Attualità
Via Casilina: guaio per il Bar chiuso dal Questore, ecco il motivo

Un brutto guaio per il Bar di Via Casilina finito sotto l’occhio degli inquirenti per l’alta concentrazione di episodi violenti verificatisi al suo interno, il suo gestore sarà costretto a un fine anno d’inferno
Il Questore di Roma esaminata l’istruttoria condotta dalla Divisione di Polizia Amministrativa ha adottato un provvedimento, previsto dall’articolo 100 del TULPS contro il titolare di un bar in via Casilina
Il Questore ha imposto al titolare dell’esercizio la sospensione della licenza per la durata di 15 giorni, in quanto luogo di ricorrenti episodi minanti l’ordine e la sicurezza pubblica. Il bar era diventato ritrovo di tutti i malviventi del quartiere.
L’ultimo episodio risale a fine ottobre, quando i poliziotti sono intervenuti presso il locale per una lite tra 2 soggetti in stato di alterazione psicofisica. Dato il numero in netto aumento di aggressioni nella Capitale, soprattutto vicino ai Bar della movida il Questore ha imposto al titolare “una calmata”.
Alla riapertura del bar il titolare dovrà (oltre a far andare avanti la baracca, pagare tasse e spese, fare i doppi turni per recuperare il tempo e i soldi persi) anche privarsi di molte dei suoi clienti per il forte rischio di una chiusura definitiva.
Il provvedimento è stato notificato dagli agenti del Commissariato Torpignattara che, come previsto dalla normativa, hanno affisso sull’entrata del locale il cartello “Chiuso con provvedimento del Questore”.
Attualità
Vannacci sul Leoncavallo: “Antagonisti e alternativi lo facciano non alle spese della società”

Era il 21 agosto quando il Leoncavallo è stato definitivamanente sgomberato dopo ben 133 rinvii. Una cosa mai vista per un normale cittadino, ma il caso del centro sociale più famoso d’Italia è stata soprattutto una cosa politica. protetta dalla sinistra con il consenso degli amici degli amici.
Sulla questione è intervenuto l’eurodeputato della Lega Roberto Vannacci,
“Il Leoncavallo andava sgomberato. Anzi mi stupisce che ci siano voluti 31 anni perché in uno Stato libero e democratico non può sopravvivere alcuno spazio di illegalità, alcuno spazio dove la sopraffazione e la prevaricazione dominano sullo Stato e sull’ordine costituito. Quindi non so se si possa chiamare cultura quella che è stata effettuata o creata all’interno del Leoncavallo”.
Queste le parole dell’eurodeputato della Lega, Roberto Vannacci, nel corso del programma “Filorosso”, condotto da Manuela Moreno, in diretta su Rai 3, e che si è occupato del recente sgombero del centro sociale Leoncavallo di Milano.
“Certo che era uno spazio abusivamente occupato e visto che l’articolo 42 della Costituzione tutela la proprietà privata, andava sgomberato al più presto”, ha proseguito Vannacci, “Nessuno vuole togliere spazi alle persone che li cercano, ma i famosi antagonisti o alternativi lo facciano, ma non alle spese della società. Lo facciano a spese loro, si affittino un capannone, paghino le bollette, pagano i costi e facciano gli alternativi con i propri denari”.
Attualità
Achille Lauro e la polemica: “Inclusione o pietismo con la bambina disabile al concerto?”

#AchilleLauro2026 Lo storico concerto dello stadio Olimpico accende i riflettori su un problema silenzioso: l’accesso ai disabili. La denuncia scuote il mondo dello spettacolo!
Il concerto di Achille Lauro allo stadio Olimpico di Roma nel 2026, attesissimo da migliaia di fan, è diventato anche un emblema di una questione tanto importante quanto spesso trascurata. Una bambina con disabilità, inizialmente esclusa dall’evento perché i biglietti a lei accessibili erano esauriti, ha riportato l’attenzione sulle barriere che persone con disabilità devono affrontare per accedere ai grandi eventi musicali.
Graziella Saverino, presidentessa dell’associazione Entusiasmabili, ha lanciato un accorato appello. “Le criticità legate all’accesso per disabili sono inaccettabili”, afferma. La sua denuncia non è solo un grido d’aiuto per la bambina, ma una richiesta di maggiore consapevolezza e azione da parte di tutti i soggetti coinvolti nell’organizzazione di eventi di massa.
Nonostante il tutto esaurito, la vicenda ha scatenato un’ondata di solidarietà e una veloce reazione da parte degli organizzatori. La situazione è stata risolta con l’aggiunta di posti dedicati, dimostrando che la sensibilizzazione e l’intervento tempestivo possono fare la differenza.
Questa storia apre domande urgenti: quanti altri sono lasciati indietro? Cosa si può fare per garantire che eventi futuri siano realmente inclusivi? Questi quesiti risuonano mentre il sipario si chiude, lasciando spazio alla riflessione su un cambiamento necessario e inesorabile.
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