto per la durata di 3 anni. Nei guai anche due “false invalide”, una cittadina bosniaca di 48 anni e una cittadina romena di 44 anni, entrambe domiciliate in via Ostiense. I Carabinieri le hanno sorprese rispettivamente in via di Porta Angelica e in piazzale Sant’Uffizio mentre simulavano deformità o handicap fisici per destare pietà nei passanti e indurli a fare loro l’elemosina. Denunciata infine una cittadina bosniaca di 34 anni, domiciliata nel campo nomadi di via Pontina: è stata sorpresa dai militari a chiedere, con particolare insistenza, l’elemosina ai passanti tenendo in braccio il figlioletto minorenne. Tutti e 4 i denunciati sono stati inoltre sanzionati per violazione del divieto di stazionamento, con contestuale ordine di allontanamento per 48 ore dall’area di San Pietro. Con le loro condotte, infatti, intralciavano la circolazione di turisti e cittadini, limitandone la libera fruibilità dell’area “UNESCO”.
I controlli dei Carabinieri si sono inoltre rivolti anche alla miriade di promoters turistici e intermediatori che affollano le strade intorno al Vaticano per promuovere tour o itinerari alle migliaia di fedeli che giungono ogni giorno in visita.
A 4 di questi, risultati privi di autorizzazione per l’esercizio dell’attività, è stata comminata una sanzione per complessivi 1.500 euro, oltre al sequestro del materiale pubblicitario trovato in loro possesso. Anche per loro è scattato il divieto di stazionamento per 48 h e la proposta per l’irrogazione del “Daspo Urbano”.
E non sono mancate nemmeno le verifiche nei confronti degli esercizi commerciali della zona. In tale contesto, sono stati sanzionati tre titolari di altrettante frutterie: i primi due per aver impiegato lavoratori in nero, il terzo per il mancato versamento delle retribuzioni con strumenti tracciabili.
Controllata infine la circolazione stradale nella zona: identificate un centinaio di persone e controllati diversi veicoli e sono state elevate anche alcune contravvenzioni ad automobilisti indisciplinati.
INTANTO L’EX SINDACO DI ROMA MARINO DURO NEI CONFRONTI DEL GOVERNO
Cronaca
Bomba sotto casa del boss Demce: è guerra aperta nella Roma criminale!

Un ordigno artigianale è stato piazzato lo scorso 15 luglio sotto casa di Elvis Demce, boss albanese legato alla criminalità romana. L’intervento degli artificieri ha evitato l’esplosione, ma il messaggio è chiaro: un avvertimento pesante diretto a uno dei personaggi più discussi del sottobosco criminale capitolino.
Il giorno prima dell’attentato, un’inchiesta dei carabinieri aveva portato all’arresto di 14 persone, ricostruendo anche il ruolo di Demce in un sequestro organizzato tramite un gruppo di sudamericani. Gli stessi che, poco dopo, sarebbero stati coinvolti nella gambizzazione di Giancarlo Tei, ex alleato di Demce oggi latitante.
Le ipotesi investigative parlano di una possibile faida interna tra i reduci della “batteria di Ponte Milvio”, legata al defunto Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik. Tanti anche i nemici esterni: da Giuseppe Molisso del clan Senese a Ermal Arapaj.
Demce, condannato in via definitiva a 15 anni, è detenuto ad Ascoli, dove è in cura per problemi psichiatrici certificati da 17 perizie. Ora la Direzione Distrettuale Antimafia vuole capire: è un nuovo capitolo della guerra criminale o qualcuno teme che il boss voglia collaborare?
Cronaca
Maxi Blitz contro il narcotraffico: 12 arresti shock tra Lazio, Abruzzo e Puglia!

Nelle prime ore di venerdì 25 luglio 2025, la Polizia di Stato ha portato a termine un’importante operazione contro il traffico di droga, che ha coinvolto diverse province di Abruzzo, Lazio e Puglia. L’intervento, coordinato dal Servizio Centrale Operativo e dalla Direzione Distrettuale Antimafia dell’Aquila, ha portato all’arresto di 12 cittadini italiani, accusati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
L’indagine, denominata “End to End”, ha consentito di sgominare due distinti gruppi criminali, entrambi specializzati nell’importazione e nella vendita di ingenti quantitativi di droga. Le squadre mobili di Roma, Teramo, Latina, L’Aquila, Frosinone e Foggia, insieme ai reparti prevenzione crimine di Abruzzo, Lazio e Puglia settentrionale, hanno eseguito le misure cautelari e sono attualmente in corso perquisizioni nelle abitazioni e negli altri luoghi riconducibili agli arrestati.
Oltre al traffico di stupefacenti, alcuni degli indagati sono gravemente sospettati di reati ulteriori come estorsione, tentato omicidio e corruzione, aggravando il quadro criminale dell’organizzazione. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati beni per un valore superiore a un milione di euro, ritenuti provento delle attività illecite.
L’azione della Polizia di Stato rappresenta un duro colpo al narcotraffico che alimenta la criminalità nelle regioni coinvolte, confermando l’impegno costante delle forze dell’ordine nel contrasto ai fenomeni mafiosi e alla diffusione della droga sul territorio nazionale.
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