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Il Piacere Sessuale: Un Dono da Preservare Minato dalla Pornografia

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Il Piacere Sessuale: Un Dono da Preservare Minato dalla Pornografia

Il Piacere Sessuale e la Fede: Le Parole di Papa Francesco

Durante l’Udienza Generale, Papa Francesco ha discusso il delicato rapporto tra fede e sesso, chiarendo che la castità non deve essere confusa con l’astinenza sessuale. Il Papa ha ribadito che amare significa valorizzare e rispettare l’altro, cercando la sua felicità e mostrandogli empatia. Il sesso, secondo Papa Francesco, va apprezzato per la bellezza intrinseca che porta con sé.

L’Impatto Devastante della Pornografia sul Piacere Sessuale

Papa Francesco ha poi evidenziato come la pornografia possa minare il piacere sessuale, riducendolo a un soddisfacimento privo di relazioni autentiche e potenzialmente generando dipendenze. Ha sottolineato l’importanza di proteggere e valorizzare l’amore puro, in cui i partner si donano reciprocamente. Combattere contro la lussuria e la riduzione dell’altro a oggetto può essere una sfida lunga tutta la vita, ma la ricompensa è incommensurabile poiché riguarda la preservazione della bellezza che Dio ha inscritto nella creazione.

Piacere Sessuale come Dono di Dio e il Ruolo dell’Innamoramento

Papa Francesco ha spiegato che il piacere sessuale è un dono divino e che l’innamoramento rappresenta uno dei sentimenti più pure. Tuttavia, questo può essere deturpato dalla lussuria, un vizio che rovina le relazioni interpersonali. L’amore è descritto come bello, mentre la lussuria distruttiva si concentra solo sul soddisfacimento personale, senza considerare l’altro. Il lussurioso cerca scorciatoie, non comprendendo che la strada dell’amore richiede pazienza e dedizione.

Fonte: [Fanpage articolo originale](https://www.fanpage.it/attualita/papa-francesco-il-piacere-sessuale-e-un-dono-di-dio-ma-e-minato-dalla-pornografia/)

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Transfobia dopo il Pride: un’aggressione che svela l’altra faccia di Roma

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Transfobia dopo il Pride: un’aggressione che svela l’altra faccia di Roma

Mentre le strade di Roma risuonavano ancora di musica, canti e slogan del Pride, un episodio vergognoso ha ricordato a tutti quanto sia ancora lunga la strada verso una reale inclusione: sabato 14 giugno, intorno alle 19:40, subito dopo la fine del Roma Pride, che ha visto la partecipazione di oltre 200.000 persone, una donna trans è stata aggredita nei pressi della stazione Laurentina della linea B della metropolitana.

Secondo quanto denunciato da Gay Help Line, la vittima è stata bersagliata da insulti transfobici e poi inseguita da un uomo. Le frasi urlate “Frocio!”, “Si vede che sei un uomo!” sono lo specchio di un odio che continua a diffondersi nella nostra società, anche quando i riflettori delle grandi manifestazioni si spengono. Fortunatamente, alcuni passanti sono intervenuti, permettendo alla donna di mettersi in salvo su un autobus.

Il servizio di supporto Gay Help Line, che ha ricevuto la segnalazione attraverso il numero verde 800 713 713, lancia ora un appello a chiunque fosse presente in quel momento alla fermata: servono testimonianze, immagini, qualunque elemento possa aiutare a identificare l’aggressore.

In una città che poche ore prima celebrava l’amore, la libertà e la diversità, è inaccettabile che un’aggressione del genere possa accadere in pieno giorno, in un luogo pubblico, tra l’indifferenza di molti.

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La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

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La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.

È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.

Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.

Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.

Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.

In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.

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