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Roger Waters, rifiutato per “antisemitismo” in hotel

Roger Waters respinto dagli hotel in Argentina e Uruguay: la controversia si infiamma
Il noto ex bassista e co-fondatore dei Pink Floyd, Roger Waters, ha rivelato di essere stato rifiutato da alcuni hotel a Buenos Aires e Montevideo per le prossime tappe del suo tour, a causa di un presunto “boicottaggio” organizzato dalla “lobby israeliana”. Il musicista britannico, noto per le sue posizioni pro-palestinesi, si è detto “furioso” per la situazione, che lo costringerà a rimanere a San Paolo anziché poter alloggiare nei paesi in cui si esibirà.
Secondo Waters, il boicottaggio è stato attuato dai hotel a causa delle sue opinioni sulla guerra tra Israele e Hamas a Gaza. L’ex Pink Floyd ha anche lamentato di non poter cenare con l’ex presidente uruguaiano José ‘Pepe’ Mujica, come aveva programmato. Alcuni rappresentanti filo-israeliani hanno accusato Waters di antisemitismo e di diffondere menzogne sullo stato ebraico e sulla guerra a Gaza, minacciando addirittura un boicottaggio globale della catena di hotel di lusso Sofitel, se avesse accettato di essere ospitato da loro. Le sue recenti parole su Hamas e Gaza durante un’intervista hanno scatenato un’ondata di critiche nei suoi confronti.
La situazione di Roger Waters ha suscitato molte polemiche, dividendo l’opinione pubblica. Al di là delle diverse posizioni politiche, la vicenda evidenzia la delicatezza dei rapporti internazionali e la difficoltà di gestire controversie che coinvolgono opinioni fortemente polarizzate su questioni geopolitiche complesse.
È evidente che il coinvolgimento di Waters in tali controversie aggiunge un ulteriore tassello a una carriera ricca di posizioni politiche e sociali fortemente marcate, confermando l’immagine di un artista passionale che continua a far parlare di sé anche al di fuori della musica. La situazione attuale mette in luce la complessità dei rapporti tra arte, politica e opinioni personali, offrendo spunti di riflessione su come gestire tali intersezioni in modo costruttivo e rispettoso, evitando divisioni e animosità.
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Arrestata “santona” a Ostia: prometteva di curare il cancro con l’ai

Arrestata “santona” a Ostia: prometteva di curare il cancro con l’ai, condannata a 9 anni. #Ostia #Truffa #Notizie
Una vicenda a dir poco incredibile si è verificata a Ostia, dove una falsa guaritrice, definita una vera e propria “santona”, è stata arrestata e condannata a nove anni di prigione. La donna era riuscita ad ingannare molte persone con la promessa di cure miracolose per il cancro, utilizzando presunti poteri spirituali e facendo affidamento sull’intelligenza artificiale.
L’arresto è avvenuto dopo un’indagine approfondita portata avanti dalle forze dell’ordine che hanno raccolto sufficienti prove contro di lei. “Una manipolazione del dolore altrui” è stata la definizione fornita dagli investigatori, i quali hanno sottolineato come la santona sfruttasse la disperazione delle sue vittime per estorcergli denaro.
La condanna è stata accolta con sollievo dalle vittime e dalle loro famiglie, molte delle quali si erano affidate a lei nella speranza di trovare una cura impossibile. “Una giustizia attesa da tempo”, ha commentato uno dei parenti delle vittime, esprimendo il sentimento comune di chi ha subito questo inganno.
Sebbene la sentenza rappresenti un’importante vittoria, resta la ferita aperta per chi ha vissuto questo dramma. La vicenda solleva interrogativi importanti sull’influenza e le possibilità di frode legate all’uso dell’intelligenza artificiale in ambiti così delicati.
Le autorità continuano a fare appelli alla popolazione affinché resti vigile e diffidente nei confronti di chi promette cure miracolose. Questa storia tragica è un monito su quanto sia essenziale verificare sempre la validità delle informazioni e delle pratiche mediche proposte.
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Orban e il Tango con l’Ue: Un Ballo a Passi di Attrito e Diplomazia

Accordo storico o resa? I dazi tra USA e UE accendono il dibattito. 🌍🤔 #Trump #VonDerLeyen #Orban
C’è chi celebra l’accordo come un “enorme” traguardo, frutto di un “duro negoziato”, e chi invece, come il primo ministro ungherese Viktor Orban, lo vede come una “debolezza commerciale” dell’Unione Europea. “Donald Trump non ha raggiunto un accordo con Ursula von der Leyen, ma piuttosto si è mangiato la presidente della Commissione europea a colazione.” – Un commento pungente per sottolineare la forza di Trump rispetto alla presidente della Commissione.
Orban, notoriamente critico verso Bruxelles, non ha risparmiato le sue parole dure, affermando il suo disappunto per il nuovo impegno dell’UE di acquistare armi ed energia dagli Stati Uniti per circa 750 miliardi di dollari in tre anni. L’accordo, che fissa nuovi dazi al 15% a partire dal primo agosto, esclude materiali come acciaio e alluminio, i cui dazi rimangono al 50%.
“Trump è un negoziatore dei pesi massimi, von der Leyen dei pesi piuma”, ha aggiunto Orban, insistendo sul fatto che nonostante i tentativi di presentarlo come un successo, questo accordo non sarebbe stato positivo per l’Europa. Il leader ungherese ha chiarito che l’Ungheria si tirerà fuori dall’UE se i “vantaggi supereranno gli svantaggi”.
La metafora di Orban non passa inosservata, concludendo che l’accordo con gli Stati Uniti risulti “peggiore” di quello ottenuto dal Regno Unito. La tensione tra il mantenimento dell’alleanza atlantica e gli interessi europei continua ad alimentare il dibattito politico. Resta da vedere come l’unione gestirà queste divisioni in futuro.
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