Attualità
Direttore Generale Rai: Sanremo 2024, separare trasgressività e volgarità, non politica

Con solo due giorni al via del Festival di Sanremo 2024, l’attenzione si sta dirigendo verso l’evento che segna la quinta edizione affidata ad Amadeus sia come conduttore che direttore artistico. Lungo questi cinque anni, grazie alle decisioni musicali prese dall’esperto presentatore, il Festival ha subito una profonda trasformazione, modificando parallelamente le regole del panorama discografico italiano e ristabilendo l’evento come l’appuntamento televisivo e musicale preponderante del paese. Tuttavia, Sanremo non è solo musica e spettacolo, ma è noto anche per essere un crogiolo di controversie, critiche e circostanze che suscitano turbolenze, sia politiche che sociali, innescando dibattiti ogni anno.
In risposta alle questioni sollevate da giornalisti riguardo alle controversie politiche degli anni passati, il Direttore Generale della Rai, Giampaolo Rossi, ha affermato: “Non penso che sia una questione di destra o sinistra. È ovvio che dove c’è arte, c’è inevitabilmente un elemento di cura del linguaggio che è naturale.” Ha inoltre osservato che il Festival di Sanremo ha una lunga storia di controversie sociali e culturali, accadute lungo decenni. Riguardo alla cura del linguaggio ha risposto: “Credo sia importante distinguere tra trasgressività e volgarità, perché Sanremo si rivolge non solo a una parte del nostro paese, ma a tutti”. Rossi ha inoltre riconfermato la visione del festival: “Sanremo è il fulcro della grande narrazione di tutto il nostro paese. È il luogo dove si racconta la nostra società”.
A livello economico, questo grande evento genera milioni di euro, con una raccolta pubblicitaria che anche quest’anno ha ottenuto ottimi risultati. Rossi ha dichiarato: “Siamo molto felici, ma l’aspetto di Sanremo oltre alla sua enorme importanza economica, è soprattutto un grande valore di immagine e culturale per il nostro paese, e per questo motivo va assolutamente preservato”.
In seguito, alla prima conferenza stampa del Festival, Rossi ha risposto ad una domanda sulla possibilità di un sesto Festival condotto da Amadeus: “Prima vogliamo portare a casa questo festival. Se ne è parlato, ma ora siamo concentrati sul quinto festival di Amadeus”. Infine, riguardo alla partecipazione di Amadeus e Fiorello a “Che tempo che fa”, la trasmissione precedentemente condotta da Fabio Fazio su Rai, Rossi ha spiegato: “Sono scelte editoriali ponderate da chi gestisce l’aspetto editoriale e promozionale dell’evento”.
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Il divieto degli smartphone a scuola: una scelta coraggiosa?

Di fronte all’annuncio del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara di estendere il divieto dell’uso dei cellulari anche agli studenti delle scuole superiori a partire dal prossimo anno scolastico, l’opinione pubblica si spacca: da un lato c’è chi accoglie con favore la misura, considerandola una necessaria inversione di rotta per ridare centralità alla didattica, dall’altro lato, non mancano le critiche: è davvero questo il modo giusto per affrontare il problema?
Valditara parla di un “intervento improcrastinabile”, giustificato dagli “effetti negativi ampiamente dimostrati dalla ricerca scientifica”. In effetti, numerosi studi hanno messo in luce il legame tra l’uso eccessivo degli smartphone e cali di attenzione, peggioramento del rendimento scolastico, aumento dell’ansia e disturbi del sonno.
Tuttavia, vietare l’utilizzo degli smartphone in classe può sembrare un approccio troppo rigido, quasi punitivo. Non tutti gli studenti usano il cellulare per distrarsi: alcuni lo sfruttano come strumento di studio, per cercare informazioni, tradurre testi, accedere a materiali didattici. Bandirlo in modo assoluto rischia di mandare un messaggio sbagliato: lo smartphone è un nemico, e non un mezzo da imparare a gestire.
Forse è proprio qui il nodo centrale della questione: educare, piuttosto che proibire. In un mondo in cui la tecnologia penetra ogni aspetto della vita quotidiana e lavorativa, non sarebbe più utile insegnare ai ragazzi un uso consapevole e responsabile degli strumenti digitali? Imparare a staccarsi dallo schermo, a concentrarsi, a distinguere tra tempo utile e tempo perso, è una competenza fondamentale tanto quanto la grammatica o la matematica.
Inoltre, c’è da chiedersi quanto il divieto sarà davvero applicabile e quanto sarà efficace. Chi controllerà? Con quali sanzioni? Non si rischia di creare solo tensione tra docenti e studenti, senza risolvere il problema alla radice?
Il provvedimento annunciato dal ministro Valditara ha il merito di rimettere al centro il valore del tempo scolastico e l’urgenza di affrontare la questione del digitale tra i giovani. Tuttavia, un vero cambiamento culturale richiede più di un semplice divieto: serve un’educazione digitale integrata, una collaborazione tra scuola e famiglia, e una riflessione collettiva su che tipo di cittadini vogliamo formare.
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