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Cronaca

Donna colpita da una bottiglia di vetro lanciata da due senzatetto.

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Donna colpita da una bottiglia di vetro lanciata da due senzatetto.

Due malviventi hanno scagliato la loro rabbia contro una passante, lanciandole una bottiglia di vetro. Il fatto è accaduto sotto le arcate di piazza Vittorio Emanuele. La vittima è una donna romana che stava tornando a casa dopo una giornata di lavoro. «Erano circa le 18:30 quando mi stavo dirigendo verso casa, dopo essere stata a lavoro. Per tornare avevo preso la Metro A, devo dire che ero abbastanza stanca, era stata una giornata particolarmente pesante. Ad un certo punto, ho sentito il rumore del vetro che si spaccava a terra e nel frattempo anche un colpo alla schiena».

La Dinamica dell’Incidente

La ragazza fortunatamente aveva uno zaino ed è stata colpita dalla bottiglia proprio in quel punto. «Se non avessi portato lo zaino mi avrebbe colpito in pieno e avrebbe anche potuto ferirmi. Chiaramente una volta ricevuto il colpo, e sentito il rumore mi sono girata. A terra c’erano due malviventi che ridevano, accanto a loro c’era altro alcol, del vino scadente nel cartone e delle birre».

La Reazione della Vittima

A detta della donna, i due malviventi si stavano prendendo gioco di lei e non hanno neppure provato a scappare. «Sinceramente non me la sono sentita di mettermi a discutere con loro, non perchè avessi paura ma proprio perchè era inutile. Inoltre non ho voluto perdere tempo con la polizia tanto che avrebbero fatto? Se siamo arrivati a questo punto è proprio per il fatto che gli danno una strigliata al massimo e poi sono di nuovo liberi. Credo che la responsabilità più grande la abbiano le istituzioni, che non si occupano minimamente di una situazione che è sotto gli occhi di tutti. Forse gli fa comodo continuare in questa direzione». Questo è quello che accade quando le cose sfuggono di mano e si fa finta di non vedere.

Cronaca

Femminicidio a Sula: Ritrovato il cellulare di Ilaria in casa di Mark Samson, che dichiara di averlo dato a sua madre.

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Femminicidio a Sula: Ritrovato il cellulare di Ilaria in casa di Mark Samson, che dichiara di averlo dato a sua madre.

SvoltaChocNelCaso: Il killer cambia versione sul telefono della vittima, e la verità è più inquietante di quanto si pensi!

La confessione inaspettata

In un colpo di scena che sta accendendo i riflettori sulle indagini, il killer ha rivelato ai pubblici ministeri di aver passato il telefono della giovane vittima a sua madre, Nors Manlapaz. Questa ammissione ha lasciato tutti a chiedersi cosa altro potrebbe emergere da questa intricata storia di inganni e misteri.

La storia che si sgretola

Prima di questa rivelazione, l’uomo aveva sostenuto di aver gettato il dispositivo in un tombino, una narrazione che ora è stata smascherata come falsa. Gli inquirenti sono in fibrillazione, e i dettagli di questo voltafaccia stanno alimentando speculazioni su possibili nuovi indizi nascosti.

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L’ex fidanzato e il segreto della valigia misteriosa

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L’ex fidanzato e il segreto della valigia misteriosa

MisteroUccisioneARoma Scopri i dettagli scioccanti sul cellulare ritrovato della studentessa uccisa, che potrebbe svelare segreti inimmaginabili! #Roma #Femminicidio #IndaginiSegrete

Il Ritrovamento Scioccante

È stato finalmente ritrovato il cellulare di Ilaria Sula, la giovane studentessa tragicamente uccisa con tre coltellate al collo dal suo ex fidanzato Mark Samson. L’apparecchio, ora sotto sequestro, è stato scoperto a casa di Samson, il reo confesso che ha abbandonato il corpo della vittima in un dirupo nella zona di Capranica Prenestina. Ma cosa potrebbe nascondere questo telefono? Gli inquirenti sono già al lavoro per analizzarlo, alimentando la curiosità su possibili messaggi o prove nascoste che potrebbero cambiare tutto.

Le Indagini in Corso

Intanto, le autorità stanno approfondendo gli esami disposti dalla Procura di Roma sul tablet e sul computer di Ilaria, oltre al cellulare di Samson. I pm, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, contestano a Samson l’omicidio volontario aggravato dalla relazione affettiva e l’occultamento di cadavere. È incredibile pensare a quante tracce digitali potrebbero emergere, rivelando lati oscuri di questa storia che tiene tutti con il fiato sospeso.

Il Racconto Drammatico della Madre

«Sembrava un demonio, ho avuto paura che mi facesse del male». Sono queste le parole agghiaccianti di Nors Man Lapaz, la madre di Mark Samson, durante un interrogatorio in Questura. La donna, ora indagata per concorso in occultamento di cadavere, ha descritto le ore successive al femminicidio avvenuto nell’appartamento di via Homs, nel quartiere Africano. Ha sentito i due discutere animatamente quella mattina, e quando ha bussato alla porta, ha trovato il figlio in uno stato terrificante. Tremava e farfugliava frasi confuse, come «se non lo facevo io, ammazzavano me», lasciando intendere un possibile scenario alternativo che gli inquirenti stanno verificando con attenzione. Ma è lei che potrebbe aver aiutato a ripulire la scena del crimine e a infilare il corpo in una valigia, un dettaglio che fa rabbrividire e solleva mille domande su cosa sia davvero accaduto.

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