Papa Francesco politica, un binomio che da sempre ha caratterizzato il Pontificato del successore di Ratzinger. Che ne ha ricevuto in cambio, a volte, anche qualche critica. A queste ultime, Bergoglio ha voluto rispondere all’interno del suo ultimo libro, ‘Il Pastore’, uscito in questi giorni in Argentina. “Se faccio politica? – scrive – Sì, tutti devono farla. Anche il popolo cristiano. Se leggiamo cosa diceva Gesù, ci accorgiamo che anche lui vi era coinvolto“. Poi spiega il suo concetto di ‘politica’: “Uno stile di vita per la città“. Ben lontano tuttavia dall’attività di un partito: “Nè io, nè la Chiesa dovremmo adottare questo tipo di politica. Il Vangelo però ne ha una dimensione, che è quella di convertire la mentalità, anche religiosa, delle persone“.

Sul capitalismo, verso cui in passato non ha mostrato un atteggiamento benevolo, prosegue: “Non lo condanno. E non sono contro il mercato. Sono favorevole a quella che Giovanni Paolo II definiva ‘economia sociale di mercato’. Mi concentro preferenzialmente sui poveri perchè è quello che ha fatto Gesù e che dice il Vangelo“. E non dimentica le disuguglianze: “Siamo tutti d’accordo che sono aumentate, al pari della concentrazione della ricchezza. Molte persone muoiono di fame. La ricchezza invece deve essere partecipativa. Perchè, se si chiude su sè stessa, fa male o almeno è sterile“. Poi sul rapporto Stato Chiesa, conclude: “Lo Stato deve essere laico. Quelli confessionali finiscono male. Se ci sono accordi, devono andare a beneficio delle persone. Non difendo però il laicismo, vale a dire niente immagini religiose negli spazi pubblici“.