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Sanzioni fino a 10mila euro agli studenti aggressori: proposta normativa del governo.

Il governo ha depositato un emendamento al Senato riguardante la valutazione del comportamento degli studenti a scuola. Secondo questo emendamento, chiunque aggredisca un insegnante, un dirigente scolastico o un membro del personale amministrativo rischia una multa da 500 a 10mila euro.
Il testo dell’emendamento prevede che in caso di condanna per reati contro il personale scolastico, oltre al risarcimento dei danni, dovrà essere pagata una somma da 500 a 10mila euro come riparazione pecuniaria all’istituzione scolastica di appartenenza della persona offesa. La scadenza per la presentazione di eventuali modifiche al testo è fissata per martedì prossimo.
L’emendamento specifica che la somma da pagare a titolo di riparazione pecuniaria è prevista in caso di condanna per reati commessi contro un dirigente scolastico o un membro del personale della scuola a causa o nell’esercizio delle loro funzioni. La sospensione condizionale della pena è subordinata al pagamento di questa somma, senza precludere il diritto della persona offesa al risarcimento del danno.
Queste misure sono state introdotte al fine di prevenire e contrastare episodi di violenza da parte degli studenti nei confronti del personale scolastico. Ultimo aggiornamento: Giovedì 29 Febbraio 2024, 17:06. © RIPRODUZIONE RISERVATA.
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La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.
È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.
Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.
Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.
Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.
In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.
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