Cronaca
ROMA Tassista violento si difende, ma le telecamere smentiscono
Il tassista violento denunciato con l’accusa di lesioni si difende, ma le telecamere di sorveglianza smentirebbero la sua versione.

Il tassista violento denunciato con l’accusa di lesioni si difende, ma le telecamere di sorveglianza smentirebbero la sua versione.
ROMA Tassista violento si difende, ma le telecamere mostrano altro. Il tassista denunciato con l’accusa di lesioni per aver tirato un pugno ad un cliente all’aeroporto di Fiumicino si difende, sostenendo che il cliente avrebbe preso a pugni la sua vettura, da cui la sua reazione.
“Ha preso a cazzotti la mia auto, mi ha danneggiato la carrozzeria”, ha dichiarato l’uomo, aggiungendo che “quando ho visto la mia macchina rovinata ho perso la testa”. Queste le giustificazioni del tassista davanti agli agenti della Polaria.
Le telecamere di sorveglianza, tuttavia, sembrerebbero smentire la sua versione e intanto sono state avviate le pratiche per revocare la licenza.
Cronaca
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Lo Shock Inaspettato di Oskar Christian
Oskar Christian, un testimone diretto dei fatti, non riesce ancora a credere a ciò che è successo con la coppia che ha conosciuto per mesi. In una rivelazione che lascia tutti senza fiato, ha dichiarato: “Non posso credere che lui abbia fatto una cosa del genere.” Le sue parole evocano un senso di mistero e suspense, facendoci chiedere cosa possa aver spinto una persona apparentemente comune a compiere un atto così impensabile.
La Vita Nascosta della Coppia
Immaginate una coppia che sembra uscita da un film: lui gestiva un accogliente B&B e si vantava di essere il figlio di una leggendaria rockstar, mentre lei brillava come un vero genio dell’informatica. Oskar descrive i loro giorni passati insieme come apparentemente perfetti, ma ora emergono dettagli che alimentano la curiosità – chi erano davvero e cosa si nascondeva dietro questa facciata idilliaca? Questa storia è un invito a scoprire i segreti che potrebbero cambiare tutto ciò che sappiamo su di loro.
Cronaca
Il carabiniere di Roma che ha affrontato un ladro nell’Eur si trova di fronte a una possibile condanna a due anni e mezzo

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La Notte Fatale
È l’alba del 20 settembre 2020 quando un carabiniere di 42 anni, Emanuele Marroccella, si trova di fronte a un momento cruciale. Un ladro, Jamal Badawi, un 56enne di origine siriana, era penetrato di notte nei locali di un’azienda informatica a Roma, scatenando il caos. Mentre il collega di Marroccella viene colpito al petto da Badawi con un cacciavite, il carabiniere decide di intervenire, sparando un colpo mentre il sospetto è di spalle. Quel proiettile fatale ha posto fine alla fuga, ma ora solleva interrogativi: era davvero necessario? Immagina la tensione di quei secondi, con il cuore che batte forte e una decisione che potrebbe cambiare tutto.
La Testimonianza in Aula
In aula, Marroccella ha ripercorso quei “tre lunghissimi secondi” che hanno segnato la sua vita. Assistito dai suoi avvocati, ha spiegato di aver mirato alle gambe per fermare il ladro, che era già ferito e in fuga verso il cancello. “Il mio collega non riusciva a respirare”, ha dichiarato, evidenziando la pressione del momento. Ma cosa l’ha spinto a premere il grilletto? Questa confessione apre scenari intriganti, lasciando i giudici e il pubblico a chiedersi se si tratti di un atto eroico o di un errore fatale.
Le Accuse del Pubblico Ministero
Il pubblico ministero non ha dubbi: la reazione di Marroccella è stata eccessiva. Nella sua requisitoria, ha sostenuto che non c’era un pericolo immediato quando è stato sparato il colpo, definendola un uso colposo delle armi. Rischia fino a due anni e mezzo di reclusione, ma è il video della telecamera di sicurezza a rendere tutto più misterioso. Per gli avvocati della famiglia di Badawi, si tratterebbe addirittura di omicidio volontario, con il ladro già lontano e circondato. Come è possibile che un semplice tentativo di furto si trasformi in una tragedia del genere? Le prove parlano, ma le domande rimangono.
Il Mistero Dietro la Vittima
Badawi, un ex atleta e membro dei servizi segreti siriani, era fuggito dal suo paese e viveva a Roma con lavoretti precari, sognando di ricongiungersi alla famiglia in Svizzera. Eppure, nessuno sa perché si fosse introdotto in quell’ufficio, senza rubare nulla di valore. Stava parlando al telefono con un possibile complice mai trovato, alimentando ulteriori sospetti. I suoi figli lo descrivono come un pilastro affettuoso, ma ora questa storia solleva dubbi: era davvero un pericolo o solo un uomo disperato? Le udienze proseguono, con nuove rivelazioni in arrivo.
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