Attualità
Via Libera del Governo alla Vendita della Rete Tim al Fondo Americano KKR

Golden Power Non Esercitato dal Governo Meloni
Il Governo Meloni ha scelto di non esercitare il golden power nell’ambito della cessione di una parte della rete Tim al fondo americano KKR. L’accordo, stipulato mesi fa, ha visto l’esecutivo italiano avanzare solo alcune prescrizioni senza bloccare la transazione.
Dettagli dell’Accordo tra Tim e KKR
Tim ha ricevuto l’approvazione per la vendita di Netco a KKR dal governo italiano. Netco è la società responsabile della gestione della rete Tim. L’annuncio dell’approvazione è stato comunicato prima dell’apertura dei mercati, confermando l’accordo già approvato internamente da Tim mesi fa. Il governo ha concesso il via libera senza esercitare il golden power, imponendo però specifiche prescrizioni.
Tutela degli Interessi Strategici
Secondo una nota ufficiale di Tim, il governo ha adottato prescrizioni mirate a garantire la protezione degli interessi strategici legati agli asset oggetto della cessione. È previsto un ruolo attivo del governo nella definizione delle scelte strategiche, assicurando una supervisione statale costante.
Reazioni del Mercato e delle Opposizioni
La notizia del via libera ha portato a un successo di Tim a Piazza Affari. Tuttavia, le opposizioni hanno espresso forti critiche. Il Movimento 5 Stelle e l’alleanza Verdi e Sinistra hanno parlato di “svendita da parte del governo Meloni” e di una “grave decisione” riguardante un asset strategico. Il Partito Democratico, invece, ha chiesto al governo di riferire in Parlamento su questa operazione.
Fonte: [Fanpage](https://www.fanpage.it/politica/il-governo-ha-dato-il-via-libera-alla-cessione-della-rete-tim-al-fondo-americano-kkr/)
Attualità
Transfobia dopo il Pride: un’aggressione che svela l’altra faccia di Roma
Attualità
La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.
È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.
Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.
Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.
Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.
In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.
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