Cronaca
Bambotto, il papà del cacciatore assassino difende il figlio
La morte di Bambotto continua a far discutere. Il cervo, mascotte di Pecol, paesino del Bellunese, nei giorni scorsi è stato ucciso colpi di fucile. Un episodio che ha suscitato indignazione e polemiche, anche per alcuni aspetti di contorno.
Tra essi, il fatto che l’animale sia stato ‘adottato’ dagli abitanti, abituati a dargli da mangiare attraverso le finestre di casa. “I cervi – spiega Alberto Colleselli, presidente di Federcaccia Belluno – sono ruminanti e non possono mangiare cioccolata e panini. Foraggiare gli animali selvatici è controproducente per la loro salute. In alcuni cantoni svizzeri tale pratica è vietata“.
“La fauna selvatica – aggiunge – deve stare nel suo contesto naturale, perché quello è il suo posto. È corretto invece farla diventare amica dell’uomo e farle abbandonare le leggi del bosco? Non si fa del bene agli animali facendo perdere loro l’istinto selvatico, fondamentale per fargli percepire i pericoli in natura“.
Intanto sui social il padre del 23enne cacciatore che ha ucciso Bambotto replica alle accuse lanciate al figlio. “Quanti tra coloro che scrivono cattiverie – scrive – non hanno fatto errori da giovani, magari anche più gravi? È vero, mio figlio ha sbagliato, ma non ha commesso nessun gesto illegale“.
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